Quando qualcuno pensa alla storia delle WSOP, la sua mente vola subito agli albori, quando, all’inizio degli anni 70, uno dei primi Main Event richiamò l’attenzione di 13 giovincelli che giocarono per una prima moneta “winner take all” da $130.000 e fu trasmesso per la prima volta sul canale CBS Sports.
Erano ancora lontani gli anni del ”Post Moneymaker” che a inizio nuovo millennio, nel 2003, diede una spinta decisiva al mondo del Poker facendolo diventare un fenomeno planetario.
Oggi le cose sono cambiate e seppur i numeri WSOP tendono tutto sommato a resistere, qualche brusio di sottofondo si fa sentire da parte dei “puristi” del Texas Hold’em tradizionale.
In questo Articolo:
Tornei Re-Entry/Tornei freezeout
Stiamo parlando della recente polemica messa sul tappeto dai quei players poco inclini a giocare i tornei Rebuy, o Re-Entry ma che rimangono fedeli alla formula Freezeout.
Seth Palansky, vicepresidente della comunicazione aziendale di Caesars Entertainment, intervistato da PokerNews, ha invitato i giocatori ad analizzare la situazione sotto un punto di vista più generale.

Il pensiero di Palansky fa riferimento al cambiamento delle strutture che, rispetto a qualche anno fa, sono diventate meno superficiali, decisamente più giocabili e con stack più profondi.
La risposta di Palansky
“Qualche anno fa un torneo Re-Entry non era nemmeno fattibile. Il giocatore non avrebbe mai speso $5.000 dollari per un rientro quando avevi in dotazione 5.000 chips e al 5°/6° livello i bui erano già 500/1.000”. Esordisce Palansky.
“Dobbiamo cercare di accontentare i players che arrivano da tutto il mondo e, secondo i miei dati, oltre l’86% dei giocatori ha preso parte a meno di 5 eventi alle WSOP dell’anno scorso. L’analisi di questo fattore ci spinge a creare una tipologia di tornei che possa incontrare tutte le preferenze, anche quelle di giocatori che non stanno qui due mesi a giocare tutti gli eventi”.
Per amore di verità va detto che, in effetti, i tornei freezeout rappresentano ancora il 46% del programma totale (41 su 89 totali), quindi sono ancora lontani i tempi in cui questa modalità verrà abbandonata del tutto.
Ancora lontani dalla scelta definitiva

“Amiamo la purezza del Freezeout, una sola vita e buona fortuna”, ha precisato Palansky, “e il 46% dei tornei di questa modalità sta lì a dimostrarlo. Diciamo che un solo Re-Entry è l’opzione che più si adatta ai giocatori che vengono qui a Las Vegas per disputare pochissimi tornei, magari mirati, come il Millionaire Maker che attira players ricreativi anche da altre parti del mondo e che vogliono giocare solo quell’evento”.
Il programma di quest’anno prevede solo 5 eventi con rientri illimitati e ben due di questi sono Pot Limit Omaha che risentono per natura ad una varianza più elevata. Un altro è il Little One for Drop che è un evento di beneficenza e uno è il Crazy Eights che prevede $888.000 al primo classificato e richiede un numero di iscritti molto alto per permettere un pagamento così elevato.
Moltissimi giocatori, inoltre, sembrerebbero comunque felici di giocare un torneo Re-entry pur sapendo che spareranno un’unica cartuccia: ci sono players che non hanno interesse a giocare esclusivamente per i soldi, visto che sono consapevoli che per giocare per i premi maggiori devono arrivare comunque fino in fondo.
Feedback sempre bene accetti
“Siamo tutto orecchi e ascoltiamo tutti i feedback”, conclude Palansky, “ma se tutti analizzassero con attenzione la nostra offerta, si accorgerebbero che il Mix che proponiamo è di ottima qualità. Anche se non piacciono i rientri, ci sono tutta una serie di tornei freezeout ai quali si può prendere parte, crediamo sia un giusto compromesso per accontentare tutti”.