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Alessio Di Cesare, il poker pro schivo: "La visibilità non mi interessa, dà più svantaggi che vantaggi"

Se si pensa a un italiano da copertina per questa prima parte di WSOP 2016, il nome e il volto che vengono in mente sarebbero i suoi. Con buona pace di un Federico Butteroni che ha iniziato bene e di un Max Pescatori ormai abbonato alle deep run nelle varianti, l'exploit di Alessio Di Cesare è quello che ha più gasato il pubblico italiano, anche per via del torneo in cui il romano si è fatto strada.

Il Millionaire Maker nasce infatti per aggiungere "storytelling" al poker, per creare "nuovi milionari" nella speranza che siano personaggi nuovi e interessanti. Interessante Alessio lo è, ma di certo non è un nuovo.

Esponente di quella scuola romana che ha sfornato fuoriclasse come Dario Minieri e Andrea Dato e una miriade di grandi giocatori come Massimiliano Martinez, Flavio Ferrari Zumbini, Cristiano Guerra e molti altri, Alessio è un professionista che ha sempre scelto un profilo piuttosto basso, e questo è anche l'argomento della prima domanda.

Sei tra i non moltissimi ad esserci stato negli anni del boom ed essere ancora qui. Hai sempre vissuto di poker o per qualche periodo hai fatto anche altro?

Il poker è sempre stato il mio lavoro. Quando ero più giovane la visibilità un minimo mi interessava, perché oltre ad avere un ego ancora adolescenziale c'erano anche più soldi e più sponsor che potevano investire sulle persone più conosciute. Di mio, però, sono una persona molto riservata. Oggi la visibilità è qualcosa che non cerco sia per carattere, sia perchè i vantaggi di cui parlavo poco fa sono venuti meno. Anzi, ad essere sincero vedo alcuni svantaggi...

Per esempio?

Per esempio il rischio di dare un'immagine distorta di te a chiunque legga un articolo, che magari riporta in maniera errata le tue parole. Poi spesso le domande tendono a parlare di soldi e cose private, così magari alcune persone sono portate a identificarti solo come un buon giocatore e non una bella persona. Sono dinamiche che non mi interessano.

Sei un prodotto della "scuola romana", forse di una delle prime "nidiate". Credi che tutt'ora sia la migliore in Italia?

La migliore non lo so, ma sicuramente ha sfornato molti talenti.

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Un romano che vive a Londra e che ha appena sfiorato il colpo della vita alle WSOP. Rimpianti per il Millionaire Maker?

Ho rimpianti ogni singola volta in cui non vinco. Poi, parliamoci chiaro, giocare per quelle cifre è una cosa più unica che rara, quindi la delusione è inevitabile. Però guardiamo il lato positivo: mi è servita ad acquisire sicurezza e consolidare le certezze nel mio gioco live.

Mi pare di capire che dal Milly Maker tu esca più combattivo che mai. Cosa hai in programma da qui alla fine della tua campagna a Vegas?

Sì, sono molto carico e giocherò praticamente tutti i tornei WSOP fino a 5.000$ di buy-in, oltre al Main Event naturalmente...

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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