La recente vicenda che ha coinvolto Brian Hastings in una brutta storia di multiaccount potrebbe non aver solo danneggiato il mondo del poker. Anzi, il clima da "resa dei conti" che si è instaurato a certi livelli potrebbe essere realmente salutare per la longevità di questo nostro settore.
Per capirlo basta dare un'occhiata a quanto ha recentemente dichiarato James "Andy McLEOD" Obst ai microfoni di Lee Davy per Calvinayre.com. L'australiano è sempre stato un tipo tagliente nelle sue pubbliche uscite, il classico giovanotto che definiresti "mai banale". E questo ultimo sfogo non fa eccezione.
HASTINGS, DUE VOLTE IMBROGLIONE
"Imbrogliare, secondo me, è prendersi un vantaggio sleale nei confronti degli altri. Dal momento in cui tanti ragazzi americani hanno dovuto prendere e trasferirsi all'estero per continuare a giocare online, il fatto di continuare a giocare dagli USA tramite VPN è già di per sè sleale, ma se continui a giocare con il tuo account allora il danno è molto relativo", dice Obst, che tiene a sottolineare di non volersi ergere su nessun piedistallo: "So bene di non essere un santo", dice l'australiano alludendo al fatto di avere iniziato a giocare da minorenne, "ed ho rimorso per il fatto di poter essere stato un cattivo esempio".
Lo spettro della sua riflessione infatti è ben più ampio rispetto alla questione-Hastings, che pure egli critica su tutta la linea per una serie di ragioni, non ultima quella di avere ingannato tutti quelli con cui ha intrapreso bracelet bets in vista delle WSOP, dove in diversi hanno puntato contro di lui pensando erroneamente che online ormai non giocasse da tempo, e potesse quindi essere un po' arrugginito.
MONDO DI EGOCENTRICI
Il target dell'attacco di "Andy McLEOD" è il mondo dei poker pro tout court: "Ammetto di provare molto fastidio per il fatto di far parte di un mondo dove la maggioranza è così egocentrica. E' davvero raro incontrare un giocatore che non posti aggiornamenti sul suo stack, che non faccia sapere ai social quando possono vederlo in tv, che non spieghi quanto è stato sfortunato quando le cose non vanno bene o non si auto-glorifichi quando la varianza è stata gentile con lui."
Ma James ne ha anche per le colleghe donne: "Analogamente, è sempre più raro vedere giocatrici che non si fanno tutti i selfie possibili e immaginabili, tutte le foto possibili e immaginabili, che sia ciò per ragioni di sponsor, per fare amicizia con qualche top player o semplicemente per attirare l'attenzione sul proprio aspetto fisico."
IL PROBLEMA? QUELLI AL TOP!
Il punto, insomma, è un altro. "Secondo me il problema parte dalla cima". Obst parte dal fatto che giocatori di grande popolarità come Hellmuth e Negreanu godano di grande attenzione mediatica, e per questo sono dei modelli per il pubblico di riferimento. Ma purtroppo, lo stesso Hellmuth "è troppo preoccupato a curare il proprio ego, per rendersi conto delle conseguenze negative che comportamenti come le sue classiche sfuriate possono avere", nel senso anche della possibile emulazione da parte del pubblico.
Pur nella differenza caratteriale, un problema simile vale anche per Daniel Negreanu. "So che ha fatto tanto per questo gioco, e che per molti versi è un fantastico esempio. Per altri versi, tuttavia, lo è molto meno. Ad esempio quando critica aspramente giocatori per un orrendo call, senza rendersi conto che lo annuncia a migliaia e migliaia di followers."
AUTO-BLOG, CUI PRODEST?
Quello del ruolo pubblico e della celebrità è un tasto su cui Obst spinge molto: "Se non sei abbastanza famoso per ricevere le attenzioni dei blogger, e tieni a far sapere come sei messo in un torneo a delle persone, puoi sempre scrivergli in privato." Questa cosa dell'aggiornare continuamente su se stessi, secondo James, è totalmente senza senso, in particolare davanti agli ultimi sviluppi del mondo delle sponsorizzazioni, obiettivo realisticamente possibile solo per pochissimi.
In ultima istanza, quello che manca alla gente come Brian Hastings è la capacità di acquisire una visione più ampia e smettere di essere concentrati solo su se stessi. "Tutta la gente che Brian apostrofa come 'omini sociopatici di internet' sono più che altro persone a cui la vita ha servito una mano peggiore rispetto a lui. Ci provano, a diventare come lui, ma non ce la fanno."

Per ogni top player ci sono decine di migliaia di potenziali emulatori destinati all'insuccesso. "L'incredibile quantitativo di livore che uno come Hellmuth si attira da anni è direttamente correlato con le enormi difficoltà patite dagli altri ". Quello che Obst intende è che le qualità superiori di un Hellmuth si incrociano con la frustrazione di moltissimi altri, convinti di giocare meglio di lui e di essere solo meno fortunati. E questo incrocio è estremamente dannoso per questi ultimi.
I DEPRESSI
"Mi piacerebbe sapere quante persone che giocano a poker da molto tempo, ad un certo punto del loro percorso hanno sofferto un periodo di depressione vera e propria. Facciamo un 40%? Secondo me potrebbe essere molto di più, e sarei sorpreso di sapere che esiste un altro settore che produce percentuali più alte rispetto a quelle del poker", è l'attacco di Obst, nella certezza che questa cultura sia stata creata da quelli che stanno in cima alla catena. In altre parole "l'autocompiacimento e l'egocentrismo è quello che sta distruggendo il poker più di qualsiasi altra cosa."
E se bravi ragazzi si abbandonano a comportamenti loschi come il multiaccounting, una delle ragioni è il fatto di vedere intorno a sè persone a cui non importa di nulla se non di se stessi.
Certo la visione di Obst è piuttosto radicale, se ne possono non condividere alcuni passaggi ma lo scopo del pro australiano è quello di provocare un reale esame di coscienza collettivo nei suoi colleghi più famosi, unici da cui - secondo lui - può partire un reale cambiamento. Ce la farà?