Nei giorni scorsi vi abbiamo dato la notizia della clamorosa presa di posizione del giocatore più titolato al mondo in fatto di braccialetto WSOP messi al polso, Phil Hellmuth, che sarebbe intenzionato a non giocare il Main Event dell'edizione del 2025, perché considera l'evento fin troppo lungo e difficile da affrontare per le persone che non hanno più un'età congrua.
Le reazioni a tale decisione non si sono fatte attendere: c'è chi dà ragione allo statunitense, chi parla di "stato delle cose" e di vantaggio che i giocatori più giovani hanno nel modo più naturale possibile e che Hellmuth ha in passato usufruito di questo vantaggio, partecipando ad alcuni Main Event in cui ha deep runnato anche a scapito di giocatori, all'epoca, ben più anziani di lui ed ora è il momento di restituire il favore.
E poi ci sono quelli che possono parlare con cognizione di causa, molto più degli altri, così come ripreso da Matt Savage che è intervenuto sulle pagine di Poker.org per dire la sua.
Matt Savage e la decisione di Hellmuth
Matt Savage, è il direttore esecutivo del tour del WPT, fondatore della Tournament Directors Association e interviene spesso su quelle che sono le discipline regolamentari di qualsiasi aspetto esse trattino e lo ha fatto anche questa volta, mettendo l'accento sul fatto che sarebbe deleterio seguire il gruppo che si schiera come i tifosi al motto "hai perfettamente ragione, Phil", oppure "Phil, stai dicendo idiozie".
L'idea di Savage è quella di scendere in profondità sull'argomento e, ad una prima analisi, è difficile non essere d'accordo con lui.

La lunghezza dei tornei
Savage inizia con il dire che la lunghezza de tornei di poker, o quanto meno di alcuni tornei di poker, è caratteristica molto comune quando si tratta di Buy In di un certo livello, a meno che tu non ti stia iscrivendo sapendo consapevolmente che l'evento non sarà caratterizzato da livelli lenti e, per questo motivo, non si protrarrà a lungo.
Ma la domanda è: quanto è "troppo"?
"La linea di fondo è che si tratta di un delicato equilibrio tra giornate corte, più giorni e una buona struttura. Ho visto diversi tornei giocare fino al sorgere del sole. Ho visto tempi di consegna inferiori alle otto ore". Inizia Savage
"Entrambi questi scenari sono inaccettabili per me e ingiusti per i giocatori. È particolarmente ingiusto per i giocatori più anziani e persino inaccettabile per un vecchio come me".
Savage pare riferirsi soprattutto alla giornata conclusiva quando parla di esagerata lentezza del torneo e la mancata occasione di chiudere un accordo con gli ultimi arrivati a giocarsi la vittoria, in eventi che si protraggono fino alle 4 del mattino.
Per Matt Savage la struttura ideale fa capo a quelle giornate che cominciano alle 12:00 nel fine mattinata e si chiudono intorno a mezzanotte per 12 ore di gioco che dovrebbero essere il punto perfetto per tornare in albergo con qualche bar ancora aperto e la possibilità di fare una chiacchierata prima di mettersi a dormire.

Gli eventi di pochi giorni
"Quando gli eventi di due giorni finiscono troppo tardi e poi i giocatori devono essere seduti 10 ore dopo, pronti a giocare, anche questo non è il massimo. Mi piace dare ai giocatori almeno 90 minuti per tornare a casa o in una stanza d'albergo, otto ore di sonno e poi 90 minuti per tornare il giorno dopo".
Il problema nasce, sempre secondo Savage, nel momento in cui il numero di iscritti diventa esageratamente alto come succede in un Main Event delle WSOP, dove gli iscritti sono migliaia e, gioco forza, non sarà possibile terminare il torneo in quattro e quattr'otto.
Tagliare la pausa cena potrebbe essere un buon compromesso per Savage, favorevole a giornate più corte: "Penso che non avere una pausa per la cena e terminare a un orario ragionevole sia la strada da percorrere. In questo modo, le persone possono uscire, godersi una bella cena e tornare riposati il giorno successivo. Funziona meglio per me."
Ci sono problemi di natura logistica ed economica, visto che ci sono organizzatori che preferiscono tenere all'interno delle proprie strutture i giocatori che devono cenare e quindi spendere dei soldi.