Ci lascia all’età di 86 anni Silvio Berlusconi, ex Premier, fondatore di Mediaset-Fininvest e Forza Italia, nonché il Presidente più vincente della storia del Milan. E’ deceduto stamani all’Ospedale San Raffaele di Milano.
Si è approcciato al settore del gaming sia come politico-legislatore che, indirettamente, anche in qualità di imprenditore, attraverso Mondadori.
Mai nessun politico italiano ha avuto influenza così attiva nel mondo del gioco pubblico italiano, ma in tutti i settori ha avuto un peso determinante. Del resto stamani il Presidente Sergio Mattarella gli ha riconosciuto tutto il suo peso politico nella storia della Repubblica Italiana: "Apprendo con profonda tristezza la notizia della morte di Silvio Berlusconi, fondatore e leader di Forza Italia, protagonista di lunghe stagioni della politica italiana e delle istituzioni repubblicane. Berlusconi è stato un grande leader politico che ha segnato la storia della nostra Repubblica, incidendo su paradigmi, usi e linguaggi".
In questo Articolo:
- 1 Come è nata la liberalizzazione delle scommesse online
- 2 La rivoluzione: il bando delle concessioni online
- 3 Governo Berlusconi IV: il via libera poker online a torneo
- 4 La disciplina dell'online italiana diventa un modello regolatorio
- 5 Berlusconi - Maroni e la prima regolamentazione dei circoli (rimasta inattuata)
- 6 Da Berlusconi a Monti: l'imboscata ai circoli e l'espansione dell'online
- 7 Silvio Berlusconi e la pubblicità nei giochi
- 8 Berlusconi investitore e imprenditore nel gioco pubblico
- 9 I suoi Governi liberisti nell'online
Come è nata la liberalizzazione delle scommesse online
La prima legalizzazione dell’online la si deve a lui. Inizialmente il suo Governo (parliamo dei primi anni 2000) uscì dall’ipocrisia e dal falso perbenismo e iniziò, insieme al Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, a guardare al settore delle scommesse come una risorsa fiscale anche per l’online, con molto pragmatismo.
La maggior parte dei gamblers italiani giocavano sui siti e bookmakers internazionali .com, mentre il settore del terrestre era sotto oligopolio, resistente a qualsiasi cambiamento.
Quando Totosì propose per la prima volta la vendita di ricariche per l’online (con frequenti spot televisivi appoggiandosi a una concessione terrestre), in assenza di regolamentazione, il Governo iniziò a disciplinare il settore, con l’idea di recuperare volumi di gioco dall’estero (e quindi anche entrate fiscali notevoli), riconoscendo ai concessionari terrestri (titolari di agenzie scommesse) la possibilità di affiliare punti remoti e punti ricariche, per la vendita di carte ricaricabili per i conti gioco.
Si creò quindi una rete parallela alle agenzie di scommesse da una parte e dall’altra ai CTD (centri trasmissione dati collegati a Stanleybet e di altri book stranieri) riconosciuti e “legittimati” da due sentenze della Corte di Giustizia Europea (in particolare la Sentenza Placanica).
La rivoluzione: il bando delle concessioni online
Con la spallata di Totosì, il secondo Governo Berlusconi iniziò un lento ma inesorabile processo di regolamentazione dell’online, culminando nel 2008 (Governo Berlusconi quarto) con la “Legge per gli adeguamenti degli obblighi comunitari”, detta anche in maniera informale (e più giornalistica) “Legge comunitaria”. Quella legge prevedeva il bando per le concessioni online, una vera rivoluzione per tutti gli stati europei continentali. Solo la Gran Bretagna avera un sistema di licenze (differente) regolamentato al tempo, insieme a Malta e a Gilbilterra.
Nel frattempo ci fu, con la breve parentesi del Governo Prodi (con Berlusconi all'opposizione dopo essere stato battuto per 20mila voti degli italiani all'estero), la "liberalizzazione" delle scommesse con il Bando Bersani che riguardava l'assegnazione delle concessioni dei punti fisici.
Governo Berlusconi IV: il via libera poker online a torneo
Ritornato al Governo, fu disciplinato sempre nel 2008, su input della prima room italiana (Gioco Digitale) anche un gioco molto popolare come il texas hold’em, meglio conosciuto come poker online, inizialmente però erano autorizzati solo i tornei e i sit and go. La volontà di Berlusconi e di Tremonti, su input anche di AAMS, era quello di fare concorrenza ai casinò, poker rooms e bookmakers esteri che avevano milioni di giocatori affiliati in Italia.
Con questa regolamentazione si diede una stretta al gioco sul .com (vietatissimo) anche se un primo mattoncino fu messo, sempre dal suo Governo, nel 2004 con la prima legge ordinaria che vietava la pubblicità dei siti .com e dei bookmakers stranieri in Italia.

La disciplina dell'online italiana diventa un modello regolatorio
Con la disciplina del 2008 di tutto il settore dell’online, l’Italia è stata presa da modello regolatorio nel settore del gioco pubblico da remoto, da altri Governi come quello francese, portoghese e spagnolo, mentre gli altri paesi ancora vivono sotto monopoli privati o pubblici e facevano la fortuna dei siti .com (vedi Olanda, Germania, paesi scandinavi etc).
Nel pacchetto della “Legge Comunitaria” (in realtà la legge era italianissima ma fu quasi fatta passare come un adempimento dell'Unione europea) erano inclusi anche giochi come il poker cash game, casinò online (che videro però la luce nel 2012 dopo un lunghissimo iter di attuazione) e la prima regolamentazione dei circoli di poker live.
