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Pollak legge Blumstein come un libro aperto e si salva: folda scala contro full!

All'ultimo atto arriva con appena 23 big blinds, poco più di metà rispetto a Dan Ott e oltre 5 volte meno del super favorito Scott Blumstein. Nonostante ciò, ci sono pochi dubbi sul fatto che Benjamin Pollak sia il giocatore che di gran lunga ha destato la migliore impressione, a questo WSOP 2017 Main Event Final Table.

Il 33enne francese residente a Londra ha onorato in pieno la solida reputazione che lo aveva accompagnato all'appuntamento più importante della carriera.

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In fase di presentazione delle quote, avevamo parlato dell'importanza che poteva rivestire la posizione nell'economia del torneo di Pollak, che poteva beneficiare di avere alla sua destra Hesp e Blumstein, i due chipleader di inizio tavolo finale.

Una mano accaduta la notte scorsa non è la conferma di questo fattore, perchè nel singolo spot il francese si trovava "oop", ma esalta la grande caratteristica messa in mostra da Pollak: adattarsi alla perfezione a situazioni e avversari.

La mano

Preflop

Siamo nel corso del livello numero 40, 800.000/1.600.000 ante 200. Hesp apre da cutoff a 3,5 milioni con a j , Blumstein si appoggia da bottone con 10 9 e così fa anche Pollak da big blind, con in mano j 9 .

Flop

Il flop q 9 9 fa preludere a una polveriera. Pollak, che ha dietro ancora 56,5 milioni, fa check. Hesp invece prende una pila da 5 milioni e la punta, rimanendo con poco più di 30 milioni.
A questo punto tocca a Blumstein che è super chipleader a 155,8 milioni e con un trips di 9 in mano. L'americano decide di rilanciare fino a 12 milioni. Pollak chiede lo stack di Hesp, ci ragiona su qualche secondo e poi gioca, rimanendo con 44,5 milioni in un piatto che ne vale già quasi 42.
Tutto ciò facilita il lavoro a John Hesp, che non ha particolari difficoltà a buttare via le sue carte.

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Turn

Il turn è una potenziale mazzata per Pollak: 10. Il francese fa check e Blumstein, dopo qualche esitazione, lo imita.

River

Il river è un k che fa chiudere la scala a Benjamin, pur se in un board assolutamente velenoso. Pollak sceglie ancora il check, ripassando la palla al suo avversario. Blumstein opta per una size molto ridotta: 8 milioni, pari a meno del 20% del piatto.

Pollak entra nel classico "tank" iniziando a ragionare, anche a voce alta. "Believe me, it's a sick turn", mormora, avendo compreso che la strada chiave è stata proprio la quarta.
"Cos'hai Scott? parla, dimmi qualcosa", chiede al rivale. Blumstein scherza dicendo "sto provando a bluffarti in mondovisione".
Pollak continua a ripetersi k j e a 6 come possibili combinazioni in mano al suo avversario. Alla fine, con enorme sorpresa di Antonio Esfandiari al commento di ESPN, Benjamin Pollak trova il tasto fold!

Linea sbilanciata verso il value?

Cosa può averlo indotto a questa decisione che si rivelerà cruciale nella sua sopravvivenza fino all'ultimo giorno del WSOP 2017 Main Event? Sicuramente la size molto ridotta scelta da Blumstein, unitamente al check-back su uno dei turn più viscidi che potessero uscire dal mazzo, è stata di grande aiuto per il professionista francese.
Realisticamente, Pollak sa di essere considerato da Blumstein come il più capace degli avversari rimasti, quindi la thin value bet diventa più facilmente interpretabile.

Nonostante il trips centrato al flop e la scala trovata al river, infatti, la mano di Pollak è diventata ormai poco più che un bluff catcher. Lui ovviamente lo sa, ed evidentemente ha valutato che Blumstein, contro di lui in quella situazione di raise flop, check-back turn e bet "smallish" river, in bluff non lo sia quasi mai.

Pollak posa con il braccialetto, durante il teaser del tavolo finale. Una scena che potremmo rivedere domani mattina...

Tanto di cappello a Ben Pollak. Il fold in questione non è forse il più incredibile che si sia mai visto, ma è indice di grande controllo del tavolo e notevole disciplina. Per questa e altre mani, è certo il giocatore che nei primi due giorni di final table ha impressionato di più.

Giornalista - Poker e Sport Editor
Nato nel 1972 in Calabria, pratica diversi sport con alterne fortune, anche per via di un fisico non esattamente da Guardia Svizzera. Dai primi anni ’90 ad oggi, il suo percorso lavorativo e di vita non ha mai smesso di accompagnarsi alle varie passioni: dalla musica alle arti visive, alla tecnologia e alla scrittura. Prima DJ in vari club, poi tecnico e regista televisivo, quindi giornalista. Nel 2006 scopre il Texas Hold’em che dal 2007 diventa il suo pane quotidiano, creando la prima redazione online interamente dedicata al poker, in Italia. Anche lo sport non ha mai smesso di essere parte della sua vita, seppur non vissuto ma raccontato. Da anni scrive di calcio, basket e tennis, con particolare amore per quest’ultimo, ben prima che diventasse sport nazionale con la Sinner-mania e tutto ciò che ne consegue.
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