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Isaac Haxton: "Basta con la guerra agli HUD, fanno bene al poker"

Molti giocatori sono convinti che senza "HUD" il mondo del poker online sarebbe migliore: non la pensa affatto così qualcuno che in quello stesso mondo ci sguazza ormai da tempo con successo, ovvero Isaac Haxton.

Le argomentazioni contro l'utilizzo ai tavoli di software come Hold'em Manager o PokerTracker sono note, specie per i tavoli di cash game: avere un HUD consente ai giocatori più abili di guadagnare un edge ancora maggiore, sia sugli occasionali che sui regular incapaci di interpretare quei numeri in modo ottimale, e di tradurli quinti in decisioni efficaci.

Nel lungo periodo, secondo questa tesi, ci sarebbe un indurimento del field molto più rapido, con i giocatori occasionali subito bersagliati dai migliori e quindi incapaci di sopravvivere pokeristicamente a lungo. L'idea dello statunitense parte però da presupposti diversi.


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Isaac Haxton, al tavolo nella sua classica posa "contemplativa"

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"E' una battaglia persa, quella di immaginare che informazioni come le mani giocate online non siano pubbliche - premette Haxton intervistato da bluff.com - ed anche se so che non si tratta di un'opinione molto condivisa credo che nel lungo periodo gli HUD facciano bene al poker". Già, ma come?

Molti appassionati seguono infatti i tavoli di cash game high stakes, diffondendone le hand histories che consentono anche di alimentare siti come highstakesdb.com, punto di riferimento imprescindibile per coloro che spendono ore ad osservare l'azione dei nosebleed, magari convincendo anche qualche giocatore occasionale a sedersi ai livelli più alti.

Inoltre secondo Haxton l'utilizzo degli HUD e la circolazione delle hand histories sarebbero una forma di tutela delle regole relative al poker online, in quanto possono aiutare ad individuare casi ad esempio di account sharing, o di eventuali "bot" che possono essere così segnalati alla poker room.

Probabilmente non saranno queste parole a far cambiare idea ai molti scettici, ma è comunque interessante notare come un top player possa avere un'opinione sostanzialmente diversa da quella di molti altri professionisti.

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