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Quando in Italia c'era la lotta tra federazioni di poker

Osservando il panorama odierno del poker, il ricordo che vi sto per sbloccare sembra provenire da un'altra dimensione. Chi infatti si avvicina ora o si è avvicinato da poco al nostro gioco, potrebbe pensare "ma non esiste una federazione che difenda il poker e i suoi giocatori?" Bene, sappiate che molti anni fa non esisteva una, ma ben 3 federazioni in contemporanea, oltre a un tentativo di sindacato dei giocatori. Tuttavia sarebbe ingrato attribuire a questi gruppi il calo del movimento o la crisi del settore, perché lì le ragioni sono ben altre e molto complesse. Ma andiamo a vedere come era la situazione del poker nel 2007, ovvero 15 anni fa.

Metà degli anni 2000: alle origini del boom del poker

In generale, quando si parla di boom del poker ci si riferisce al 2003 per la vittoria di Chris Moneymaker per quanto riguarda il panorama internazionale, e al 2008 per il via al mercato legale italiano del poker online. Tuttavia, tra queste due date, un movimento italiano di appassionati si era già palesato. Ad esempio il nostro sito, che nacque verso la fine del 2005 proprio per raccogliere l'interesse crescente di molti appassionati che già ammiravano le gesta dei campioni su canali televisivi come SportItalia.

In principio fu la FIGP

Il primo tentativo federativo, che poi è l'unico sopravvissuto fino ad oggi, fu quello della FIGP, Federazione Italiana Gioco Poker. Fondata nel 2006 da Claudio Pagano e Isidoro Alampi, si proponeva soprattutto come soggetto di riferimento per l'organizzazione di eventi live ufficiali, ma anche come potenziale soggetto per dialogare con le istituzioni.

Il mercato di riferimento era quello dei circoli o sale da poker, che venivano affiliati e coinvolti nelle varie iniziative di campionati nazionali e non solo. Parliamo di un mondo, quello delle sale da poker live, che al tempo iniziava ad essere molto popolato ma era in attesa di un riconoscimento ufficiale da parte dello Stato, per uscire dalla zona grigia e operare in piena legalità. Tutto questo, come vedremo tra poco, non solo non accadde mai ma lo stiamo ancora aspettando oggi.

Ecco IR-FEIPS

Ad ogni modo, dopo neanche un anno arrivò il primo competitor per FIGP. Si trattava della FEIPS (Federazione Italiana Poker Sportivo), faceva capo a Domenico Tresa e poi sarebbe confluita in IR, Italian Rounders.

La FITH e i Pagano

Sempre nello stesso anno 2007, per alcuni insanabili dissidi all'interno di FIGP nacque FITH, Federazione Italiana Texas Hold'em. FITH faceva capo a Claudio Pagano, fuoriuscito da FIGP, e soprattutto anche a suo figlio Luca, che nel frattempo aveva già iniziato a farsi conoscere dal grande pubblico per la sua co-conduzione di Poker1mania.

Il biennio di "guerra tra federazioni"

Seguirono un paio d'anni di "guerre" di posizionamento da parte delle 3 sigle, ognuna delle quali mirava ovviamente a tirare la classica acqua al proprio mulino. In termini pratici, stringere accordi con i vari brand del poker online e affiliare sale per avere un maggior peso, anche politico.

Già al tempo, sui vari forum come quello di Assopoker ogni associazione aveva il suo spazio, ma un po' tutti gli appassionati si chiedevano perché invece i diversi soggetti non provassero a mettersi d'accordo e fare voce unica, anche e soprattutto in difesa dei giocatori che si vedevano spesso e volentieri segnalati o denunciati per un qualche blitz delle forze dell'ordine.

Al tempo l'obiettivo politico era innanzitutto quello di inserire in pianta stabile la disciplina del Poker Texas Hold'em tra i giochi permessi all'interno del TULPS (Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, ndr). per poi fare attività di lobby presso governi, partiti, media e opinione pubblica. Una voce unica e forte avrebbe aiutato, ma non c'era verso che le varie sigle si mettessero d'accordo. O meglio, per un breve periodo si assistette alla cosiddetta "FEDERPOKER", ovvero un tentativo di riunire tutte le sigle sotto una unica egida, ma anche questo soggetto non ebbe molta fortuna.