Berlusconi - Maroni e la prima regolamentazione dei circoli (rimasta inattuata)
Sul live, il vero protagonista fu in quegli anni il Ministero degli Interni Roberto Maroni, deceduto anche lui di recente nel 2022 per un brutto male. Maroni era il leghista forse più vicino e in sintonia con Berlusconi.
A cavallo del 2008/2009 proclamò con una circolare interna a tutti i Prefetti, tolleranza zero verso i circoli privati di poker che organizzavano tornei. Successivamente lo stesso Maroni impartì una prima regolamentazione mettendo dei paletti (tetto al buy-in, al numero di re-buy e montepremi) in modo tale da dare a più di 300 circoli attivi sul territorio (il texas hold’em era molto popolare) uno spiraglio di poter continuare la propria attività.
Quel tipo di circolare fu poi sposata e recepita dalla “Legge Comunitaria” che rinviava a un regolamento d’attuazione riservando la riserva di disciplina ai Monopoli di Stato. Purtroppo quel atto è rimasto dentro un cassetto negli uffici di Piazza Mastai.
Proprio in quegli anni si aprì una concertazione tra i Monopoli e i principali attori ma il dibattito principale nel settore era sulla sostenibilità dei circoli dal punto di vista economico. In base a quella regolamentazione non era possibile per le associazioni poter stare in piedi.
Nel 2011, il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, intervenì nel settore del poker live italiano con un decreto legge che dava più margini di manovra ai circoli che, di fatto, diventavano veri e propri concessionari, con un vantaggio notevole per il fisco italiano.
Da Berlusconi a Monti: l'imboscata ai circoli e l'espansione dell'online
Pochi mesi dopo però cadde il Governo Berlusconi, con le dimissioni di Silvio per lo “spread” oramai ingestibile e arrivò il risanatore Mario Monti e iniziò una stagione di “lacrime e sangue” per il popolo italiano. Berlusconi – con la sua abilità politica – di fatto con la sua maggioranza (insieme alle opposizioni) appoggiava Monti che era costretto però mettere la faccia sulle riforme più impopolari (come la Legge Fornero sulle pensioni).

La caduta del Governo Berlusconi IV ha rappresentato un grosso problema per la regolamentazione del poker live italiano
Con il cambio di Governo, essendo il poker live non ritenuto una vera risorsa fiscale e con le lobby del terrestre che vedevano il giochino e i circoli come temibili concorrenti (e senza più imprenditori influenti con l’Esecutivo di tecnici), la regolamentazione dei club è stata volutamente affossata, con alcuni articoli mirati da parte dell’Avvenire e della lobby cattolica da sempre contraria al riconoscimento del poker live.
In un momento di enorme difficoltà finanziaria, il Governo Monti si guardò bene dal toccare la disciplina e regolamentazione del gioco online (semmai gli sponsor europei di Monti spingevano per implementare attraverso il gambling le entrate italiane) .
Così la disciplina del gioco da remoto voluta da Berlusconi e da Tremonti ha visto la sua massima espansione con uno stimolo per la crescita delle entrate fiscali del settore (proprio in quel peridio iniziò anche lo studio della Liquidità internazionale del Poker gestita dal direttore dell’online dei Monopoli Rodano).
Silvio Berlusconi e la pubblicità nei giochi
Le opposizioni però provarono a colpire nel portafogli l’ex Premier, con decreto legge (n. 158 del 2012 convertito L. 189 del 2012) a firma del Ministro della Sanità Balduzzi che limitava la pubblicità sui giochi (che era una normativa di buon senso nella sua versione definitiva), con gli spot pubblicitari che potevano essere visibili in televisione solo dopo le 22.00 per tutelare giustamente i minori.
Balduzzi, da tecnico aveva fatto un ottimo lavoro, cercando di centellinare e gestire il numero di spot televisivi. Molto probabilmente se il suo decreto non fosse stato svuotato negli effetti (in sede attuativa) si sarebbe raggiunto un punto equilibrio tale da non richiedere il divieto assoluto previsto dal Decreto Dignità di 6 anni dopo.
Ma ricordiamoci che Berlusconi, con la sua maggioranza, appoggiava sempre il Governo del Professor Mario Monti e riuscì, con un abile mossa, a far approvare un regolamento da parte di una commissione di vigilanza sulle concessioni televisive e far passare una norma che svuotava il decreto Balduzzi: erano esentati da questi limiti i canali specializzati in particolare le pay tv, vedi Sky e Mediaset Premium e i canali tematici (ma non solo di sport...) del digitale terrestre. In questo modo si è arrivati purtroppo fino al Decreto Dignità del 2018.
Berlusconi investitore e imprenditore nel gioco pubblico
Berlusconi ha anche investito come privato in fondi di investimento che controllavano importanti società italiane del gioco. Da imprenditore invece, attraverso Mondadori, controllata dalla figlia Marina Berlusconi, i suoi manager hanno creato Glaming per alcuni anni concessionaria italiana prima della chiusura. La stessa Glaming è rimasta famosa per aver lanciato Diletta Leotta nel poker italiano.
I suoi Governi liberisti nell'online
Senza i suoi Governi liberisti, molto probabilmente, il gioco online italiano sarebbe stato ancora ostaggio degli storici oligopolisti del gioco terrestre (legati soprattutto ai partiti di sinistra) per molti anni ancora, contro ogni logica e ogni evoluzione tecnologica e invece, con molto pragmatismo, ha aperto alla liberalizzazione con grossi benefici per le entrate fiscali del paese. Nel caso contrario, gli italiani avrebbero continuato a giocare senza limiti sui .com con un danno per il nostro Erario.