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Phil Ivey: “Se non potete permettervi di bruciare 100 dollari, non giocate a poker”

Phil IveyIn una vecchia intervista rilasciata qualche tempo fa, Phil Ivey spiega un punto fondamentale del gioco del poker con una metafora che può apparire controversa e discutibile, dicendo: “Se non potete permettervi in questo momento di prendere 100 dollari dal portafoglio e di bruciarli, allora non dovreste giocare a poker”.

Una frase simile, evidentemente forte e per certi versi provocatoria, nasconde in realtà una delle basi di chi voglia approcciarsi al gioco del Texas Hold’em in modo serio, responsabile e consapevole. Tuttavia, essendo decontestualizzata e prestandosi a interpretazioni ambigue e lontane dal messaggio che il pro di Full Tilt Poker intendeva far passare va evidentemente spiegata, dal momento che nessuno di noi pensa che bruciare denaro sia particolarmente serio o responsabile, oltre che morale.

Ivey si riferisce chiaramente ad una delle caratteristiche intrinseche del gioco del poker e non solo, che riguarda tanto il giocatore occasionale che quello più assiduo, ovvero la sostenibilità di quello che stiamo facendo.
Per la sua stessa natura, il gioco del Texas Hold’em ha infatti una certa componente aleatoria, di casualità, con cui chiunque vi si approcci deve fare i conti.

Spesso diciamo che il poker è un gioco di lungo periodo, intendendo con questo che anche compiendo le scelte più corrette e giocando idealmente alla perfezione i risultati nell’immediato possono non premiarci quanto ci aspetteremmo, ma questo è perfettamente normale. Tuttavia, nel lungo periodo più sarete in grado di compiere scelte giuste – ovvero che ripetute all’infinito vi consentono matematicamente un guadagno – più sarete premiati.

Naturalmente, questo fantomatico lungo periodo può essere più o meno ampio, a seconda anche della varianza insita nella disciplina con cui vi state cimentando: è noto ad esempio che le varianti soggette a maggiore varianza come i tornei avranno bisogno di un lungo periodo estremamente più dilatato di quello necessario ad un giocatore di cash game. Ma entrambi sono soggetti a questo medesimo principio, seppur con tempistiche diverse.

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Ivey, quindi, non vi consiglia di trattare il denaro con disprezzo, né sottintende che si debba essere ricchi per vincere in questo gioco o propone un atteggiamento – miope e improduttivo per quanto legittimo – che si potrebbe tradurre con: “Ho molto denaro, posso giocare come voglio tanto anche se perdo non mi interessa”. Tuttavia, è indubbio che il consiglio cardine di giocare in bankroll – ovvero di investire in una singola partita una parte minima della propria cifra a disposizione complessiva – si basa su una considerazione analoga, che punta ad un sano distacco da quello che si sta rischiando, che consenta da un lato di abbattere la varianza insita nella singola partita, dall’altro di non essere condizionati dal denaro nel compiere scelte ottimali.

Se infatti sto giocando una partita mettiamo da 100 euro, e dall’esito di quella singola partita dipende il fatto che riesca o meno a pagare la bolletta elettrica o la spesa da mettere nel frigo, è evidente che io sto facendo qualcosa sì di legittimo, ma che non è né serio, né responsabile, né consapevole.
Un giocatore che abbia queste caratteristiche può infatti perdere quella somma anche molte volte in un giorno, senza che da questo venga minata la sua tranquillità, la sua salute, né quella dei suoi familiari o del suo conto in banca. Magari sarà stizzito, quello sì, perché nessuno gioca per perdere, ma una passeggiata, una birra o una pizza basteranno a soffiar via questa nube passeggera.

Bruciare quei cento dollari, allora, non significa disprezzare il denaro o comportarsi da irresponsabili, ma al contrario conoscere i propri limiti e lavorare per alzare gradualmente l’asticella di questi, essere consapevoli di quello che si sta facendo e nel farlo viverlo come un rischio calcolato, ammortizzabile e transitorio.
Perché se non tutti possono vincere a poker, per nessuno perdere dovrebbe diventare un problema.

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