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Poker in crisi da anni ma le tasse aumentano senza “liquidità”. Il bluff sulle stime di entrata e la “fuga dei nuovi operatori”

La nuova tassazione per il gioco online in queste ore è l’argomento caldo non sono tra gli addetti ai lavori ma anche per pokeristi e scommettitori che potenzialmente potrebbero essere “danneggiati” da questo aumento indiscriminato delle aliquote (le tasse nel medio termine avranno un’influenza decisiva su rake, quote nel betting e payout nei casinò online).

Coperture finanziarie e stime: tema cruciale per la sopravvivenza del paese con pericolo Iva al 26,5%

Considerando anche le assurde clausole di salvaguardia sull’aumento dell’IVA (al 26,5% dal 2020) inserite nella manovra per garantire il reddito di cittadinanza, le preoccupazioni per le stime anomale (contenute nella relazione tecnica) sul futuro gettito nel settore dei giochi sono tangibili, al pari dell’evidente incoerenza del Governo nelle politiche di settore. Stiamo parlando di 700 milioni di euro (50 milioni dall’online) e non noccioline.

Ma le coperture finanziarie, in questo momento, diventano un elemento cruciale per gli equilibri di un economia fragile come quella italiana, considerando proprio questi potenziali aumenti dell’IVA che porterebbero il paese nel baratro nel caso scattassero tra un anno.

Poker in crisi ma viene colpito con un’aliquota illogica

Pochi giorni fa l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha presentato i dati ufficiali e definitivi sulla spesa per ogni gioco per l’anno fiscale 2017. Bene, il poker cash game online ha registrato una contrazione della spesa del 45,7% in dodici mesi (rispetto al 2016), un trend purtroppo che conferma tutto quello che è accaduto negli ultimi 5 anni.

Il sabotaggio della liquidità condivisa internazionale allontana il poker online dall’uscita dal tunnel ed i dati sulla spesa del 2018 lo confermano con una caduta del cash game sempre in doppia cifra. In lieve calo anche per i poker tournaments.

Pericolo abbassamento payout per i casinò: la concorrenza del .com

Se il poker cash nel 2017 è calato del 45%, i casinò games sono cresciuti del 46,7%, si tratta del settore trainante dell’online ma prevedere un aumento del gettito pare difficile, visto che all’estero i casino .com mantengono payout molto competitivi. Se applicata una tassazione del 5% ai casinò games nel nostro paese, c’è la possibilità di un crollo del payout ed un passaggio dei volumi verso i casinò illegali visto che i giocatori sono molto sensibili a questi aspetti nell’online.

Aumento della rake nel poker online e zero liquidità condivisa?

Lo stesso avverrà nel poker: la nuova tassazione indurrà alcune rooms ad alzare la rake che i giocatori dovranno pagare. Il pericolo di vedere molti players high roller (coloro che coprono gran parte dei volumi di gioco) verso l’estero è tangibile considerando che il Governo tiene bloccato il progetto della liquidità condivisa.

Le anomalie sulle stime della relazione tecnica: i timori di Marasco

In ogni caso, nella relazione tecnica che accompagna l’emendamento che sposta la tassazione al 25%, emergono altre anomalie. Chi controllerà queste stime? I dubbi ci sono dopo le forti pressioni pubbliche alle quali sono stati sottoposti diversi tecnici del MEF (alcuni di loro si sono dimessi proprio in questi giorni).

Il primo ad avere dubbio è Moreno Marasco presidente di Logico (l’associazione dei concessionari online) che commenta a Gioconews: “Se pensiamo al bando del gioco online e alle concessioni che verranno affidate con grande difficoltà siamo portati a pensare ad una proiezione inversa delle stime rispetto all’emersione del gioco senza licenza che si otterrebbe affidando tutti i titoli. Insomma calcoli troppo ottimistici e assolutamente da rivedere”.

Moreno Marasco, presidente di Logico

Nella relazione si evidenzia che le entrate erariali nel 2017 ammontano a 160 milioni di euro e che il trend è in aumento nel 2018 secondo i tecnici.