Ci fu anche un tentativo di sindacato

Si provò anche la via di un sindacato. Nel 2009 fu annunciata la nascita di AIGP, Associazione Italiana Giocatori di Poker. A promuoverla vari addetti ai lavori del tempo, da Luca Antinori a Massimo Enrico, ma soprattutto nomi importanti tra i giocatori come Filippo Candio (non ancora November Nine), Carlo Braccini, Carlo Savinelli e altri ancora. Il modello era quello della Poker Players Alliance, sindacato statunitense di giocatori di poker, esistente ancora oggi con un peso comunque molto contenuto. L'intenzione dichiarata di AIGP era quella di superare le federazioni e il loro impasse, per tutelare realmente i giocatori a 360°.

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Tuttavia l'entusiasmo durò poco, anzi pochissimo. L'attività di AIGP non vide mai veramente la luce e l'esperienza fu archiviata. Qualche anno dopo ci riprovò Giangia Marelli con i "Pokeristi Italiani Uniti", ma il risultato fu in tutto e per tutto simile.

9/9/09: la data che cambia tutto

Tutto questo bailamme, che tuttavia era segnale di vitalità del movimento, terminò di fatto il 9 settembre del 2009. Perché? Per via della tristemente famosa circolare del Ministero dell'Interno, che annunciava la tolleranza zero sui circoli mettendo fine a un regime de facto come quello che fino ad allora aveva funzionato. Ovvero, permessi più o meno informali da parte delle questure locali in attesa della regolamentazione definitiva. Quella circolare fu una pietra tombale sull'idea di uno sviluppo capillare del poker live fuori dai casinò in Italia.

Negli anni seguenti ci sono state altre aperture, sentenze positive, mezze vittorie. Tuttavia, il momento perfetto per fare emergere il movimento delle sale da poker era quello e nessun altro. Da tempo infatti la politica, che per un certo periodo aveva messo gli occhi sul potenziale bacino di voti derivante dal popolo del poker, ha definitivamente preferito guardare altrove, archiviando l'argomento anche per via dei noti pregiudizi e di una forte contrarietà di alcune parti politiche, che infatti sono sfociati poi nella progressiva ghettizzazione del gioco e infine nel Decreto Dignità.

Perché l'associazionismo fatica nel poker?

Oggi, dopo molti anni, possiamo davvero dire che la colpa della mancata regolamentazione del live, e della legittimazione del poker live come gioco e fenomeno associativo al pari di altri, è della divisione tra le varie federazioni? In tutta coscienza no, così come non è certo a causa dei promotori di AIGP che non abbiamo mai avuto - e chissà se lo avremo mai - un vero e proprio sindacato di giocatori e/o appassionati di poker.

La causa di tutti i fallimenti dei tentativi associativi è da ascriversi semmai all'intrinseco egoismo del giocatore, oltre che dell'individuo contemporaneo. Le persone oggi sono sempre più isole, i giocatori sempre più focalizzati sulla ricerca del profit o di piccoli seppur fatui vantaggi da prendersi sul prossimo. Vi siete mai chiesti perché nessuno dei millemila scioperi annunciati abbia mai realmente funzionato nel poker online? Perché ogni giocatore sa che disertando il tavolo, ci sarà sempre qualcuno pronto a prendersi il profitto a cui egli sta rinunciando.

Comanda il mercato

Oggi nel poker, live come online, c'è un solo grande e incontrastato sovrano: il mercato. Io posso lamentarmi per la scarsa offerta online di tornei di varianti, qualcun altro perché live ci sono strutture con troppi rientri o con buy-in differenziati. Ma se poi i tornei di cui tutti si lamentano fanno il pienone, allora vuol dire che il mercato conosce meglio di chiunque altro il giocatore di poker. Che è sempre un po' egoista e un po' pecorone, ma ha anche dei difetti.

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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