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Il final table di Phil Ivey visto da Barry Greenstein - parte 1

Phil IveyA partire da oggi, grazie alla collaborazione tra Assopoker e Pokerroad, analizzeremo alcune mani giocate da Phil Ivey al final table del Main Event WSOP, tramite il contributo di un commentatore d'eccezione: Barry Greenstein.

Nella sua rubrica "Tips From The Bear", il PokerStars Pro prende in considerazione alcune mani di cui ha già discusso con lo stesso Phil, che ha un rapporto di collaborazione con la stessa pokerroad.

Greenstein fa una premessa: "In genere nelle discussioni su internet riguardo mani giocate live non si riesce ad andare in profondità, per la semplice ragione che online non è possibile sintetizzare la mole di informazioni che si colgono dal vivo".

Barry GreensteinQuindi si parte con l'analisi di alcune mani di Phil Ivey il quale, come dice lo stesso Barry, aveva "buone sensazioni sui suoi avversari al final table, ed era fiducioso di poter far bene con uno stack di quasi 40 big blinds."

Ed eccoci la prima mano che Greenstein analizza:

Moon limpa da cutoff, e questo configura già una situazione particolare, perchè in genere quando ti trovi davanti ad un player inesperto che fa una mossa del genere, la risposta frequente è un bel raise per fargli foldare la sua small pair o i suoi suited connectors. Il problema è che ci troviamo all'inizio (si tratta della primissima mano, ndr): ogni quantità di chips che Phil decidesse di investire qui andrebbe ad intaccare pesantemente il suo stack e - cosa ancora più importante - il suo margine per fare azione in seguito.

Quindi stavolta Phil ha deciso di entrare nel piatto completando da small blind con JT off suited, perchè la sua tattica di massima era di prendersi alcuni flops per far valere la propria edge. Ma Kevin Schaffel dal big blind rompe i piani di Phil, perchè ha una coppia di 9 e fa raise a 1.2 milioni. A questo punto Darvin fa una giocata strana, perchè fino a quel momento l'idea generale che si aveva di lui era di uno che gioca una sorta di ABC poker, ma qui con A3o fa un reraise a 3,3 milioni, cosa che ovviamente fa foldare Phil.

Kevin Schaffel prima del suo fold

Ora mettetevi nei panni di Kevin Schaffel. Con milioni di telespettatori a guardare, se c'era uno che aveva paura di uscire in una delle prime mani era proprio lui, che aveva in quel momento uno stack superiore a Phil ma non di moltissimo. In generale tu pensi "ehi ho una coppia di 9 che contro uno che entra da late è in genere ottimo". Ma poi consideri che lui è il netto chipleader, e allora vuoi proprio rischiare di andare fuori proprio alla prima mano?

Considerando tutta la pressione addosso a Kevin è quasi impossibile uscirne bene. Se magari questa mano fosse capitata un pò più avanti, dopo aver giocato un pò di piatti con questo o quell'avversario, la decisione sarebbe stata sicuramente più facile. Se mettete 50 persone nelle condizioni di Kevin in quel momento, e gli chiedete cosa avrebbero fatto beh, credo che tutte e 50 avrebbero buttato via le carte. E così ha fatto lui"

La seconda mano in cui abbiamo visto in azione Phil si è avuta quando Jeff Shulman ha raisato a 1.25 milioni con 55 da early position. Phil a quel punto è in middle, sta poco sotto i 30 big blinds, e ha KK in mano.

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In genere nei tornei normali, quando mi ritrovo short o semishort tra i 15 e i 25 big blinds, a volte tendo a variare facendo anche call con AA o KK, specialmente se so di avere dei giocatori molto attivi alla mia sinistra, o in ogni caso avversari che mi possono dare l'occasione di intrappolarli. Cercare infatti il double up dopo la prevedibile continuation bet al flop del nostro avversario rende più facile che poi veniamo chiamati e riusciamo a raddoppiare. Certo, c'è una percentuale di rischio che possa legare il flop, ma è compensata da tutte le volte che folderà sulla nostra aggressione alla sua c-bet.

Ivey al momento del re-raise allin

Ma qui siamo al final table del WSOP Main Event, e anche se sei palesemente il miglior giocatore del lotto non puoi permetterti di fare del manierismo. Immaginare di fare smooth call e poi andare rotti con overpair su un flop in cui un avversario ha centrato set, doppia coppia o scala no, non è auspicabile. Inoltre Phil qui ha un forte bisogno di avere chips in più, perchè per lui avere chips in più significa poter fare più gioco. Lui vorrebbe estrarre di più da una monster qui, ma non vuole neanche rischiare di uscire. Così Phil pusha per 8,7 milioni. La sorte vuole che poi Joe Cada, uno dei players più loose al tavolo, si ritrovi con una coppia di 10 in mano e che faccia un buon laydown. Questo ha alimentato gli argomenti dei sostenitori del call da parte di Phil: Ivey fa call, Cada ovviamente va allin con i suoi "pocket tens", Shulman folda, Ivey fa call, i suoi KK reggono e poi magari diventa lui il nuovo campione...

Ma ovviamente tutto questo è result oriented, e rimango convinto che Phil, in quella situazione, ha fatto la mossa migliore possibile"

Barry Greenstein

Fine prima parte - si ringrazia www.pokerroad.com, partner di Assopoker

 

 

"Assopoker l'ho visto nascere, anzi in qualche modo ne sono stato l'ostetrico. Dopo tanti anni sono ancora qui, a scrivere di giochi di carte e di qualsiasi cosa abbia a che fare con una palla rotolante".
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