Il check/raise è un'arma potenzialmente devastante contro molti avversari, specie se messa in pratica nel modo giusto, e chi meglio di Phil Galfond può spiegarci quando sia più corretto farlo?
Anzitutto, lo statunitense spiega quali sono i fattori da tenere in considerazione quando si considera l'idea di mettere in atto un check/raise.
"Dovreste anzitutto domandarvi quali mani potreste check/raisare per valore considerando il vostro range preflop, ed in secondo luogo quanto il board può aver aiutato il nostro avversario, ovvero con quali mani potrebbe continuare a giocare. Infine, dovreste domandarvi quanto spesso villain può 3-bettare in modo credibile".
Naturalmente, a seconda dei flop che abbiamo di fronte le mani con cui vorremmo prendere in considerazione il check raise cambiano. Spiega infatti Galfond: "Sul flop k 6 5 ci sono poche made hands che possiamo check/raisare, ma in compenso ci saranno numerosi draw. Visto che molti di questi draw possono check/callare, in questo caso credo che dovremmo check/raisare molte delle nostre value hands e diversi draw, tra cui quelli troppo deboli per chiamare e quelli abbastanza forti da voler ingrandire da subito il piatto".
Su flop molto più dry, come k 7 2 , le cose possono farsi più complicate: "Nonostante contro un avversario aggressivo vorremmo check/raisare spesso, nel nostro range ci saranno davvero poche value hands, ed i nostri draw diventano mani come j 10".
Phil sottolinea che, in questo caso, potrebbe essere necessario allargare il nostro range di check/raise per valore, in modo che complessivamente risulti più bilanciato. E se sentirglielo raccontare è molto più semplice che metterlo in pratica nel modo corretto, si tratta comunque di un primo passo.