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Raffaele Bertolucci: "All'IPT ho mostrato quanto valgo"

Raffaele ha vinto 100.000€ nell' online: un vero JimmyRaffaele Bertolucci, nonostante la delusione per aver visto la vittoria dell'IPT di Sanremo andare ad Alessandro Meoni, è un giocatore a cui non mancano i motivi per sorridere: il piazzamento gli è comunque valso ben oltre i 100.000 €, cifra che gli consente di raddoppiare quanto vinto nel poker online e sancisce un talento in cui i bene informati già confidavano.

Sembra essere proprio questa, la medaglia che lo rende più fiero. Certo, un vero torneista gioca sempre per un solo risultato, a maggior ragione quando sembra che sia arrivato proprio il tuo momento, ma "jezebel87" sottolinea che un successo anonimo paradossalmente lo avrebbe lasciato ben più deluso: "Nelle fasi finali sono convinto di aver dimostrato di saper giocare un buon poker, anche grazie alla struttura, e di non essermi trovato lì per caso. Preflop non credo di aver sbagliato nulla, postflop potevo compiere scelte diverse in alcune situazioni, probabilmente migliori, ma succede quando si giocano molte mani in modo aggressivo, inoltre c'erano avversari capaci".

Già, e praticamente tutti formatisi di fronte ad un computer nel giro di pochi anni. Adesso però che anche Raffaele ha cominciato a frequentare con una certa regolarità questi eventi, si è reso conto di quanto conti l'esperienza su questo terreno specifico: "Inizialmente non credevo ce ne fossero di rilevanti, ma mi sbagliavo. Dal vivo non solo puoi intuire lo stato d'animo del tuo avversario, ma ti trovi ad esempio ad avere fold equity anche contro avversari short, o viceversa scopri che persone con uno stack ancora solido si sentano più corte di quanto non siano. Una persona attenta può notare molti dettagli, che non vanno affatto snobbati".

Vincere tornei del resto è sempre molto complicato, complice una varianza poco meno che folle, e chi decide di dedicarsi agli MTT a livello professionistico deve quindi venire a patti con periodi negativi anche molto profondi, capaci di scuotere diverse certezze: "Anzitutto bisogna capire quanto il calo dei risultati dipenda da un periodo negativo e quanto da dei limiti nel proprio gioco, per questo bisogna sempre confrontarsi in modo sincero coi colleghi.

Altro aspetto essenziale è il bankroll. Troppe persone, dal vivo ma anche online, giocano al di sopra delle proprie possibilità, e quindi magari anche se avrebbero del talento rischiano di perdersi a causa di un violento swing. Infine il mindset, capace di farti insistere, ricordandoti quanto stai facendo le cose nel modo giusto".

Il giovane toscano riflette quindi sulla particolarità del panorama italiano, che con un mercato chiuso ai giocatori stranieri garantisce alcune rinunce ma anche dei vantaggi non intuitivi per tutti: "Visto che il numero dei giocatori è inferiore la varianza è più contenuta, per contro l'average buy-in più basso e tornei relativamente meno ricchi consente meno occasioni per vincere premi davvero importanti.

Manca poi il confronto con i giocatori stranieri, fa capire se i buoni risultati che si hanno dipendano più dai tuoi meriti o dai demeriti altrui. Purtroppo ancora abbiamo una marcia in meno, loro hanno più esperienza, più bankroll e più aggressività nelle fasi finali, unita a un po' più di fantasia e di coraggio nel non preoccuparsi di scalare posizioni nel payout. Paradossalmente, invece, credo che la nostra gestione dello stack nelle fasi iniziali sia migliore, un filo più conservativa, come ha sostenuto anche Emiliano Conti".

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Bertolucci confida che a suo avviso il livello medio anche nel poker online si è alzato rispetto agli esordi, rendendo più difficile emergere e costringono ad uno studio più approfondito e attento: "Bisogna creare degli automatismi tecnici, che ci consentano di prendere tutta una serie di decisioni in modo piuttosto rapido. Inoltre bisogna stare attenti a non bruciarsi: il rischio è quello di sovrastimarsi dopo i primi successi, affrontando troppo presto livelli per cui ancora non si è abbastanza preparati".

Bertolucci è stato anche sesto al PPT di Saint VincentPensando inoltre ai professionisti italiani, ma in fondo non solo, Raffaele conferma quanto non sia semplice essere presi sul serio quando si decide di approcciare il poker senza considerarlo semplicemente un gioco: "Essere dei pionieri porta diffidenza, a scontrarti con un retaggio culturale che vede il gioco come fortemente carico di pregiudizi negativi, tuttavia essere fra i primi ci ha dato un vantaggio sugli altri.

Succede che i giocatori possano ostentare gli aspetti più positivi, come la gestione del tempo o una buona disponibilità di denaro, è una sorta di autodifesa perché spesso diversamente non riesci a spiegare in modo efficace la bontà di quello che stai facendo, in molti tendono a credere che hai avuto soltanto fortuna e la cosa non sia destinata a durare. Anche io mi sono dovuto sforzare per superare queste diffidenze, mostrando per intero quello che faccio".

E' comunque convinto che chi ha la testa sulle spalle possa togliersi belle soddisfazioni, tenendo sempre presente che le cose potrebbero cambiare: "Il mio percorso nel gioco non è mai stato un'autostrada, anzi. Ho avuto vari momenti in cui mi domandavo se fare il professionista fosse la strada giusta, all'inizio i risultati non erano buoni e mi sono messo in discussione.

Tutt'ora, anche se tutto sta andando bene e ne sono contento, so che in futuro potrei prendere decisioni diverse, per mancanza di stimoli o magari di competitività. Il poker è un gioco fortemente egoistico, sicuramente mi piacerebbe fare qualcosa che non porti solo felicità a me, ma che renda contente anche persone attorno a me, non saprei, un attività come un ristorante magari?".

Per adesso insomma gli avversari continuerà a cercare di cucinarli al tavolo, ma chissà che un giorno i piatti che più gli interesseranno non possano avere sopra qualcosa di più succulento che non delle semplici "chips".

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