A Cittadella, in provincia di Padova, la giunta comunale disporrà il divieto di apertura di sexy shop, negozi per la somministrazione di kebab, slot rooms e circoli privati per il poker sportivo. E così anche il texas hold’em live è finito nella black-list del sindaco e parlamentare della Lega Nord, Massimo Bitonci, il quale ha presentato in Consiglio le modifiche al Piano di interventi.
“La liberalizzazione – commenta il deputato del Carroccio - della normativa sta facendo sorgere numerose sale da gioco di poker sportivo, con slot machine e video poker. Sono circoli privati e quindi possono operare anche 24 ore su 24. Sono un disastro per i nostri giovani, ma anche per molte famiglie con adulti che dilapidano patrimoni, oltre a creare una dipendenza che è una vera e propria patologia. Non vogliamo che almeno a Cittadella ci siano questi circoli per i quali sono state avanzate delle richieste di apertura anche in pieno centro storico. Faccio anche un appello ai privati ai quali le società offrono buoni guadagni, avendo un'ampia disposizione economica, affinché valutino prima di tutto moralmente la proposta. I giochi di questo genere sono una droga”. Se però si dovesse ragionare in tal senso, allora dovrebbero essere banditi tutti i giochi, ad iniziare dal gratta e vinci, al bingo, alle nuove Vlt.
La decisione da parte dell’amministrazione comunale veneta fa sorgere parecchie domande e dubbi sotto il profilo dell'efficacia del provvedimento: siamo sicuri che una persona si può rovinare giocando un paio di volte alla settimana 30 euro in un torneo di poker sportivo? Una cosa è certa: il gambler patologico trova il modo di finire sul lastrico con qualsiasi gioco ed è su questo aspetto che lo Stato e gli enti locali dovrebbero intervenire, aiutando seriamente coloro che mostrano tali patologie, assicurando terapie sanitarie gratuite (finanziate dall’indotto erariale sul gioco) a chi ne ha bisogno. Tutto il resto sembra pura demagogia se non addirittura propaganda elettorale, con misure inutili e oltretutto non compatibili con la legge ordinaria.
A prescindere dal giudizio morale che è pur sempre soggettivo, vi è però un problema sotto il profilo legale. Il provvedimento dell’amministrazione comunale di Cittadella è legittimo? Può un Comune disattendere una normativa nazionale?
In forza dell’articolo 24 della Legge “Per gli adeguamenti degli obblighi comunitari” del 2008 (entrata in vigore nel luglio del 2009) la competenza esclusiva per l’autorizzazione delle poker rooms live è dei Monopoli di Stato.
Pertanto solo AAMS può autorizzare o meno, l’apertura o chiusura di un circolo, mentre spetta alla Questura l’ordinaria attività di controllo sull’attività ed il rilascio della licenza ex art. 88 TULPS.
L’amministrazione comunale può avere al massimo il potere di rilascio della licenza comunale (sotto il profilo di diritto amministrativo) dei locali ma è obbligata a seguire criteri oggettivi, in base alla legge. Una volta che i Monopoli avranno assegnato le concessioni, con il bando di gara, gli enti locali dovranno sottostare alle decisioni di piazza Mastai, considerando che il poker live è ritenuto dalle legge italiana come un’attività lecita, sia live che online. Discorso diverso per quei gestori che opereranno senza licenza AAMS, ma qui si apre un capitolo complesso che riguarda anche decisioni da parte delle sezioni penali dei vari tribunali d'Italia.
Addirittura, nel nostro paese la giurisprudenza amministrativa (sono parecchi i TAR favorevoli) riconosce ai gestori di CTD (centri trasmissioni dati per le scommesse) collegati con bookmakers inglesi, maltesi e austriaci, il diritto ad ottenere l’autorizzazione dalle Questure, in base all’articolo 88 TULPS (testo unico di pubblica sicurezza), seppur senza concessione italiana.
Il sindaco Bitonci, quando parla di “liberalizzazione della normativa”, con ogni probabilità fa riferimento al nuovo decreto direttoriale dei Monopoli di Stato (2011/30011) che, di fatto, liberalizza il posizionamento degli apparecchi da intrattenimento (new slot): sarà possibile istallare le macchinette non solo nei luoghi tradizionali (sale giochi, bingo, agenzie di scommesse etc.) ma anche nei “punti vendita assimilabili” (articolo 3, comma 3) come stabilimenti balneari, edicole, hotel, circoli privati, oltre che in bar e tabacchi (con limiti numerici più alti rispetto al passato).
Pertanto, il comune di Cittadella potrebbe negare la licenza ad una slot rooms (che è pur sempre un luogo dedicato ed esclusivo al gioco) ma di fatto otterrà l’effetto contrario: le persone saranno ancor più incentivate a giocare in luoghi comuni (e quindi facilmente accessibili) come edicole, tabacchi e bar. E vi sono forti dubbi sulla legittimità di tale decisione con l’attuale normativa nazionale di settore, lasciando le porte spalancate ad eventuali e probabili ricorsi al Tar del Veneto.
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