Campioni nel poker non si nasce, ma qualche volta lo si può diventare: di certo è successo a Phil Galfond, che recentemente è tornato a ripercorrere i primi anni della sua carriera, quando ancora "OMGClayAiken" non esisteva neppure nella sua immaginazione.
Come per molti altri che poi sono diventati giocatori di fama mondiale tutto è iniziato all'università, quando nonostante condividesse l'appartamento con due ragazze passava gran parte del proprio tempo chiuso nella sua stanza, giocando sit&go: "Sono una persona introversa, che però è capace di gettarsi a capofitto in qualcosa quando le piace e così feci col poker, una sorta di videogioco meraviglioso per me".
Un videogioco che col tempo ha cominciato a rendergli sempre di più, fino a toccare i livelli più alti per poi dedicarsi a quello che diventerà il suo vero terreno di conquista, i tavoli di cash game high stakes.
A instradarlo in questa direzione, per sua fortuna e per il dispiacere delle tasche di molti dei suoi avversari, è stato Peter "Apathy" Jetten: "Mi disse che in questa disciplina c'era molto più denaro da poter guadagnare, ed aveva ragione".
I coach che iniziarono a plasmare quella che sarebbe poi diventata una sorta di quieta macchina da guerra sono Emil "whitelime" Patel e Tommy Angelo, poi autore di apprezzati libri di poker.
Galfond comincia dai tavoli di No Limit Hold'em NL1000, dove viaggia al ritmo di 5BB/100, ed inizia quindi a salire in modo lento ma inesorabile, trasferendosi quindi dopo qualche tempo su Full Tilt Poker, conoscendo Tom Dwan e poi passando al Pot Limit Omaha, disciplina in cui ora è un riconosciuto maestro.
I suoi avversari non ci mettono molto a rendersi conto di avere a che fare con un fenomeno, a cui pochissimi sono capaci di prendere le misure: "La sfida cominciava a farsi sempre più interessante - chiude Galfond - io stavo diventando più forte ed il videogame sempre più reale. Presto i giocatori di poker online cominciarono a parlare di 'OMGClayAiken'". Ed il resto, come si suol dire, è storia.