Da ridere, ma solo per evitare di piangere. Una storia davvero ai limiti del grottesco sta circolando nella comunità pokeristica internazionale.
D'altronde, su un argomento spinoso come la presenza di bot, il rischio è che lo scivolone sia dietro l'angolo. Questa ulteriore riconferma arriva dopo i fatti degli ultimi mesi.
Sulla piattaforma offshore Ignition un giocatore che aveva trovato il modo di exploitare i BOT operanti, ovvero che aveva preso le contromisure del caso al loro stile di gioco per massimizzare il proprio atteso, ha ricevuto un permaban per il poker dalla room, senza ricevere spiegazioni e soprattutto senza avere la possibilità di fare ricorso.
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Il protagonista
Il protagonista di questa vicenda si chiama Peter Falconer. Lo scorso febbraio si era iscritto a un sito di training in cui operava un gruppo di studio e condivisione dati, al fine di trovare i migliori exploit contro i bot presenti nella poker room Ignition.
Falconer dice di aver passato due mesi e mezzo a studiare exploit e giocare, e che solo in aprile questo lavoro gli ha fruttato cinquantunomila dollari.
L'ultimo week-end del mese il giocatore si è preso una pausa dal poker per festeggiare, quando ha ricevuto una e-mail in cui Ignition gli comunicava che il suo account era stato sospeso per una indagine della security.
In questa mail la poker room gli chiedeva passaporto, foto e altre verifiche sulla residenza. Poco dopo il giocatore ha inviato la mail con i documenti richiesti.
Il cashout illusorio
Dalla room Falconer non ha ricevuto risposte fino al 3 luglio, quando una mail lo ha informato che il suo account era stato riabilitato.
"Credo di aver svegliato i vicini dalle urla. Sono stati due mesi davvero lunghi. Mi sono loggato immediatamente e ho cashouttato più che potevo, all'incirca diecimila dollari australiani (pari a 6.504$)."
Ma dopo aver richiesto il cash-out, Falconer ha trovato la sorpresa quando ha cercato di sedere a un tavolo da poker: in automatico usciva un messaggio che lo intimava a contattare il servizio clienti impedendogli di giocare.
Il perma-ban senza giustificazioni
Contattata la room a Falconer è stato chiesto il security number, cosa che non aveva mai sentito prima.
"Sono rimasto almeno due o tre ore a parlare con l'operatore del servizio clienti per resettare il PIN del mio conto gioco, e a un certo punto lui mi ha detto che il mio account aveva delle restrizioni. Che potevo giocare a casinò ma non a poker".
Chieste informazioni sulle restrizioni, Falconer si è visto chiudere la chat in faccia, poi ha scritto una mail al servizio clienti da cui ha ricevuto la conferma delle restrizioni attive sul suo account, senza ulteriori dettagli.
Per il giocatore il danno non è secondario, visto che su Ignition concentra il 95% dei suoi volumi di gioco.
Il gruppo di studio per exploitare i BOT
Secondo quanto dice Falconer, il gruppo di studio che vuole exploitare i bot non commette alcuna tipo di attività illecita e neanche "da zona grigia".
"Mi sono aggiunto al gruppo esasperato dai bot perché avevo sentito che stavano facendo un gruppo di lavoro per exploitarli. Questi bots ovviamente sono responsabili di cheating il che li rende facili da identificare".
Le attività del gruppo riguardano lo studio e la condivisione dei database e lo sviluppo di linee per exploitare i bots contro cui questi ultimi non si possono aggiustare, almeno fino al momento in cui il loro sviluppatore non se ne renda conto e dia loro nuove linee.
"La dinamica del gruppo non è 'sei tipi che si ritrovano in call mentre uno sta giocando'. Non colludiamo né cerchiamo di fare gioco di squadra. Quello che davvero facciamo è studiare insieme. E siccome possiamo condividere queste informazioni come gruppo, siamo capaci di identificare questi exploit"
Gli exploit contro i bot di Ignition
Condividendo le hand history il gruppo di studio ha identificato delle chiare tendenze nel gioco di questi bot.
"Fanno cose molto specifiche. Per fare un esempio a caso, leadano delle textures che non dovrebbero leadare, e lo fanno sizando molto grande. Giocano uno stile non ortodosso".
Falconer dettaglia anche uno degli exploit elaborati:
"C'è una linea che questi bots di solito prendono in cui provano ad andare in multi-way contro di te. Due bots e te. E poi, succeda quel che succeda, arrivano al river insieme, quindi ti ritrovi contro questi due che provano a fare un sandwich con te nel mezzo a suon di raise per outplayarti dal pot. Qualcuno di noi ha immaginato che la cosa da fare fosse di arrivare al river e poi di non foldare mai per vincere in modo molto consistente tanti big blind. Poi abbiamo postato questo exploit su Twitter aggiungendo a mo' di esempio una ventina di mani. Il giorno seguente, quell'exploit è andato, non l'ho più visto".
Un sistema non sostenibile
Da quel giorno Falconer non ha più ricevuto comunicazioni di alcun tipo dalla room ed è ancora impossibilitato a giocare:
"Sono stato bannato ma posso dimostrare di non aver fatto cheating in nessuna maniera. Ho giorni interi di riprese di me che gioco che posso far vedere, ma lo ignorano. È sempre più difficile giustificare cose simili con l'incompetenza, visto che non hanno fatto assolutamente niente contro i bots. "
Su altre poker room internazionali le cose funzionano in modo molto diverso:
"WPN/ACR POKER ha uno scenario simile, con bot simili operanti, e hanno ripulito la room. C'è un gruppo di giocatori high stakes che informa la security. Loro investigano e se trovano dei bot bannano gli account. Ma in questo caso non c'è niente di tutto questo, è come nel Far West: un giocatore in regola viene bannato mentre i bots continuano ad agire indisturbati".
Per Falconer adesso l'obiettivo è solo uno:
"Ricevere indietro il mio account e che ciò porti a un ban massivo dei bots". Vi terremo informati sugli sviluppi della vicenda.