Ora che Phil Hellmuth ha finalmente spento la dodicesima candelina WSOP, è più facile per lui parlare anche dei momenti più critici vissuti in tanti anni di poker ad altissimi livelli e di continue rincorse a nuovi record.
In questi anni è capitato molte volte di parlare delle occasioni perse da "The Poker Brat" e dei relativi tilt, nella caccia al 12° braccialetto. Eppure, se chiedete a Phil quale è il suo peggiore ricordo relativo alle WSOP, non parlerà dei 3 pazzeschi secondi posti del 2011, e neanche dell'incredibile rimonta subìta da Brian Rast nel 50k Poker Players' Championship sempre dello scorso anno. Per risalire al più brutto ricordo di Hellmuth alle World Series Of Poker bisogna risalire non di 1 ma di 11 anni, al 2001.
Era il primo Main Event a disputarsi su 5 giorni e, cosa più importante, per la prima volta il final table veniva ripreso dalle telecamere di ESPN. Per l'occasione si ottenne un tavolo finale dal cast straordinario: Mike Matusow, Phil Hellmuth, Phil Gordon, Dewey Tomko e il futuro vincitore Carlos Mortensen erano della partita. In palio per tutti c'è il titolo di campione del mondo con i suoi 1.500.000$ di premio, ma per Phil Hellmuth - come spesso gli accade - c'è in ballo qualcosa in più. Ne parleremo tra poco.
Torniamo al Binion's di Las Vegas in quel 17 maggio del 2001. Con 5 giocatori rimasti c'è una mano chiave in corso, un allin preflop in cui Hellmuth parte stradominante contro Gordon: quest'ultimo ha tentato il raddoppio con 66, mentre Hellmuth vanta due 9 neri, proprio quelli che 12 anni prima gli avevano portato il primo titolo WSOP. Tutto sembra far supporre una eliminazione di Gordon, invece un 6 sul board vanifica le speranze di "The Poker Brat", che nonostante una buona reazione uscirà qualche giro più avanti al 5° posto per poco più di 300mila dollari di ricompensa.
"Se la mia mano avesse retto avrei avuto circa 1,6 milioni in chips con 4 giocatori rimasti. Carlos (Mortensen, ndr) è un grande giocatore e avremmo lottato allo stremo e questo valeva anche per Dewey Tomko, mentre l'altro (Stan Schrier, ndr) era inferiore", ha affermato Hellmuth al magazine britannico Pokerplayer.
Cosa c'era in palio oltre al titolo? Ce lo spiega lo stesso Phil "Il 6 caduto a favore di Phil (Gordon, ndr) mi è costato probabilmente il torneo, e nel caso avessi vinto sarei diventato il più giovane player di sempre ad entrare nella Poker Hall Of Fame. Sarebbe stata una cosa grandiosa, e invece ho dovuto attendere ancora qualche anno per entrarci".
Allora Hellmuth aveva infatti 37 anni, e infatti un suo secondo successo nel WSOP Main Event gli avrebbe spalancato le porte per la HoF superando così David "chip" Reese, che era stato eletto nella "Sala della Fama" pokeristica nel 1991 ad appena 40 anni. Come ha affermato a Pokerplayer, Hellmuth dovette aspettare ancora qualche tempo prima di vedersi insignito di questa prestigiosa onoreficenza.
Era l'estate del 2007, Phil aveva già 43 anni e venne eletto nella Poker Hall Of Fame insieme a Barbara Enright, unica donna di sempre capace di un tavolo finale al Main Event WSOP.
Curiosamente, nel dicembre dello stesso anno si spegneva proprio Chip Reese, vittima delle complicazioni di una polmonite ad appena 56 anni. Il suo ricordo è però intatto nel cuore di chiunque ami e segua il poker da qualche lustro, così come intatto è il suo record di più giovane giocatore di sempre a venire eletto nella Poker Hall Of Fame. E se neanche Phil Hellmuth è riuscito a superarlo, c'è da pensare che ben difficilmente nei prossimi anni la giuria (composta dai membri viventi della HoF e da alcuni giornalisti specializzati) priverà il compianto campione di questo piccolo simbolo di immortalità sportiva.