Tutto il mondo è paese: la storica sentenza del giudice federale Jack Weinstein, di fatto spalanca le porte dei numerosi poker club underground di New York, resi celebri dal film ‘Rounders’.
Per la prima volta una corte federale ha ammesso che il poker “è un gioco dove prevale l’abilità”, ed è un precedente che vale non solo per l’area metropolitana della Grande Mela ma potrebbe essere applicato per analogia anche in altri Stati. Per non parlare dell’online…
Una sentenza giudicata “pericolosa” per il Dipartimento di Giustizia che – per questo motivo – potrebbe presto presentare ricorso. Fatto sta che le partite “private”, giocate nei club, rendono New York una delle 10 città pokeristicamente più attive al mondo, con un volume di affari enorme, quasi del tutto celato al bramoso fisco a stelle e strisce.
In un club con media affluenza, vengono in genere giocati circa 200.000$ in un giorno lavorativo e alla casa rimane, a fine serata, un utile di 25.000$. D’altronde – siamo al paradosso – a New York non c’è l’ombra di un casinò (la legge non lo permette).
Il Governatore Andrew Cuomo ha capito che il divieto non ha più ragione di esistere e sta spingendo per trasformare l’ippodromo del Queens in una grande sala da gioco: l'Aqueduct Racetrack è già stato autorizzato per l’installazione di migliaia slot machine.
I newyorkesi hanno gradito: circa 20.000 persone si recano ogni week-end nella nuova struttura. Ma non basta perché i poker club continuano ad essere affollatissimi, ed ora con la sentenza del giudice Weinstein, lo saranno ancora di più.
Quella di New York sembra una situazione analoga a Roma, unica capitale europea sprovvista di casinò. E purtroppo sulla regolamentazione del live, stiamo vivendo una situazione al limite del paradosso. In Italia c’è una legge che dal 2009 riconosce il poker come uno skill game e autorizza le sale ad organizzare tornei dal vivo.
Peccato che non sia mai stata data attuazione alla legge in questione. L’ex Ministro degli Interni Roberto Maroni nel 2009 ha invocato tolleranza zero nei confronti dei circoli non autorizzati, ma la giurisprudenza italiana l’ha sconfessato (soprattutto in ambito penale), proprio come il giudice federale Weinstein.
Risultato? Anarchia per tutto il settore. Ed il Governo Monti ha dimostrato (già con due rinvii) di non aver alcuna intenzione di pubblicare il tanto atteso bando di gara. E così l’Erario perde 80 milioni all’anno (secondo le previsioni del Ministero dell’Economia) senza contare i 20mila posti di lavoro che si verrebbero a creare con l’attuazione di una legge che è rimasta lettera morta da 4 anni a questa parte. Da Roma a New York, tutto il mondo è paese.