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Phil Hellmuth e l'ossessione infranta del dodicesimo


Chi scrive aveva cinque anni, quando Phil Hellmuth vinse per la prima volta alle World Series Of Poker, il 15 maggio 1989: si trattava del Main Event, e l'ultimo dei 177 avversari che riuscì a battere fu Johnny Chan, a cui sfuggì in questo modo un clamoroso terzo successo consecutivo nel torneo di poker più importante al mondo.

COME ERAVAMO - Allora la musica al tavolo la si portava con uno walkman, Viktor Blom sarebbe nato un anno più tardi ed il primo sito di poker online - Planet Poker, di proprietà di Mike Caro - sarebbe stato lanciato soltanto il 1 gennaio 1998.

Si è sempre molto dibattuto sul reale valore dei successi di Phil Hellmuth, senza mai arrivare ad una sintesi unanimamente condivisa a causa di uno scetticismo che numeri alla mano appare fondato.

Ben nove dei suoi dodici successi sono infatti avvenuti prima del successo di Chris Moneymaker nel Main Event WSOP del 2003, l'anno zero del gioco del poker: basti pensare che nel 2004 i partecipanti a quel torneo erano più che triplicati, passando da 839 a 2.576.

LA VERA IMPORTANZA DEL DODICESIMO - Tutto questo, però, a ben guardare non importa. Phil Hellmuth è infatti stato probabilmente, in un punto più o meno imprecisato del passato, il miglior giocatore di poker al mondo, ma adesso non lo è più da tempo: i braccialetti che ha conquistato o quelli che vincerà in futuro non potranno cambiare questo stato di cose, e lui è il primo a saperlo.

Perché allora questo successo è così importante, non solo per lui? Fra gli altri, certamente per un motivo: Phil Hellmuth è tornato ad accarezzare il successo quando ha smesso i panni del fantoccio da avanspettacolo, finendola di aggirarsi per le sale da poker vestito come un pugile suonato o un generale un po' tocco, a cui nessuno ha il coraggio di sussurrare all'orecchio che la guerra è finita da un pezzo.

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Ragioni di marketing, si dirà, questione di soldi si potrebbe obiettare. Tutto giusto, tutto legittimo, ma quando si rinuncia a darsi da fare giorno per giorno è inevitabile presto o tardi pagarne il prezzo, a dispetto di tutte le medaglie che possano stare ad ingombrarci un cassetto.

LOTTARE CON SE', NON CONTRO DI SE' - Era lo stesso Phil Hellmuth, in una recente intervista, a sottolineare come soltanto nel 2010 abbia ripreso ad interessarsi seriamente al gioco, guardacaso poco prima di tornare a far bene alle WSOP e dichiarando fra le altre cose: "Lotto col mio ego da tutta la vita".

Cominciare a lottare non più contro di sé ma con sé per raggiungere un obiettivo sembra insomma ripagare, almeno qualche volta: fortuna che per scoprirlo non ci sia necessariamente bisogno di attraversare l'oceano.

(photos courtesy of PokerNews)

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