La strada per la liquidità condivisa europea si fa sempre più in salita. Il Portogallo sta regolamentando il poker online e la legge che disciplina il settore non prevede alcuna norma specifica sull'apertura del mercato verso l’esterno.
Il Vice Ministro del Turismo, Adolfo Mesquita Nunes, si era sbilanciato nei mesi precedenti, prevedendo un'apertura internazionale del poker lusitano come aveva assicurato in aprile ad un’associazione di players portoghesi.

Il sottosegretario più volte ha affermato pubblicamente che le autorità di Lisbona avevano imparato la lezione "dagli errori di Francia, Spagna e Italia".
In queste ore è stato però smentito in maniera secca dal direttore del gioco online dell'ente governativo SRIJ, Manuela Bandeira che, a sorpresa, ha sganciato la bomba, affermando in una recente conferenza di Lisbona che il poker portoghese sarà segregato come in Francia.
Bandeira ha affermato che il Portogallo adotterà il modello francese "semi-aperto": i giocatori portoghesi non potranno giocare su rooms estere ma gli stranieri (residenti in Europa) potranno farlo nelle sale da gioco online lusitane.
In una prima fase, il mercato sarà quindi chiuso per i players portoghesi ma il direttore ha assicurato che vi sarà poi una successiva apertura, ma in tempi ignoti.
Per gli operatori dell'online interessati ad una licenza (in prima fila PokerStars, Betfair ed altre grosse multinazionali) è senza dubbio una bella mazzata: il Portogallo conta una popolazione di 10 milioni di abitanti con un PIL pro capite di 22.123$. Pertanto si presume che il mercato lusitano produrrà reveneus minori rispetto anche al piccolo New Jersey.