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Reddito di Cittadinanza: scommettitore veronese non dichiara le vincite, condannato a 14 mesi di carcere

Continua il nostro viaggio tra i casi controversi del reddito di cittadinanza percepito da giocatori d’azzardo. Di recente abbiamo pubblicato la storica sentenza del Tribunale di Avellino che ha assolto una donna dalle accuse della Procura campana. Oggi invece vi diamo un aggiornamento importante su un’altra vicenda giudiziaria che ha riguardato un uomo 57enne di Verona (P.A. le sue iniziali) che possedeva delle ingenti somme su diversi conti gioco.

Il caso del 57enne scommettitore di Verona

Il giocatore d’azzardo veneto nel 2019 aveva fatto domanda per percepire il sussidio di stato.

Al tempo, con nessun controllo preventivo effettuato (chi ha presentato e voluto la legge non si è preoccupato di studiare un sistema di filtri efficaci dando così il via a truffe di ogni genere), P.A. aveva compilato la sua dichiarazione ISEE indisturbato dimenticandosi però di dichiarare importanti vincite alle scommesse.

Le vincite sono da considerarsi reddito? A Avellino non la pensano così…

Molto probabilmente non era a conoscenza che c’era un divieto tassativo per il gioco. Inoltre, per gli inquirenti, le vincite – di fatto – rappresentano una sorta di “reddito”. Interpretazione questa bocciata però dai giudici di Avellino (ma si tratta solo di una sentenza di primo grado quindi non destinata a fare giurisprudenza).

Dopo gli accertamenti della Guardia di Finanza nel 2021, è finito nel mirino della Procura della Repubblica di Verona.

Le omesse dichiarazioni delle somme depositate sugli account

I pubblici ministeri hanno contestato la Dichiarazione sostitutiva unica con tutti i redditi familiari. Non vi era traccia della titolarità dei numerosi conti gioco online (considerati dai PM come veri e propri asset finanziari) e neanche delle vincite delle scommesse.

La Procura ha contestato gli incassi dal betting:

  • 21.592 euro nel 2018 (anno oggetto della prima dichiarazione)
  • 10.684 euro incassati tra il 2019 e il 2020

Reddito di cittadinanza: la finanza considera gli incassi lordi e non le vincite-perdite

C’è però da aprire una parentesi importante: in tutte queste indagini le Fiamme Gialle dal 2020 in poi, applicando una vecchia legge del 1988, hanno contestato gli incassi lordi (o vincite lorde) e non le vincite nette. Ovvero la GDF conta solo quando il giocatore incassa le vincite ma nel conteggio totale non si tiene conto delle perdite. Si tratta di un paradosso perché in questo caso le vincite lorde non possono essere interpretate come reddito (nel caso della donna di Avellino era in perdita, nonostante numerose vincite negli anni).

Quindi non è detto che l’uomo di Verona abbia effettivamente registrato profitti netti per oltre 32.000 euro. In teoria potrebbe anche essere in passivo. Le somme perse potrebbero essere superiori al denaro incassato, come nel caso della gambler di Avellino ( il giudice l’ha assolta, una semplice coincidenza? Non pensiamo).

Cosa prevede la legge del Reddito di Cittadinanza

Nel caso specifico, le autorità giudiziarie hanno invece ravvisato diverse somme considerevoli negli account dello scommettitore veronese. E’ quindi molto probabile che sia vincente e non perdente.

Il problema è di natura non solo di diritto penale ma anche di diritto amministrativo. Per la legge e il regolamento del Reddito di Cittadinanza, è tassativamente vietato scommettere per i beneficiari. Anche per somme pregresse vinte nell’anno precedente la dichiarazione. Pertanto quelle vincite rimediate dall’uomo di Verona avrebbero fatto decadere il sussidio pubblico.

Il RdC inoltre prevede che l’ISEE debba essere inferiore a 9.360 euro l’anno. L’uomo invece ha percepito in questi anni il reddito di cittadinanza senza averne diritto, arrecando danno all’INPS secondo le accuse dei procuratori.

Concesse le attenuanti generiche, l’uomo ha patteggiato per 14 mesi

Aveva un reddito nel 2018 superiore alla soglia ISEE, così come nel 2019 e nel 2020. Il GUP (Giudice per l’udienza preliminare) Paola Vacca ha esaminato il caso e ha concesso allo scommettitore veneto le attenuanti generiche perché l’uomo si è già impegnato a restituire all’INPS le somme percepite.

Con i suoi avvocati Alice Chiementin e Manola Russo ha deciso di patteggiare un anno e due mesi di carcere, con la sospensione condizionale della pena.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.