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Alex Foxen ne spara tre in bluff, ma subisce una sceriffata epica

Il Triton One Main Event di Jeju, in Sud Corea, si è concluso da qualche ora dopo aver regalato spettacolo e momenti divertenti. Uno di questi è accaduto per merito - suo malgrado - di Alex Foxen, pescato dal brasiliano Piekazewicz durante i primi livelli del torneo.

Triton One Main Event: Foxen "sceriffato" da un brasiliano

Siamo nel corso del day 1A del Triton One Main Event, torneo da 8.000$ che si gioca a Jeju, in Corea del Sud. Durante il quarto livello, 1.500/2.500/2.500, accade questa mano incredibile tra lo statunitense Alex Foxen e il brasiliano Alisson Piekazewicz. Quest'ultimo apre a 6.000 da hi-jack ma Alex Foxen, sceso a circa 180.000 sulle 250.000 chips di stack iniziale, 3-betta da bottone a 18.000. Il sudamericano chiama e si va al flop, che recita 5 3 9 .

Piekazewicz checka e poi completa il check-raise a 34.000, sulla continuation bet 14.000 di Foxen. Alex però non ci sta e 3-betta a sua volta a 61.000, ottenendo nuovamente un call.

Con il piatto cresciuto ormai a 164.000 in fiches, si va al turn che è un 10. Piekazewicz fa check e Foxen punta di nuovo, stavolta riducendo la size a 41.000. Il brasiliano chiama ancora, portando il piatto a 246.000 prima del river, che è un 3 . il brasiliano checka per la terza volta e Foxen le mette quasi tutte, ovvero 95.000 lasciandosi solo una fiche da 500 dietro. Piekazewicz non fa una piega e chiama, mostrando 4 4 che si rivela essere la mano vincente, visto che Foxen ha solo a k per asso alta.

Foxen rimane con quasi niente ed esce la mano seguente, mentre Piekazewicz si spingerà molto avanti nel torneo, concluso infine con un 38° posto da 27.900$. Un piazzamento merito in buona parte di questa vera e propria "sceriffata".

Alisson Piekazewicz, lo "sceriffo" in questa mano (Jazmyn Le & PokerNews)

Quella volta in cui l'eroe era stato Alex Foxen

In questo caso, Alex Foxen è stato colto con le classiche mani nella marmellata, ma l'americano è un super player capace di fare lui delle letture fantascientifiche. Una, per esempio, accadde lo scorso dicembre nel Triton 100k SHR delle WSOP Paradise. Qui non siamo ai primi livelli di un torneo da 8.000$, ma all'heads up conclusivo di un Super High Roller da 100.000$, contro un osso durissimo come Joao "Naza114" Vieira.

In palio ci sono il braccialetto e 1.260.000$, ovvero la differenza tra secondo e primo posto. Non proprio le briciole, diciamo.

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Foxen è in confortante vantaggio per 33 milioni contro circa 12 quando, sul livello 250.000/500.000/500.000, Foxen limpa e poi fa call al raise 1,6 milioni di Vieira. Il flop è 6 3 a e Vieira fa la sua brava continuation bet a 900.000, chiamato da Foxen, Si va così al turn che è un 9 e la bet di Joao Vieira è stavolta da 3,8 milioni, ma Foxen non molla e chiama.

Si decide tutto al river k , sul quale Vieira alza ancora l'asticella puntando 7 milioni, in uno di quei classici "quasi allin" con 275.000 lasciate dietro. Alex Foxen ci riflette ma nemmeno poi così tanto, visto che gli serve soltanto una carta timebank per decidere di chiamare, mostrando 8 3 . La cosa stupenda è che la bottom pair è buona, di fronte ai 10 8 del portoghese, che di fatto dice addio ai sogni di braccialetto con questo 3-barrel bluff.

Una mossa simile a quella provata l'altro giorno da Foxen, ma con esiti molto più disastrosi.

Immagine di copertina: Alex Foxen (Triton Poker Series & PokerNews)

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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