“One of a Kind” non è un libro di strategia di poker bensì un'opera che parla dell'anima del poker attraverso la figura di Stu Ungar: genio e sregolatezza, angelo e demone, mente geniale e superiore al tavolo verde quanto perversa e autodistruttiva verso se stessa nella vita privata.
Finalmente tradotto in Italiano, l'opera di Nolan Dalla e Peter Alson è uscita negli Usa nel 2006 e da allora il suo successo continua. Sono passati 13 anni dalla sua morte ma, come capita solo ai grandi personaggi, ancora si parla di lui: Stu Ungar è argomento più che mai attuale e ancora Las Vegas (teatro principe delle sua disgraziatissima vita) rimpiange la sua assenza.
Il libro “One of a Kind” non è una semplice biografia ma un viaggio nella vita e nella mente del più grande giocatore di poker di tutti i tempi. Stu Ungar è un soggetto affascinate: si stima che abbia vinto oltre 30 milioni di dollari in carriera; eppure, quando nel 1998 fu ritrovato morto in una squallida stanza di hotel a Las Vegas, gli amici dovettero fare una colletta per pagargli il funerale.
Perché Stuey, prima ancora che fenomeno indiscusso del poker, era un'anima inquieta, uno scommettitore maniacale afflitto da una personalità autodistruttiva che lo ha portato alla tossicodipendenza e ad una morte prematura.
Stu Ungar incarna perfettamente l' ”eroe tragico”. Come James Dean e Jim Morrison prima di lui, quest'anima bella (era nota la sua generosità), ma profondamente malata, ha segnato con le sue gesta l'ambiente in cui è vissuto, in questo caso il mondo del poker.
Di Stu Ungar si è detto ormai tutto. Dalla storia della sua eccezionale memoria che gli permetteva di memorizzare tutte le carte contenute in un sabot di blackjack, della sconfitta che inflisse a Doyle Brunson nell'heads-up finale del Main Event WSOP del 1980 fino alla sua vittoria del Main Event WSOP del '97, un anno prima che morisse, palesemente debilitato dalla droga, ma ancora capace di essere il migliore. E poi ci sono i suoi tre braccialetti di campione del mondo WSOP che - ancora oggi - sono un record insuperato.
Insomma, gli aneddoti su Stu Ungar si sprecano e spesso sono fini a se stessi. Eppure, contestualizzati in questo libro assumono un valore del tutto nuovo: tragicamente divertenti ma che lasciano l'amaro in bocca.
Gli autori hanno raccolto il materiale parlando con chi ha conosciuto bene Stuey, figure come Mike Sexton e Doyle Brunson, suoi grandi amici che l'hanno sostenuto nei momenti più bui della sua vita. Ma anche l'ex moglie e la figlia di Ungar hanno contribuito alla stesura del libro. Lo stesso Nolan Dalla ha conosciuto personalmente Stu Ungar.
“One of a Kind” racconta la vita e il lato oscuro di Stu Ungar con uno stile scorrevole e mai banale, cattura il lettore e vuole essere letto tutto d'un fiato: impossibile non rimanere emotivamente coinvolti di fronte alla storia del più grande di tutti e – allo stesso tempo – del più sciagurato di tutti.