[imagebanner gruppo=gazzabet] Negli Stati Uniti non sono pochi i giocatori di poker che, per varie ragioni, hanno deciso di diventare dei professionisti che (anziché grindare seduti di fronte ad un computer) frequentano assiduamente la sala di cash game di un casinò a Las Vegas anziché a Los Angeles o Atlantic City: una strada per certi aspetti affascinante, ma tutt'altro che semplice.
Il livello medio dei tavoli fino al NL500 è infatti imparagonabilmente più basso rispetto a quello che si trova agli analoghi livelli di una piattaforma online, e tuttavia chi scherzando afferma che "live è un altro gioco" in questo caso non potrebbe avere più ragione.
Se infatti le possibilità di guadagno indubbiamente esistono, banalizzare le difficoltà è un errore potenzialmente fatale: lo stile di vita è provante, le sessioni estremamente lunghe, le mani giocate poche e pertanto non basta semplicemente "saper giocare a poker" (qualunque cosa significhi) per aver successo su un terreno simile.
Lo sa bene "dgiharris", moderatore di 2+2 che questa strada l'ha scelta per sé, provandone sia le soddisfazioni che anche le inevitabili frustrazioni: "Sono finito rotto più di una volta, riuscendo sempre a ripartire da zero - ha scritto sul forum statunitense - so quanto sia devastante quando le cose vanno male e quasi tutto il proprio bankroll se ne va in fumo, ho passato più di una nottata ad un passo dall'aver perso tutto, ed è qualcosa che non auguro a nessuno".
Fatte queste premesse, tutt'altro che lusinghiere ma proprio per questo sincere, questi sono alcuni dei punti che evidenzia per chi voglia comunque provare ad abbracciare una vita simile: "Per essere un professionista, non basta essere semplicemente un po' più forte del tipico giocatore occasionale che ti troverai di fronte, devi essere superiore in tutto. Ogni volta che ti siedi ad un tavolo di NL200, o NL300 o NL500 devi essere il più forte, e per distacco".
Se questo può indubbiamente aiutare a ridurre la varianza, è chiaro che ci sono altri aspetti fondamentali, a cominciare dalla propria "tenuta mentale" fino ad un attento bankroll management: "Avere la corretta maturità psicologica ed emotiva può essere la parte più complessa - avvisa - puoi leggere tutti i libri che vuoi, ma in definitiva non esiste una ricetta magica, ognuno ha bisogno di tracciare il suo percorso in questo senso".
Infine, serve un'onesta, costante analisi sia nei confronti di se stessi che del proprio gioco, ed anche questo richiede tempo, pazienza e costanza: "Scrivete cosa avete fatto di giusto e cosa di sbagliato, compresa una lista di quello che invece avreste dovuto fare. Ricordatevi, limitarsi a dire che non farete più questo o quello non basterà". Ed in fondo, non vale solamente per il poker.