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Sunday Million XXIII del 4 gennaio: come trarre vantaggio dagli errori altrui

Si avvicina a grandi passi quella particolare data del 4 gennaio che buona parte dei pokeristi online sta aspettando da quando vi abbiamo dato notizia di un inizio di 2026 col botto: si gioca il Sunday Million!

Ve ne abbiamo parlato abbondantemente nei giorni scorsi, in tutte le salse, ma per prendere confidenza con uno degli appuntamenti principali di questo scorcio di stagione invernale, intensificheremo i pezzi che riguardano sia la strategia da utilizzare per provare ad arrivare a premio e sperare di mettere in tasca i premi maggiori, che quelli che fanno capo ai satelliti, di cui vi parleremo prossimamente.

Sunday Million: i primi livelli

Qualche giorno fa vi abbiamo dato conto di quelle che sono le fasi "pre-torneo", dando particolare importanza al riposo, all'alimentazione, alla preparazione a tutto tondo, fino a toccare quella che è la scelta di entrare a inizio torneo o a late registration già ( più o meno ), abbondantemente partita.

Nell'articolo che avete sotto il naso, invece, cominciamo a parlare di quelle che sono le fasi del Sunday Million, partendo fin dai primi livelli, per arrivare fino a fine Day 1.

Per quanto riguarda la primissima fase, il consiglio è quello che vi abbiamo dato una marea di altre volte: il Sunday Million è sempre una maratona in cui il Day 1 è la fase in cui ti costruisci le condizioni per performare davvero quando conta, nel Day 2. Non devi “vincere” subito, ma devi arrivare ai livelli finali con uno stack che possa mettere in difficoltà i tuoi avversari, non solo in relazione ai premi in relazione ai pagamenti, ma anche, e soprattutto, per far sentire la presenza di uno stack importante quando c'è da dare la caccia alle Mystery Bounty.

Sunday Million PokerStars

La differenza tra una gara di velocità e un investimento a lungo termine

Nel Day 1 il tuo obiettivo non è semplicemente sopravvivere, è sopravvivere bene: cioè evitare di bruciarti in spot ad alta varianza contro range che non capisci o che non riesci a identificare.

Allo stesso tempo prendere tutto il valore possibile da chi fa errori strutturali (call troppo larghi, size sbagliate, tilt da bad beat, difese BB automatiche, puntate “di pancia” sui board). Nel Sunday Million il field è talmente vasto che i soldi veri li fai spesso in due modi: costruendo stack nelle prime fasi quando la gente regala EV, e conservando stack nelle fasi intermedie quando la gente “impazzisce” perché i blind iniziano a crescere.

Quello che cambia di livello in livello non è solo la dimensione dei bui: è il tipo di errore che gli avversari commettono, e quindi il modo in cui tu devi estrarre valore.

Sunday Million: i piccoli piatti preziosi

Nei primi livelli (deep stack, poca pressione ICM, tavoli spesso morbidi) la tentazione è quella di cadere tra due estremi: o giocare troppo tight “per non rischiare”, oppure aprire qualsiasi combinazione e trasformare tutto in caos. La linea che paga di più è una terza via: selezione solida preflop, aggressività ragionata in posizione e grande disciplina nel non gonfiare il pot fuori posizione senza un piano.

Qui funziona tantissimo un approccio “da chirurgo”: apri standard, ma quando entri nel colpo chiediti sempre se stai giocando una mano che può chiudere un gran punto, oppure una mano che farà spesso una coppia media destinata a soffrire contro l'avversario scelto.

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In early stage al Day 1, specie contro chi chiama tanto, le mani che crescono di valore sono quelle che dominano e/o che possono fare punti forti: coppie, suited broadways, suited connectors decenti in posizione, assi suited. Le mani che fanno guai sono quelle tipo Ax offsuit piccoli, Kx marginali, suited “spazzatura” giocati perché “tanto costano poco”: con stack deep finiscono per metterti in spot grossi con equity fragile.

Il concetto chiave è che con stack profondi i piatti si vincono spesso non con il colpo “eroico”, ma con due cose semplici: value più sottile quando hai davvero il meglio, e fold “brutti” quando capisci che la tua mano è solo un bluff-catcher in un punto in cui la popolazione non bluffa abbastanza.

In questi livelli, contro tanti avversari, una regola empirica è potente: quando un giocatore passivo ti mette tanta pressione su turn e river, soprattutto con linee grandi e coerenti, di solito è value. Gli hero-call “perché potrebbe avere...”, sono regali che fai tu.

Bluff-catcher, broadways, equity

In questo articolo avete letto alcuni tecnicismi che, soprattutto se siete giocatori alle prime armi.

Bluff-catcher: è una mano che, quando vai a chiamare una puntata (di solito grossa su turn o river), non batte quasi mai il value dell’avversario, ma batte i suoi bluff. In pratica stai dicendo: “se hai un punto vero perdo, ma se stai sparando a vuoto vinco”. Tipico esempio: hai una coppia media o alta su un board dove i punti forti dell’altro ti dominano, però alcune linee fanno pensare che possa bluffare abbastanza spesso. Se l’avversario è uno che bluffa poco, il bluff-catcher diventa spesso un call sbagliato.

Broadways: nel gergo poker, sono le carte “alte” dal 10 all’Asso. Quindi: T, J, Q, K, A. Quando senti “broadway cards” o “broadway hand”, si parla di mani composte da queste carte, tipo KQ, AJ, QT suited, ecc. Sono importanti perché fanno spesso top pair con kicker decente e hanno molte combinazioni di scale (es. AJ su board con KQ10).

Equity: è la tua “quota” del piatto in termini probabilistici, cioè la percentuale di volte in cui la tua mano vincerà (o pareggerà) se si va allo showdown da quel punto in poi, considerando le carte possibili che devono ancora uscire e le mani plausibili dell’avversario. Esempio semplice: se hai 40% di equity quando finiscono i soldi in mezzo, vuol dire che mediamente vincerai 4 volte su 10 (più eventuali split) contro quel range. Nota importante: equity non è tutto, perché conta anche quanta equity riesci a “realizzare” davvero con le decisioni postflop (fold, call, bluff, posizione).

Poker e Sport Editor
Io sono Andrea Borea, sono nato nel marzo del 1973, e non vengo propriamente da una formazione umanistica, visto che i miei hanno sempre spinto per dare seguito agli interessi di famiglia. Dopo aver fatto per qualche tempo ciò che essi mi consigliavano, Assopoker divenne la mia vita, prima che mi chiamasse Luca Pagano per collaborare al sito PokerPoker.it e dare vita alla Pagano Events. Sono stato il primo a bloggare il Main Event delle WSOP per l’Italia da Las Vegas, nel 2008 e nel 2009. Collaborai alla stesura di due collane, “Lo sport del Poker” e “I segreti del Grande Poker”, entrambi per la Gazzetta dello Sport, sempre per Gazzetta cominciai a scrivere per un paio di anni articoli di Texas Hold’Em, prima di passare in pianta stabile con PokerStars.it. Da 6/7 anni, scrivo per ItaliaPokerClub, BetFair, PokerStarsNews, PokerStarsLearn, Ludos Academy.
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