La tecnica del minimum raise viene utilizzata dai giocatori in molteplici situazioni. Una delle più comuni è però sicuramente quando al flop sono presenti carte che ben si prestano per un potenziale draw. Facciamo subito un esempio per meglio chiarire quest’ultima affermazione: consideriamo che sul board ci siano due picche, per un possibile progetto di colore. Noi floppiamo top-pair e decidiamo di puntare tra i due terzi e l’80% del piatto. Il giocatore immediatamente alla nostra sinistra, invece, rilancia il minimo consentito, facendo un semplice click sul tasto “raise”. Ecco allora che un azione di questo genere può molto spesso significare che il nostro avversario sia su un draw.
Facciamo alcune considerazioni di carattere logico: supponendo che abbia chiuso un set, è assai improbabile che voglia rilanciare avendo posizione su di noi; in quel caso sarebbe sicuramente meglio fare call e piazzare poi un bel raise sul turn. Altra ipotesi: se ha davvero un set e vuole puntare subito, è meglio mettere nel piatto un importo più grande vista la minaccia delle due carte dello stesso seme; è ovvio infatti che è meglio far pagare un prezzo alto a quelli che vogliono inseguire con un progetto. A pensarci bene, invece, Il min-raise rappresenta proprio un buon compromesso nel caso sia proprio lui che sta inseguendo il draw. La sua applicazione, infatti, potrebbe sortire un duplice effetto:
1. Farci passare la mano.
2. Se andiamo a vedere la sua puntata e poi checkiamo sul turn, lui si sarà guadagnato in maniera gratuita la possibilità di vedersi il river.
Pertanto, nel caso dovesse capitare una situazione del genere, è spesso corretto over-pushare con top-pair o meglio. E’ molto probabile che egli possa fare fold lasciandoci prendere la sua puntata. Se invece non folda, siamo comunque favoriti contro il suo draw.
Nella vostra esperienza ai tavoli da gioco, comunque, vi capiterà sicuramente di notare anche un’altra applicazione del min-raise: parliamo di quando nel pot ci sono solo due giocatori e siamo nelle fasi finali del torneo. Come già detto in precedenza, questa azione rappresenta un buon compromesso tra rischio e beneficio e, visto che molti hanno il timore di committarsi al piatto, il suo uso potrebbe essere l’ideale per provare a rubare il piatto senza esporsi più di tanto. Se dovesse capitarvi di trovarvi in circostanze simili, allora anche qui, come in precedenza, la miglior mossa da fare – visto che avete puntato e probabilmente avete in mano un qualche tipo di punteggio - è sicuramente di andare all-in. In alternativa decidete per il fold. Fare call, invece, è molto spesso la risposta peggiore.
Per affinare ulteriormente la vostra lettura sull’avversario, potete infine dare un’occhiata anche alla velocità con cui viene fatto il min-raise. Benchè molti ritengano che un rilancio quasi istantaneo stia a significare grande forza, nei tornei sit’n’go è spesso vero il contrario: un rapido min-raise, infatti, molte volte rappresenterà piuttosto una mano debole giocata troppo aggressivamente.
In conclusione, anche se tale azione tende a sparire nelle ultime fasi del torneo, dove il gioco è fatto prevalentemente di all-in pre-flop, è meglio comunque conoscerne la logica che c’è dietro la sua applicazione, al fine di poter stabilire una più rapida e corretta contro-misura.