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Mike Gorodinsky: "fare beneficenza da giovani? Non è la migliore delle scelte"

Che sia uno a cui piace andare controcorrente era già chiaro fin dalla scelta del nickname "gordo16" pur essendo magrissimo (Gordo in spagnolo significa "grasso"). Mike Gorodinsky è il WSOP Player Of The Year in carica, che non ha ripetuto la grande annata del 2015 ma è sempre uno dei giocatori più completi in circolazione. Lo ha intervistato calvinayre.com e ne sono venuti fuori diversi spunti interessanti.

Nato in russia da genitori ebrei (lui russo, lei ucraina), Mike si trasferisce con la famiglia prima in Israele e poi in USA. "So che può apparire un chichè, ma sono i miei modelli. Hanno fatto tanti sacrifici per non far mancare niente a me e mio fratello. Il poker è una bella vita, ma grazie a loro non do mai niente per scontato."

GUARDARE, IMITARE, IMPARARE

Gli inizi sono quelli di tanti altri giovani: l'impresa di Moneymaker in tv, le partite al liceo e all'università. Ciò che ha fatto fare il salto di qualità a Gorodinsky è stato però "osservare i grandi giocatori e cercare di imitarli". In questo senso, "gordo16" è piuttosto chiaro: "non tutti hanno tempo, qualità ed energie per capire il gioco tutto da soli. Osservare i migliori, cercare di carpirne le linee e farle proprie è un ottimo strumento per crescere. Ad esempio, io ho messo a punto il mio gioco short handed guardando Alex Kostritsyn."

CHI PERDE AGLI HIGH STAKES PUÒ PERMETTERSELO

Mike sa di essere un privilegiato, per essere riuscito a scalare rapidamente i livelli e giocare gli high stakes in pianta stabile. In questo senso, ha sviluppato una certo modo di pensare, riguardo all'etica del gioco: "Non provo mai dispiacere quando ripulisco un pro, ma neanche per gli amatori degli high stakes, che sono persone di successo che possono permettersi di perdere molti soldi. Infatti ringrazio di non giocare livelli come il 2/5 o il 5/10, dove è più facile incontrare gente che perde soldi che non potrebbe permettersi di perdere."

Gordo è molto schietto anche nello spiegare la sua transizione da cash gamer a torneista top. "L'estate scorsa è stata pazzesca. Arrivare in fondo ai tornei e vivere la tensione del giocare per tanti soldi è l'apoteosi del poker. Al tempo avevo una bella relazione e la mia ragazza accanto a me, quindi ero felice a 360°. Poi le carte hanno fatto il resto, onestamente."

WSOP LEADERBOARD? MEGLIO LA BOBBY'S ROOM

Il 2016 non è andato altrettanto bene. "Il piano era di spararsi i primi eventi e, nel caso fossero andato bene, riprovare a vincere la leaderboard". Le cose però non sono andate come sperato: "Ho bollato un paio di eventi da 10.000$, e al tempo stesso c'erano belle partite nella Bobby's Room." Così Mike decide di mettere al primo posto i ricchi tavoli mixed game del Bellagio, con qualche shot nei tornei più importanti iscrivendosi in late registration. La run è stata però contraria, quindi WSOP 2016 da dimenticare per lui.

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BOT COME I SOFTWARE DI TRACKING? SÌ E NO

Interpellato sulle confessioni di themadbotter, Mike dice la sua anche sulla questione "bot". "In linea generale non posso che concordare con lui, quando dice che tenere un bot aggiornato non sia molto dissimile dall'usare HUD o altri strumenti avanzati di tracking. Però eliminare la componente umana è sleale. Giocare professionalmente a poker implica l'avere una ottima disciplina, sapere quando fermarsi etc: l'uso dei bot elimina questa componente."

Mike con una picca vinta all'ultima PCA
Mike con una picca vinta all'ultima PCA

PERICOLO TRUMP E IL PESO DEI SOLDI

La conversazione spazia inoltre su altri temi come politica, denaro e beneficenza. Riguardo alla prima, Gordo si schiera apertamente con la Clinton: "Non è la mia candidata ideale, ma Trump è una autentica minaccia per la stabilità del mondo."

Il rapporto con il denaro è piuttosto ben definito, nell'idea di vita di Mike Gorodinsky. Interrogato sul classico "quando pensi di smettere col poker?", Gordo risponde di non avere obiettivi precostituiti: "Credo che smetterò di fare il pro quando avrò raggiunto un certo tetto monetario di guadagno, ma non saprei dire quanto esso sia. Credo che me ne renderò conto nel momento stesso in cui lo dovessi raggiungere. Per adesso mi diverto a giocare a poker".

BENEFICENZA DA GIOVANI? UN ERRORE

Quest'idea si lega inevitabilmente con l'opinione che il ragazzo ha riguardo alla beneficenza. "Credo che devolvere una percentuale importante dei propri guadagni quando si è ancora giovani non sia la migliore delle scelte. Dando per scontato che fame e povertà persisteranno come problemi lungo tutto l'arco della tua vita, credo sia meglio usare il proprio capitale per accumulare il più possibile finchè si è giovani e le potenzialità di guadagno sono al massimo, per poi diventare donatori attivi man mano che si invecchia. Ad esempio io non faccio molto adesso in prima persona, ma ho già in programma di farlo in futuro".

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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