A Vancouver si è tenuto il primo campionato di poker tra uomo e pc. E in questo gioco, dove il bluff e altre abilità sono fondamentali, l’uomo vince sulla macchina. Per il momento. Avere un tris e fingere un full, senza tradire la minima delusione nello sguardo quando...
A Vancouver si è tenuto il primo campionato di poker tra uomo e pc ed in questo gioco, dove il bluff e le abilità tutte tipiche di un professionista sono fondamentali, l'uomo vince sulla macchina, almeno per il momento...
VANCOUVER, (Canada) – Avere un tris e fingere un full, senza tradire la minima delusione nello sguardo quando, angolino dopo angolino, si scoprono le carte e si capisce che il punto non è entrato. Oppure avere un poker servito e chiedere ugualmente carta, simulando una finta speranza e celando la sicurezza del vincitore. Tipiche scene tratte da una partita di poker. E pensare che l’intelligenza artificiale possa ricalcare l’atteggiamento umano anche in questi casi è difficile. Come si traduce in un algoritmo l’abilità di bluffare? I ricercatori devono ancora scoprirlo e forse proprio per questo, allo stato attuale, nel gioco del poker la macchina è «rimandata a settembre».
Computer imbattibile a dama
Al First Man-Machine Poker Championship, due esseri umani in carne e ossa hanno giocato a poker contro Polaris, un computer pokerista, in quello che è stato pubblicizzato come il primo campionato di poker uomo-macchina. Phil Laak e Ali Eslami hanno vinto e il computer, sviluppato da un gruppo di ricercatori dell'Università dell'Alberta (considerata un centro di eccellenza nello sviluppo dell’intelligenza artificiale), ora si lecca le ferite, ma non si arrende. La partita si è tenuta il 23 e 24 luglio all'Hyatt Recency Hotel di Vancouver in Canada e rientrava nel programma annuale dell’Association for the Advancement of Artificial Intelligence (AAAI).
MEGLIO GLI UMANI – Delle quattro partite, una è finita in parità, una è stata vinta da Polaris, e due sono state vinte dai professionisti di Los Angeles, considerati nell’ambiente molto bravi ma non i migliori al mondo. Alla fine Laak e Eslami si sono intascati 5 mila dollari a testa, ma, secondo le stesse dichiarazioni dei due, il pc ha dato loro del filo da torcere.
I ricercatori dell'università di Alberta si sono detti comunque molto soddisfatti, anche se i margini di miglioramento sono consistenti. Il New York Times trae le conclusioni della singolare gara e, celebrando la vittoria dell’uomo sulla macchina, mette in evidenza le abilità tutte umane necessarie al gioco del poker. In primis l’arte del bluff, imprescindibile in un buon giocatore, ma anche altre doti di elasticità apprezzate in questo tipo di gioco e non propriamente caratteristiche dei pc. Jonathan Schaeffer, presidente del dipartimento di computer science dell’Università di Alberta, ha raccontato i suoi studi in questa direzione, iniziati ben 16 anni fa. Schaeffer ha sottolineato come in questo settore sia particolarmente difficile costruire un software adeguato. E la leggendaria vittoria a scacchi nel 1997 del computer Deep Blue (Ibm) contro l’umano Gary Kasparov sembra difficile da replicare.
PAR CONDICIO – Per garantire l’uguaglianza di opportunità è stato scelto il metodo del «duplicate match»: Laak ha ricevuto le stesse identiche carte che ha ricevuto Polaris quando ha giocato contro Eslami e Polaris ha avuto le stesse carte di Eslami quando ha sfidato Laak. Ma Polaris ha perso, nonostante tutti gli accorgimenti. E ora promette che alla prossima sfida non si limiterà a imitare le capacità di calcolo, ma si spingerà in un terreno molto più umano. E vincerà alla seconda, proprio come Deep Blue.
Emanuela Di Pasqua
dal Corriere della Sera del 27 Luglio 2007