Alex Kravchenko, famoso giocatore russo e membro del Team Pro di PokerStars, ci parla delle premium hands pre-flop e di come agire per provare a massimizzarne l’aspettativa nei tornei di No Limit Hold’em. “Una delle strategie più importanti per i tornei multi-tavolo è quella di variare il proprio gioco. Ciò significa che, in situazioni e con mani simili, dovrete talvolta agire in maniera differente. Ad esempio, se avete una starting-hand forte e qualcuno rilancia prima di voi, dovrete cercare di alternare tra loro un re-raise ed un semplice call.
Credo che i fattori chiave da considerare per operare una simile scelta siano essenzialmente due: innanzitutto la vostra opinione sull’original raiser. Dovrete essere più propensi al call contro un giocatore loose-aggressive che sta bluffando parecchio dopo il flop. Inoltre, questo tipo di avversario probabilmente starà anche rilanciando pre-flop con molte mani, e quindi sarà difficile per lui trovarsi sul board in una situazione migliore della vostra.
Dopo tutto, se avete proiettato un’immagine di voi abbastanza solida, folderà davvero spesso alla vostra 3-bet, cosa che invece capiterà meno se avete re-raisato parecchio in precedenza. In tal caso, allora, la vostra miglior opzione sarà invece una 3-bet, perchè potrete aspettarvi un ulteriore rilancio come tentativo di re-steal.
Il secondo fattore da considerare fa poi riferimento a chi è seduto dopo di voi: se ci sono un paio di giocatori aggressivi allora il vostro call potrà indurli a tentare uno squeeze, e questa è sicuramente una delle situazioni più profittevoli in un torneo di No Limit Hold’em. Dopo che infatti qualcuno effettua una consistente 3-bet in bluff, voi potrete andare direttamente all-in costringendolo al fold. Quindi significherà vincere spesso un grosso piatto senza showdown e senza rischiare praticamente nulla.
Per meglio illustrare quanto detto finora, vediamo due mani d’esempio che ho giocato al Main Event del WPT Bellagio Cup 2009 da 15.000$ di buy-in. Quel torneo aveva una struttura lenta che definirei perfetta, per cui anche nel late stage si era tutti abbastanza deep. Le due mani provengono entrambe dal Day 3.
Nella prima, con bui 2000/4000 e ante di 500, avevo uno stack di 155.000 chips pari ai 2/3 dell’average. In un tavolo da 9, il giocatore da utg open-raisa di 10.500 ed io – subito dopo – spillo KK.
Ho fatto soltanto call perchè la mia immagine era piuttosto solida. Ho pensato che se avessi 3-bettato in quella posizione avrei fermato qualsiasi tipo di azione da parte di quelli dopo di me, per cui ho solo visto la puntata dell’altro. L’avversario di cut-off, invece, ha contro-rilanciato fino a 60.000 ottenendo i fold di tutti gli altri, compreso l’original raiser. A quel punto sono andato all-in e l’altro non ci ha pensato troppo prima di fare call con AQ. Board senza sorprese e quindi un ottimo double-up per me.
Nella seconda mano, invece, ormai a fine giornata e con 27 in the money, eravamo ancora in 37 a cercare almeno di piazzarci a premio. I tavoli a quel punto erano da 7 ed i livello di gioco prevedeva bui 4000/8000 con ante di 1000. Io avevo uno stack di 420.000 che era poco al di sotto di quello medio. Jeff Madsen (con 250.000 davanti) era seduto alla mia sinistra, perciò in quella particolare occasione io ero sullo small blind e lui sul Big Blind. Il giocatore in seconda posizione apre di 20.000 e tutti foldano fino a me che trovo AK suited. Il modo in cui l’altro aveva puntato le chips mi aveva convinto dell’idea che avesse in mano qualcosa di non forte e pensavo anche che l’avesse notato pure Jeff. Ho quindi fatto solo call nella speranza che Madsen provasse a rubare il piatto con una 3-bet. Se lui rilanciava ad esempio di 75.000, il mio piano era quello di andare all-in per prendermi 100.000 chips in maniera abbastanza facile.
Ma con mia sorpresa, Jeff va all-in di 250.000 facendo foldare rapidamente l’original raiser. A quel punto immaginavo che lui avesse una mano sicuramente buona, ma non sapevo ovviamente fino a che punto. Dopo averci riflettutto per circa 2 minuti ho deciso comunque per il call. In fin dei conti quelle carte non le avrei mai passate, ma prendermi un po’ di tempo per pensarci non mi faceva certo male. D’altronde cerco sempre di mantenerla questa abitudine, così da evitare di agire d’impulso magari sbagliando.
Il quello spot specifico, comunque, la cosa importante era capire se il mio avversario avesse potuto avere AQ o no. In caso positivo (ed io pensavo proprio che fosse così), quella era una chiamata obbligata. Nell’altra ipotesi, invece, era una decisione borderline, specialmente quando così vicini alla zona premi. Allo showdown, comunque, Jeff ha poi mostrato proprio AQ e sono riuscito a vincere un piatto da 500.000 chips chiudendo quindi la giornata con uno stack da 700.000.
Ecco, questi sono due buoni esempi di quanto descritto in precedenza. Sfortunatamente per me, però, il giorno dopo le cose non sono andate altrettanto bene perchè ho preso due decisione sbagliate e sono uscito in 19esima posizione.”
Alex Kravchenko ha vinto in carriera oltre 3 milioni di dollari nei tornei live di tutto il mondo. Può vantare anche un braccialetto delle World Series of Poker, conquistato nel 2007 nell’evento Omaha Hi/Lo Split 8 or Better da 1.500$ di buy-in.