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Sergio Marchionne

Sergio Marchionne e il poker come strumento di ricerca dell'eccellenza: una lezione per tutti

Amato e insieme odiato, ammirato e insieme invidiato, Sergio Marchionne è stato uno di quei pochi grandi personaggi divisivi capaci di unire tutti post mortem. Comunque la si pensasse su di lui, non si può non riconoscerne la statura di grandissimo manager, oltre che di personaggio unico e vero. Quello che pochi sapevano, e che una interessante docu-fiction che la Rai gli ha dedicato ha fatto invece emergere, è la grande passione che nutriva per il poker. Una passione non fine a se stessa, non buona solo per scaricare la tensione o per i momenti di svago, ma che Marchionne è riuscito a coniugare forse ai massimi livelli possibili, pur senza probabilmente aver mai messo piede in un casinò.

Sergio Marchionne (Flickr)
Sergio Marchionne (Flickr)

Come ben sappiamo, il poker è un gioco di carte ma anche di persone. Il suo mix unico di abilità e fortuna è una straordinaria palestra per sviluppare e migliorare la gestione del rischio in un individuo. E, se questo individuo ha un ruolo manageriale magari di grande rilevanza, la gestione del rischio è pane quotidiano. Sergio Marchionne sapeva tutto questo, e dai racconti di chi lo ha conosciuto e ci ha a lungo lavorato accanto, emerge un quadro illuminato e illuminante.

Marchionne e le partite senza soldi, ma con tanta tensione

L'attuale presidente di ITA Alfredo Altavilla, che ha avuto una lunga carriera in FIAT vivendo l'era Marchionne da cima a fondo, ha raccontato alcuni aneddoti che sono molto utili non solo a inquadrare la poliedrica personalità del grande manager, ma anche la grande capacità di visione e una intelligenza viva, in continua sete di aggiornamento e alla ricerca del miglioramento, individuale e collettivo. "Per Sergio il poker non era un semplicemente un gioco, anche perché noi giocavamo senza soldi, il che rendeva le partite molto più complicate. Se non hai il portafoglio da spendere devi giocare sull'astuzia, e a lui questo serviva. Lo diceva sempre: "Per me giocare con voi è un modo di vedere come affrontate le difficoltà"."

Il foglietto della vergogna

Essendo individuo che odiava visceralmente la mediocrità, Sergio Marchionne è stato un vero tormento per i suoi manager, a cui chiedeva sempre il massimo e un impegno che andava ben oltre quello del canonico orario di lavoro. Ma si trattava di un tormento a lieto fine, perché chiunque gli abbia lavorato a fianco ha poi fatto una grande carriera. Marchionne aveva una grande capacità di leggere le qualità di ogni persona che si trovava di fronte e in questo trovava un impagabile alleato proprio nel poker. Ancora Altavilla racconta: "Organizzava partite una volta alla settimana. Non si giocava a soldi, ma il risultato della partita valeva di più di una eventuale perdita economica. A chi perdeva di più veniva assegnato il cosiddetto "foglietto della vergogna", che doveva tenere fino alla volta successiva. Ecco, vi posso assicurare che ognuno di noi avrebbe fatto di tutto per non vedersi assegnato quel foglietto".

Sergio Marchionne

La partita con GM e l'importanza di rompere gli schemi

Sempre Altavilla racconta del giorno in cui si chiuse la partita con General Motors, una delle più emblematiche del talento di Sergio Marchionne. "Il giorno di San Valentino del 2005 si chiude la partita con General Motors, per il mancato esercizio della cosiddetta clausola put. Quindi convinciamo GM a pagarci pur di eliminare la clausola del put, i famosi 2 miliardi di euro. Quando arriviamo negli uffici di GM, loro erano schierati con una quarantina di persone, noi eravamo in 4. Tutta la strategia era in un piccolo foglietto scritto a matita, che Sergio ci aveva distribuito prima di entrare in riunione, dove c'erano le condizioni da portare a casa. Fu divertente la partita degli ultimi 50 milioni, che fece Sergio da solo. Eravamo arrivati a 1 miliardo e 950 milioni, ma lui disse che voleva tutto. Alla fine la vinse lui, offrendo in cambio la licenza di produzione di un motore."

La grande familiarità con il rischio era dunque una marca distintiva dell'uomo e del manager, ma anche del formatore di manager. "A lui piacevano gli incoscienti, ma non i pazzi", racconta sempre Alfredo Altavilla. La storia dei suoi successi (ma anche dei suoi insuccessi) è sempre stata fortemente legata alla capacità di rompere gli schemi . A proposito della già citata trattativa con General Motors, Marchionne ebbe modo di dire: "Il fatto di poter rompere gli schemi e rovesciare il gioco continuamente è essenziale, perché per quanto lavoriamo come dei dannati non possiamo mai prevedere le reazioni della concorrenza."

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Fabbrica Italia: bluff, spewata o decisione buona ma sfortunata?

Sul lato opposto potremmo mettere forse la storia di "Fabbrica Italia", il grande piano di investimenti da 30 miliardi di euro annunciato da Marchionne nel 2010 ma poi mai concretizzatosi realmente. I detrattori lo hanno sempre bollato come un libro dei sogni, un qualcosa che esisteva soltanto nelle slide della presentazione. Accuse che il manager ha sempre respinto al mittente. Questa era la sua lettura della vicenda, nel 2017: "Fabbrica Italia era un progetto basato su cento cose e la metà non ci sono più, per effetto della crisi. Lo capirebbe chiunque. Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato, su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause aperte con la Fiom. Tutto è cambiato, insomma".

Per tradurla nel gergo del Marchionne grande giocatore di poker, quella di "Fabbrica Italia", in cui molti vedevano un bluff mal riuscito o una "spewata", era solo una decisione da considerarsi ottima alle condizioni vigenti nel tempo in cui era stata presa. Poi tutto era cambiato e insistervi non era più né possibile né giusto, secondo lui.

Qualcuno potrebbe obiettare che un giocatore di poker gioca per se stesso, mentre quel tipo di decisione impattava le vite di migliaia di persone tra operai, dipendenti o impiegati nell'indotto. Vero, così come è vero che ognuno ha il suo ruolo e che quello del top manager di una grande azienda è sempre quello di prendere la miglior decisione possibile. Che, in periodi di grossa crisi, si traduce spesso nello scegliere il meno peggio tra gli scenari possibili.

Dove guardare il documentario su Sergio Marchionne

Il documentario su Sergio Marchionne è già stato trasmesso da Rai 3. Tuttavia, in attesa di eventuali repliche, è sempre possibile riguardarlo on demand su RaiPlay, cliccando su questo link. Anche qua, comunque la si pensasse su di lui si tratta di 112 minuti ben spesi.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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