“Il mattino ha l’oro in bocca”, recita un vecchio proverbio. E se questa regola fosse applicata anche ai tornei di poker che ci hanno abituato a nottate infinite per anni? Non sarebbe un bene per tutti? Sia per i giocatori che per chi lavora in questo mondo come dealer, floor, direttori e personale dei casinò? Alcuni noti professionisti statunitensi ne hanno parlato.
Penso che questo tema sia di stretta attualità. Sono reduce dall’Italian Poker Challenge e dall’Assopoker Cup a Campione d’Italia. I tornei sono stati avvincenti ma gli orari molto impegnativi. Il poker ci ha abituato a vivere nella notte profonda.
In questo Articolo:
- 1 L'appello di Seth Davies e Jason Koon: "cambiamo l'orario dei tornei"
- 2 Davies: “Alle tre di notte non è poker, è sopravvivenza”
- 3 Jason Koon: “Anche chi serve ai tavoli merita un po’ di luce”
- 4 Il precedente del NAPT: giornate più corte e facce più fresche
- 5 Ausmus e Jacobson: il mattino sì, ma...
- 6 Il ricordo di Andy Bloch: "quando le strutture non erano deep e le notti libere"
- 7 Stanchezza e real life: la voce dei pro
L'appello di Seth Davies e Jason Koon: "cambiamo l'orario dei tornei"
Il poker è un mondo che vive nelle luci artificiali e nelle decisioni cruciali prese quando l’alba sopraggiunge. Non proprio il momento ideale. Due signori del poker – Seth Davies e Jason Koon – hanno alzato la mano.
Hanno detto una cosa semplice, quasi banale: perché non iniziare prima i tornei?
Seth Davies lancia l'idea: “L’industria merita un cambiamento. Quasi nessuno ama questi orari, né i pro né gli amatori. Iniziare alle 10 permette di finire a un’ora umana e, se esci presto, puoi comunque avere la tua serata.”.
Come se, dentro a quelle sale gonfie di tensione e stanchezza, ci fosse bisogno di rimettere in ordine l’orologio, il respiro, la testa. Ritornare al mondo reale.
A mio parere (sarà per l’età) ma la domanda è più che legittima. Uno dei tornei, da questo punto di vista, più evoluto è il Main Event dell’European Poker Tour. In genere si inizia alle 12 che è già un buon orario per chiudere la sera a orari accettabili.
Forse è tempo, dicono, di far cominciare i tornei alle 10 del mattino, un’ora nel quale tutte le attività sono in moto nel mondo reale. Così propongono Koon e Davies.
Davies: “Alle tre di notte non è poker, è sopravvivenza”
L’ammissione di chi vive il tavolo come un mestiere. Davies non ha usato giri di parole. Ha parlato come si parla quando si è stanchi di essere stanchi:
“Finire all’alba non piace a nessuno. Né ai pro, né agli amatori. Cominciamo alle 10, finiamo a un’ora decente. E se esci presto, puoi anche tornare a respirare la tua vita”.
Una frase così sa di confessione, di una verità detta senza timore: il poker non è una maratona di insonnia, è un gioco di precisione mentale e le tre del mattino non sono il massimo per prendere decisioni.
Jason Koon: “Anche chi serve ai tavoli merita un po’ di luce”
Koon, uno che conosce il mondo del poker e chi ci lavora, ha allargato la prospettiva: non è solo questione di comfort, è salute, è vita reale. Le giornate chiuse a orari improbabili spaccano il ritmo del sonno, consumano energie, allontanano gli occasionali, intimiditi da serate che somigliano a una veglia.
E allora sì, anticipare diventa quasi un gesto di rispetto. Per tutti. Ma c'è un esperimento che sta funzionando negli USA.
Il precedente del NAPT: giornate più corte e facce più fresche
Negli Stati Uniti, il NAPT ha già provato a lasciare andare via la notte. Sessioni più brevi, orari più sensati, giocatori che escono dalla sala senza sembrare reduci da un turno di guardia. Come nel Main EPT.
Il pubblico ha gradito. I pro pure. Ma l’idea non è ancora diventata tradizione. Forse manca solo il primo passo.
“L’industria merita un cambiamento. Quasi nessuno ama questi orari, né i pro né gli amatori. Iniziare alle 10 permette di finire a un’ora umana e, se esci presto, puoi comunque avere la tua serata”.
Seth Davies
Ausmus e Jacobson: il mattino sì, ma...
Non tutti, naturalmente, sono allineati, Pokernews ha fatto un giro di pareri su X.
• Jeremy Ausmus teme che le 10 possano essere troppo presto per qualcuno. Suggerisce le 11:00, un compromesso.
• Martin Jacobson, invece, prende coraggio e immagina un poker quasi nordico: 9:00 → 19:00, un turno di lavoro onesto, un ritmo da persone che la notte preferisce riposare.

Il ricordo di Andy Bloch: "quando le strutture non erano deep e le notti libere"
Andy Bloch ha ripescato un frammento di passato: un tempo – le WSOP d’epoca – si iniziava a mezzogiorno, si finiva presto, niente late-reg infinite, strutture più veloci. Un poker diverso, meno impastato nella notte, più vicino a un ritmo umano.
Oggi, con livelli deep e field giganteschi, le ore si allungano, le giornate si sfilacciano.
Stanchezza e real life: la voce dei pro
Faraz Jaka parla di “giornate super faticose”. Altri – Moreno, Galfond, Shak – aggiungono il loro sì convinto.
La verità è che il poker, per molti, è un mestiere ma anche un pezzo di vita. E una vita spinta oltre la mezzanotte, a ripetizione, diventa un ingranaggio che cigola dopo tanti anni di attività notturna. Non può durare per sempre.
Una domanda semplice: non è forse il momento di cambiare?
Guardando il dibattito sui social, si ha l’impressione che il punto non sia soltanto l’orario. È un tema più ampio, quasi filosofico: come rendere questo gioco più vivibile, più vicino alla qualità del tempo, più rispettoso di chi lo pratica.
Le strutture deep, le late-reg lunghe, i field sterminati: tutto bello, tutto moderno. Ma forse è arrivato il momento di riportare il poker sotto una luce più soft, più naturale...
E magari cominciare i tornei al mattino non è una rivoluzione. È solo un promemoria: anche nel poker, come nella vita, “il mattino ha l’oro in bocca”.
Nella foto in copertina Jason Koon (foto Pokernews)