Ma i conti non tornano nel poker online mentre l’extra gettito pare a dir poco esagerato nei casinò senza contare l’impatto di questa manovra sui giocatori. Nella relazione tecnica si prevede:

“considerato che l’introito erariale registrato nel 2017 è pari a 160 milioni di euro e che nel 2018 il trend è in aumento (proiezione annua 175), tenuto altresì conto che nel 2019 almeno altri 35 concessionari si aggiungeranno alla rete legale, si stima che l’aumento degli introiti del 25% sarà pari a 50 milioni su base annua”.

Per il Governo ci saranno quindi 50 milioni in più di entrate fiscali per via dell’aumento senza però tenere presente che un potenziale incremento della rake allontanerà i giocatori che muovono i volumi più importanti. C’è poi il problema dell’abbassamento probabile dei payout nei casinò e ci sarà un impatto delle nuove tasse sulla qualità del prodotto scommesse (i bookmakers esteri devono affrontare una tassazione del 5% circa rispetto al 24% nel betting). Ma questo è un aspetto che difficilmente viene calcolato nelle stime. Sembra tutto fatto in maniera molto approssimativa e superficiale.

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Come è possibile ipotizzare l’ingresso di 35 nuovi concessionari con il decreto dignità?

Inoltre a non convincere è la relazione tecnica su questo punto: ““nel 2019 almeno altri 35 concessionari si aggiungeranno alla rete legale” e si stima quindi un “aumento degli introiti del 25%” pari a 50 milioni su base annua.

Prima di tutto, in condizioni normali, sembra a dir poco azzardato ipotizzare che 35 concessionari non avranno ripensamenti dopo l’approvazione del ban totale della pubblicità (nel Decreto dignità che ha provocato solo disoccupazione in tutti i settori dell’economia), il sabotaggio della liquidità condivisa e l’aumento indiscriminato della tassazione.

LOGICO: “mancata tutela dei giocatori, fuga degli operatori”

Moreno Marasco, presidente di Logico commenta anche ad Agipronews: “Un intervento incomprensibile, che va in assoluta controtendenza rispetto a quanto accade nel resto d’Europa e che non tiene conto degli effetti negativi dell’aumento delle tasse, dalla mancata tutela dei giocatori, fino alla rinuncia al mercato italiano da parte degli operatori di gioco. In Spagna si è passati dal 25% al 20% di tasse sul gioco per agevolare il contrasto al gioco illegale, in Italia invece si punta su aumenti lineari della tassazione che produrranno un’inversione nel percorso virtuoso, che negli ultimi dieci anni ha fatto emergere l’illegalità”.

“Non si tiene minimamente conto della minor tutela dei consumatori. L’effetto espulsivo che rischia di essere causato da questi aumenti comporterà un allontanamento dei giocatori dai siti autorizzati e legali verso quelli senza concessione, il vecchio ‘dot com’ e altre situazioni non autorizzate. Senza contare al minor gettito che arriverà nelle casse dello Stato“.

L’Emendamento 621 bis

Per chi se lo fosse perso, questo è l’emendamento presentato dal Governo.

621-bis. A decorrere dal 1° gennaio 2019, l’imposta unica di cui al decreto legislativo 23 dicembre 1998, n 504, è stabilita:

a) per i giochi di abilità a distanza con vincita in denaro e al gioco del bingo a distanza, nella misura del 25 per cento delle somme che, in base al regolamento di gioco, non risultano restituite al giocatore.

b) per le scommesse a quota fissa, escluse le scommesse ippiche, nelle misure del 20 per cento, se la raccolta avviene su rete fisica e del 24 per cento se la raccolta avviene a distanza, applicata sulla differenza tra le somme giocate e le vincite corrisposte;

c) per le scommesse a quota fissa su eventi simulati di cui all’articolo 1, comma 88, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, nella misura del 22 per cento della raccolta al netto delle somme che, in base al regolamento di gioco, sono restituite in vincite al giocatore.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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