Steve Paul-Ambrose, giocatore canadese e membro del Team Pro di PokerStars, ci parla di strategia nei tornei e di come valutare l’efficacia delle nostre azioni al tavolo. “Quando si gioca a poker, capita spesso di realizzare in maniera del tutto istintiva che un certo rilancio, un call od un fold siano perfetti per quel particolare spot.
Ed allora, senza pensarci troppo, facciamo quella mossa e basta. Ma pur se questa è una skill sicuramente importante da avere, ignorarne le ragioni che ci sono alla base può portare ad imbattersi talvolta in grossi guai. Facciamo subito un esempio per meglio chiarire quello che intendo: siete nella fase di ante di un torneo e tutti foldano fino a voi che vi trovate in posizione di bottone. Date una veloce occhiata alle vostre carte e notate 7-2 offsuit. Decidete comunque di fare un rilancio perchè ritenete che i giocatori sui bui siano piuttosto tight e che quindi ci siano buone possibilità di poter vincere blind ed ante per una buona percentuale di volte. Probabilmente avete ragione, spesso essa sarà proprio la mossa migliore. Ma il bello sta nel capire perchè un raise ATC (any two cards) può funzionare in quelle circostanze e, soprattutto, come può evolvere la cosa se il vostro raise non vince il piatto uncontested.
Di solito, in uno spot del genere tra ante e bui nel pot ci sarà qualcosa come 2,5 volte il Big Blind, e l’entità del vostro rilancio sarà più o meno simile. Pertanto, per avere un immediato profitto il vostro open-raise dovrà funzionare il 50% delle volte. Più nello specifico, se gli altri avversari giocano il 30% delle loro mani, il vostro rilancio avrà successo immediato nel .7*.7=49% dei casi. Se invece ritenete che gli altri siano più loose, il raise non sarà allora la mossa ottimale.
Per cui il vostro ragionamento dietro un’azione del genere dovrebbe essere : “Credo che i blind siano tight e che giocheranno ognuno il 20% delle proprio mani. Poichè il mio rilancio funzionerà più del 50% delle volte, allora mi conviene agire in questo modo.” Perfetto, così va sicuramente bene. Ma il problema arriva quando gli avversari decidono di fare call (naturalmente non contempliamo il caso di una loro 3-bet perchè con 7-2offsuit bisogna passare e basta).
Per la maggior parte dei giocatori, se qualcuno chiama il loro rilancio e poi fa check al flop, allora è tempo di andare sempre con una continuation bet, d’altronde hanno mostrato forza pre-flop e quindi l’unico modo per vincere è quello di puntare, giusto? Io direi invece di no. Tale idea secondo me è sbagliata per due motivi: innanzitutto è stato il vostro avversario a mostrare forza e non voi. Con il suo call ha infatti ristretto il proprio range da uno casuale al top 20%. Voi avete invece rilanciato con 7-2 offsuit, quindi il raise non indica esattamente una mano più forte di una random. In secondo luogo, abbiamo già visto prima che se un rilancio può portare profitto lo stesso non si può dire per una continuation-bet, soprattutto quando sappiamo che l’opponent ha sicuramente una mano medio-forte.
In altre parole, puntare è il solo modo che avete per passare da una situazione di potenziale profitto pre-flop ad una in cui si rischia di perdere diverse chips nel tentativo di voler vincere per forza il piatto anche se l’altro ha mostrato una certa resistenza. Naturalmente non sto dicendo che non dobbiate mai provare a fare una continuation-bet dopo aver rilanciato pre-flop con 7-2 offsuit. Voglio soltanto che voi, prima di agire in quel modo, valutiate attentamente il perchè di quell’azione.”
Steve Paul-Ambrose è nato in Canada nel 1983. Laureato nel 2007 all’Università di Waterloo in affari e scienze, è diventato famoso nel circuito dei tornei live per aver vinto il Main Event del Caribbean Adventure 2006 (facente parte allora del World Poker Tour) per la ragguardevole cifra di 1.388.600$. Con 5 piazzamenti “in the money” alle World Series of Poker di Las Vegas, le sue vincite in carriera superano attualmente 1,9 milioni di dollari.