E’ su uno spot di un testa a testa, che verte l’analisi di Phil Hellmuth nella sua rubrica “La mano della settimana”. Questa volta ci spostiamo a Los Angeles, dove il Pro americano ha partecipato ad un torneo di heads-up con buy-in da 10.000 dollari.
“Scelgo con molta cura i tornei a cui partecipare. Difficilmente mi lascio scappare qualche evento delle WSOP, sicché ogni anno sono pieno d’impegni dalla fine di maggio alla metà di luglio. Non disdegno neanche i tornei principali del World Poker Tour, quindi sono circa altri 20 giorni che sto via da casa. Aggiungiamoci pure tutto il tempo necessario per partecipare a trasmissioni televisive come Poker After Dark, High Stakes Poker e The Big Game, e il totale fa un sacco di ore ai tavoli di Texas Hold’em.
C’è però anche un altro evento a cui cerco sempre di prender parte. Si tratta del torneo di heads-up da 10.000 dollari di buy-in programmato all’interno del Los Angeles Poker Classic. La cosa divertente è che prevede un format unico: per essere eliminati bisogna perdere due partite.
Nel 2008, con 110 giocatori iscritti, sono stato fortunato col sorteggio ed il primo avversario l’ho superato facilmente. Al secondo turno, però, mi è toccato affrontare Erick “E-Dog” Lindgren, un forte e stimato giocatore che quell’anno aveva pure vinto il titolo di WSOP Player of the Year.
Nella seconda mano del nostro match, quando i bui erano 100/200, decido di limpare dal bottone con q 3 . Erick rilancia però a 300 ed io li vedo. Sul flop scendono k 7 5 : lui punta 600 ed io, nel tentativo di farlo passare, rilancio a 2.600. L’operazione finisce male, perché lui mi chiama quasi subito.
Il turn è un altro k e Lindgren questa volta fa check, probabilmente spaventato dal mio precedente rilancio sul flop. Sparo veloce altri 1.800, per dar più credibilità alla mia linea di gioco, ma lui mi segue deciso ancora una volta. Il river è infine un 10: Erick checka di nuovo e la palla passa me. Dopo averci pensato un po’ decido di non insistere e mi adeguo al check, scoprendo un istante dopo di aver scelto giusto perché lui mi gira k 10 per un ottimo full-house!
Rianalizziamo insieme la mano: il pre-flop è ok e il mio raise successivo per altri 2.000 è comunque accettabile (anche se non ha funzionato come mi auspicavo). Sono tuttavia certo del fatto che se lui fosse stato più weak avrebbe foldato all’istante. Al turn mi piace la mia bluff bet da 1.800. Era studiata per dargli l’ingannevole messaggio che avevo un Kappa e volevo essere chiamato. Inoltre, mi dava la possibilità di continuare col bluff anche sul river. Il check all’ultima carta è perfetto; voglio dire, era l’unica mossa possibile che andasse a mio vantaggio.
E-Dog ha giocato la partita come un vero campione. Dopo che ero sceso a 5.000 chips non si è buttato a capofitto in tutte le mani, per farmi fuori, ma ha adottato una condotta intelligente che non mi ha lasciato scampo. Naturalmente non è che non ho provato a rientrare in partita; non bisogna mai darsi per vinti perché un buon rush di carte potrebbe ribaltare velocemente la situazione.
Un altro consiglio: in heads-up dovete cercare di variare la vostra strategia in base a come l’altro gioca le sue carte. A me piace procedere con calma, cercando d’intrappolare l’oppo super-aggressive. Lascio che sia lui a dettare il ritmo, ma quando ho qualcosa di forte lo stuzzico al call con puntate dalle size contenute. Se invece mi trovo di fronte un tight, allora il bluff diventa la mia arma. Quando si mette bene posso pure provarci ad ogni mano, almeno fino a quando non inizia a callarmi.
L’heads-up è una disciplina che richiede molta flessibilità ed immaginazione, ma soprattutto una certa aggressività nei momenti chiave. Ricordatevelo, la prossima volta che ne giocherete uno."
Phil Hellmuth