In un precedente articolo abbiamo riportato l'interessante reportage di Ben Rothenberg sulle partite truccate nel tennis. In quell'occasione il giornalista statunitense ha spiegato che gli incontri combinati ci sono a tutti i livelli, rivelando anche il listino prezzi e il modo in cui avviene l'approccio ai giocatori da parte dei match-fixers.
Oggi ci occupiamo invece di un articolo scritto da Rothenberg in precedenza (per l'esattezza il 26 febbraio 2015), nel quale riporta i sospetti su una partita giocata a Dallas e si occupa in linea generale di quanto sia diffusa la piaga del match fixing nelle categorie inferiori.
"In un torneo minore giocato a Dallas all'inizio di questo mese, il numero 174 al mondo Denys Molchanov era in vantaggio sul numero 300 Agustin Velotti nel match del primo round, proprio come a suggerivano le odds", scrive Rothenberg. "Ma dopo che Molchanov ha vinto il primo set, sono state effettuate grandi puntate su Velotti. Le odds su Malcanov si sono alzate (nonostante fosse il favorito e in vantaggio di 1-0, ndr) e il mercato ha raggiunto la saturazione, con circa $900.000 scommessi sul match".
Una circostanza per nulla comune, che ha insospettito molti. I sospetti si sono trasformati in qualcosa di più quando Velotti ha vinto il secondo e il terzo set, portando a casa l'incontro e arricchendo coloro che sull'1-0 avevano puntato forte (e senza apparenti motivi) sul suo successo. Questo match ha fatto molto scalpore ed è subito stato segnalato da più parti alle autorità competenti. Diversi bookmaker hanno annullato le puntate vincenti e su internet decine di scommettitori e appassionati di tennis hanno condiviso alcune giocate di Molchanov alquanto sospette.
[youtube] https://www.youtube.com/watch?v=Ha9dYNTETBA [/youtube]Incuriosito da questo incontro, Rothenberg ha contattato Ian Dorward, un analista sportivo che in precedenza aveva lavorato come trader delle scommesse sul tennis e come quotista per alcuni importanti bookmaker.
"La mia opinione è che ci siano molteplici incontri truccati ogni settimana", ha dichiarato Dorward in riferimento agli incontri di scarsa importanza e di basso livello. Secondo l'analista, è proprio lì che i criminali fanno la maggior parte dei soldi: i tennisti meno competitivi sono anche quelli meno ricchi, e quindi più propensi a truccare una partita. A volte anche solo parzialmente, per mantenere un minimo di integrità.
"Una particolare forma di combine molto popolare è quella che prevede di decidere a tavolino i primi due set", spiega Dorward. "Il terzo set, invece, viene giocato regolarmente da entrambi i tennisti per determinare il vincitore. Ho fatto trading su diverse partite nelle quali sono convinto che sia andata proprio così. Le puntate erano piazzate con grandi volumi solo su certi game e sul risultato esatto dei primi due set".
Secondo l'esperto, nei tornei dove il montepremi è molto basso, i tennisti si comportano in questo modo per poter guadagnare i soldi necessari per continuare a giocare professionalmente. A tal proposito, Rothenberg riporta un incontro sospetto del 2014 tra due giocatori olandesi che non erano mai entrati nella top 200 mondiale ed erano compagni di doppio.
Il torneo Challenger si teneva a Meerbusch, in Germania, e prima dell'inizio della partita molti trader erano già sicuri che Boy Westerhof (numero 248 al mondo) avrebbe vinto il primo set e il suo avversario Antal van der Duim (280 al mondo) avrebbe vinto il secondo. I volumi di gioco erano infatti insolitamente alti e ben suddivisi su queste due tipologie di scommessa.
Effettivamente, Westerhof ha vinto il primo set per 6-4 e nel secondo, dopo essere andato in vantaggio per 3-0, si è fatto recuperare perdendo 6 giochi di fila. Alla fine ha perso anche il terzo set, ma si tratterebbe di un dato irrilevante: secondo questa strategia di match-fixing, i primi due set sono truccati, mentre il terzo è giocato regolarmente. La partita è stata poi analizzata dalla federazione e non sono stati presi provvedimenti.
"Ci sono molte più partite truccate di quanto si pensi", ha commentato il tennista americano Ryan Harrison, attuale numero 62 al mondo. "Se uno di questi tennisti corrotti gioca un anonimo Challenger in Ucraina, può dire a sei amici differenti di puntare $2.000 sul risultato esatto, e se lo fa otto volte all'anno tira su una cifra importante".
Sia Harrison che l'analista Dorward sono d'accordo nel dire che il profilo del tennista corrotto è ben preciso: un giocatore che bazzica da sempre nei tornei minori e non è mai entrato nella top 200. Loro sono gli obiettivi più facili, perché per un torneo Challenger il primo premio può essere di poco superiore ai $1.000, una cifra che a volte non è nemmeno sufficiente a coprire le spese di trasferta.

"In passato, negli spogliatoi, Molchanov non ha mai condannato direttamente il match fixing", rivela Harrison. "Non ha mai detto di averlo fatto o di volerlo fare, ma provava a giustificare la pratica dicendo che per un tennista è molto dura finanziariamente".
Le varie federazioni tennistiche hanno provato in tutti i modi a fermare il fenomeno delle partite truccate. Uno dei metodi più efficaci è la diretta streaming gratuita del maggior numero di partite possibile, anche quelle più piccole e insignificanti. In questo modo, sono gli stessi appassionati a vigilare e segnalare le partite sospette.
Ciononostante, è innegabile che il match-fixing sia una pratica estremamente comune nel tennis. Il giocatore canadese Peter Polansky, che non si è mai spinto oltre il ranking di 122 al mondo, ha dichiarato di essere stato contattato più volte per truccare un risultato, ma ammette anche che il problema non è solo questo: sono gli stessi atleti a considerare accettabile truccare una partita per finanziarsi la carriera.
"Dalle chiacchiere che si sentono tra i colleghi negli spogliatoi, sembra che sia molto diffuso", ha detto Polansky. "Succede, e c'è poco che si possa fare per fermarlo".