Un importante precedente arriva dal Tribunale penale di Avellino per quanto riguarda i "giocatori-gamblers" che percepiscono il reddito di cittadinanza: una donna di 37 anni è stata assolta da un giudice campano nonostante avesse movimentato sui suoi account online - nell'arco di circa un anno - ben 320mila euro.
Come noto, per la legge (amministrativa) e per il regolamento INPS, chi percepisce il sussidio non può scommettere o giocare online, pena: decadenza dell'assegno. Per questa ragione l'Ente previdenziale ha sospeso il RdC alla donna.
La Guardia di Finanza l'aveva denunciata dopo una serie di controlli incrociati su alcune carte prepagate anche grazie alla collaborazione della Banca d'Italia. Le fiamme gialle avevano scoperto che la donna avellinese (che vive sola con i due figli dopo la separazione dal marito) stava percependo il reddito di cittadinanza ma al tempo stesso scommetteva ingenti somme su calcio, corse di cani e cavalli, Formula 1 e boxe.
Dal marzo 2019 a settembre 2020 aveva perso 335mila euro. Alla fine era arrivata anche la beffa finale con il rinvio a giudizio con l'accusa di "indebita percezione di erogazioni pubbliche".
Il giudice però l'ha assolta: "il reddito di cittadinanza è cosa ben diversa dal gioco, le vincite non costituiscono reddito".
In effetti, la versione della difesa (accolta dal Tribunale) è a nostro avvisa corretta: la Guardia di Finanza, durante anche altri controlli, aveva conteggiato il volume d'affari, ovvero le vincite lorde e non quelle nette, applicando una vecchia legge del 1988. Prendiamo proprio il caso della donna: ha sì vinto €320.000 ma ne ha persi €335.000, con una perdita netta di €15.000. Come possono le entrate lorde essere conteggiate come reddito quando effettivamente si tratta di perdite e non di profitti?
Per il Tribunale il fatto non sussiste. E' compatibile quindi percepire il rdc e al tempo stesso scommettere. L'avvocato difensore della donna, Danilo Iacobacci, ha sostenuto nella sua memoria difensiva che "le vincite provenienti da giochi non costituiscono reddito". E il collegio penale gli ha dato ragione.
C'è però ora un altro problema: l'INPS richiede la restituzione di tutte le somme percepite e la sospensione del sussidio. Il regolamento INPS parla chiaro e, pena decadenza, chi percepisce il reddito non può giocare online o scommettere.
"Aspettiamo le motivazioni — commenta l'Avvocato Iacobacci — ma è fuori discussione che si tratti di una pronuncia inedita, coraggiosa e destinata a fare giurisprudenza". Una precedente che potrebbe condizionare anche altri casi in fase di dibattimento in tutti i tribunali d'Italia.
La donna, senza lavoro e con due figli a carico, avrebbe diritto al sussidio ma l'INPS ha bussato alla sua porta e le ha chiesto la restituzione di €12.600 già incassati. I funzionari stanno applicando solo la legge. La donna ha presentato opposizione, forte anche di questa recente sentenza, ma un conto è l'ambito penale e l'altro il diritto amministrativo. Sarà il legale Fabiola De Stefano a difenderla.