Una boccata d’ossigeno per l’industria del gaming del Nevada: dopo due mesi neri, i casinò di Las Vegas e dintorni danno un segnale di deciso risveglio. Nello stato americano, le sale da gioco hanno incassato $960,7 milioni ad ottobre, con un incremento dell’8,1% rispetto allo stesso periodo del 2010, secondo le stime del Nevada Gaming Control Board. Ed i boss di SinCity non si limitano a guardare il loro orticello in mezzo al deserto ma stanno facendo pressione per una storica apertura del mercato in Giappone, oltre a non perdere di vista la vicina Miami.
Procediamo con ordine. Las Vegas è tornata a crescere: i casinò sulla Strip hanno registrato, nel decimo mese dell’anno, un balzo in avanti significativo del 13,3%. Numeri importanti che testimoniano un inaspettato risveglio dell’industria del gioco del Nevada, in particolare a SinCity (meno nelle zone periferiche). Il poker tiene ma a fare la parte del leone è il baccarat, grande passione per gli asiatici.
Pensate che MGM Resort è la catena che più di tutte ha cercato di incrementare e migliorare l’offerta di questo gioco ed i numeri hanno dato ragione alla politica voluta dai nuovi manager: le entrate del baccarat sono cresciute del 74,3% (rispetto al 2010) nei casinò di proprietà.
Bisogna però allargare gli orizzonti: la febbre del gioco in Asia non si placa e visto il successo strepitoso di Macao e Singapore, il Giappone sembra pentirsi della sua politica di isolazionismo che in questi anni l’ha portato ad un inevitabile declino economico. Stesso discorso può essere fatto nel gambling: il paese del Sol Levante non ha beneficiato del boom continentale, trascinato dal maggior poter d’acquisto dei cinesi, veri e propri gamblers. Per fare un esempio, i giocatori high rollers di baccarat, provenienti soprattutto da Hong Kong, stanno sostenendo l'incredibile ascesa delle sale di Macao.
Per questo motivo i giapponesi sono intenzionati ad eliminare il divieto di gioco. Ben 150 deputati hanno presentato un nuovo disegno legge che permetterà la costruzione di nuovi mega resort casinò ed il posizionamento di slot e tavoli da gioco negli hotel già esistenti.
Verrà ripresa una vecchia idea di Sheldon Adelson (proprietario di Las Vegas Sands) e del Governatore di Tokio, Shintaro Ishihara, di costruire una serie di casinò in stile Macao. Per anni vi è stata una dura resistenza a questo progetto, per i timori di favorire la malavita locale ma i danni causati dallo tsunami hanno creato l’esigenza di incrementare le entrate fiscali. La ricostruzione ha un conto salatissimo: 244 miliardi di dollari, una cifra pazzesca. L’industria del gioco inoltre potrebbe creare nuovi posti di lavoro in una nazione con 128 milioni di abitanti e con la recessione economica alle porte.
Uno studio dell’Università di Osaka, del professor Ryosaku Sawa, ha stimato che i casinò potrebbero generare un business per $44 miliardi l'anno. Al contrario delle apparenze, i giapponesi sono giocatori incalliti: le pachinko, macchinette infernali (un mix tra slot e flipper), sono la passione nazionale.
Dietro al disegno legge che dovrebbe essere approvato nel mese di gennaio 2012, c’è però un forte gruppo di pressione, guidato da Sheldon Adelson (uno dei 10 uomini più ricchi degli Stati Uniti) e dalla sua Las Vegas Sands, sostenuto dalla lobby più potente del Nevada formata da MGM Resort International e Caesars Entertainment . Ma anche gli attivissimi malesi di Genting (che vogliono mettere le mani su Miami) non stanno a guardare. La bagarre è appena iniziata.