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Phil Hellmuth vs Bryn Kenney, il dinosauro e il millennial: confronto di due carriere agli antipodi

Circa un anno fa, di questi tempi, aveva fatto rumore un'uscita di Bryn Kenney, che aveva definito Phil Hellmuth "il migliore, ma della Serie B del poker". Dall'altra parte, ci sono diversi appassionati che hanno qualcosa da dire sulla All Time Money Liste che proprio Kenney comanda per ampio distacco, sostenendo che la classifica non sia veritiera.

Dove sta, allora, la ragione? Visto che, per ragioni che abbiamo enucleato svariate volte, le rilevazioni di Hendon Mob sono l'unico punto di riferimento realisticamente possibile nei tornei di poker live, chi vi scrive ha provato a fare la radiografia delle due carriere, proprio desumendole dallo storico dei rispettivi piazzamenti.

Il poker nel 2025 e il dilemma di trofei e braccialetti

C'è chi dice che a poker, ciò che conta, siano solo i soldi vinti. Questo è abbastanza incontrovertibile, ma è altrettanto vero che i soldi vanno e vengono, come si dice, mentre i braccialetti e i trofei restano, sulle bacheche di chi li ha conquistati. Sono due visioni del gioco contrapposte, che apparentemente non hanno un possibile punto d'incontro.

Phil Hellmuth vanta 17 braccialetti WSOP contro 2 di Bryn Kenney, che però ha 78,7 milioni di dollari in vincite lorde in carriera, contro 30,7 milioni. E c'è anche un pesante fattore anagrafico, perché la carriera di Phil Hellmuth su Hendon mob inizia nell'ottobre del 1987, quando Bryn Kenney doveva ancora compiere un anno.

Prendendo sempre Hendon Mob come cartina di tornasole, i 78,7 milioni di dollari Kenney li ha accumulati in circa 18 anni di carriera, mentre quella di Hellmuth dura da ormai 38 anni. Ma è proprio nei dettagli di queste due storie che le carriere dei due divergono e, in tal senso, un ruolo di primaria importanza è rivestito dall'evoluzione nell'offerta dei tornei live.

Dal 2012, anno in cui le WSOP proposero per la prima volta il "Big One For One Drop" da 1.000.000$ di buy-in, la diffusione dei tornei dal costo tra alto e altissimo è cambiato per sempre. Se fino all'anno prima il torneo più costoso era il 50.000$ Poker Players Championship, da allora in avanti tutto è cambiato. E anche gli altri circuiti si sono rapidamente adeguati, dall'EPT con molteplici HR e SHR da 50 o 100mila euro e oltre, al WPT che aveva risposto a sua volta con il circuito Alpha8.

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Ne consegue la creazione di un'utenza d'élite che era contenuta numericamente, ma nutritissima di portafogli, e il poker live è andato col tempo strizzando sempre più l'occhio a questa utenza. Ed è esattamente su questo solco, che c'è il punto di divergenza tra le carriere di due grandissimi giocatori, ma che più differenti non potrebbero essere.

Phil Hellmuth vs Bryn Kenney: carriere a confronto

Anche i freddi numeri regalano qualche brivido, se si prova a rapportare le cifre globali delle rispettive carriere con i buy-in nei quali sono state mediamente ottenute.

Bryn Kenney e la statistica-shock: il 98,72% delle sue vincite viene da HR e SHR

Bryn Kenney vanta ad oggi un monte vincite lorde da tornei live di 78.739.824$, cifra accumulata in un totale di 218 piazzamenti ITM. Di questi, però, solo 53 sono stati ottenuti in tornei con buy-in da 5.000$ o meno. Il resto, tutto su tornei dal costo superiore. Ma sono altre due le statistiche che impressionano, per Bryn Kenney.

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La prima riguarda l'incidenza dei premi vinti in tornei dal buy-in minore o uguale a 5.000$ sul monte vincite totale. I 53 piazzamenti a premio di Bryn Kenney in questi tornei, hanno portato al newyorkese un totale di 1.009.435$. Dunque, in percentuale, i premi vinti da Bryn Kenney nei tornei fino a 5.000$ di buy-in pesano per l'1,28% del suo monte vincite live!

E non sorprende neanche che solo 10, dei 53 piazzamenti di Bryn Kenney in tornei da 5k$ o meno di buy-in, sono avvenuti negli ultimi 10 anni. Un'ulteriore conferma, qualora ve ne fosse bisogno, che il focus del talento newyorkese è assorbito pressoché totalmente da High Roller e Super High Roller.

Phil Hellmuth: radiografia dei suoi 400 ITM

La carriera di Phil Hellmuth, invece, racconta una storia profondamente diversa. Il Poker Brat ha toccato alle scorse WSOP il traguardo dei 400 piazzamenti in the money in carriera, numero che lo pone attualmente al 32° posto nella classifica all time del "Number of cashes" (guidata da Ari Engel a 619).

Operando una selezione analoga a quella fatta con Kenney, di questi 400 ITM ben 297 sono stati ottenuti in tornei dal buy-in minore o uguale a 5.000 dollari, 103 invece su tornei dai costi superiori.

In totale, dai 103 piazzamenti in tornei da 5.100 a 1.000.000$, Phil Hellmuth ha ottenuto vincite per 19,81 milioni di dollari. Ciò rappresenta il 64,4% del denaro vinto dal 17 volte campione WSOP in tutta la sua carriera, in tornei live. Dunque la maggioranza relativa, ma un'incidenza infinitamente inferiore a quella che questi tornei hanno avuto sulla carriera di Bryn Kenney.

Conclusione: Hellmuth è un dinosauro resiliente

I dati mostrati qui sopra ne sono una esplicita certificazione. Anche per il fattore anagrafico a cui si accennava prima, Bryn Kenney rappresenta il millennial che ha cavalcato alla perfezione il poker per come è diventato, mentre Phil Hellmuth veste gli unici panni possibili: quelli del dinosauro resiliente, capace di trovare comunque ampie sacche di sopravvivenza grazie a un mix incredibile di talento, sensibilità di tavolo ed esperienza.

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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