In attesa della versione definitiva del “Decreto Balduzzi” (che sarà resa pubblica proprio in queste ore) si susseguono le indiscrezioni ed i rumors sui nuovi limiti ed in particolare sulle distanze di “sicurezza”minime che i nuovi punti vendita dovranno rispettare.
Come detto, il Ministro Balduzzi, in un primo momento, era intenzionato a mantenere tutti i punti di raccolta (tipo slot rooms, agenzie di scommesse etc.) a 500 metri da scuole ed altri luoghi sensibili (in particolar modo per la tutela dei minori). Una norma – nella pratica – difficilmente applicabile: secondo un’interpretazione estensiva si sarebbero dovuti trasferire tutti gli esercizi licenziatari, non solo le tanto “discusse” sale giochi ma perfino i tabaccai esistenti (non a distanza di ‘sicurezza’) autorizzati alla raccolta di altri giochi di “pura fortuna”, come il Lotto, SuperEnalotto e Gratta & Vinci.
Facile comprendere, perché dopo una lunga fase di consultazione con i principali operatori di settore, il Governo abbia innestato la retromarcia. Ma è molto probabile, che nel sancire il compromesso “storico” sia stato trascurato un aspetto fondamentale che rischia di invalidare i limiti in oggetto. Riscrivendo il testo, non si è tenuto conto delle linee giurisprudenziali ferree tracciate pochi mesi fa dalla Corte di Giustizia Europea.
Il decreto stabilisce che i limiti dovranno essere applicati ai prossimi due bandi per l’assegnazione delle concessioni per i punti di raccolta delle scommesse sportive e per le future rooms live ma, con questi presupposti, i ricorsi potrebbero essere molteplici.
Nell’ultima bozza del testo, era stata introdotta una distanza minima per i nuovi punti vendita di 200 metri dai luoghi sensibili. E su questo punto si è venuta a creare una grossa falla nel sistema: con ogni probabilità, per la Corte di Giustizia Europea, la norma potrebbe essere “discriminatoria” ed anti concorrenziale per i nuovi operatori.
Sul punto (distanze minime) i giudici europei si sono espressi in modo chiaro nella Sentenza Costa Cifone, con le seguenti motivazioni:
La Corte ritiene che tale misura abbia l'effetto di proteggere le posizioni commerciali acquisite dagli operatori già insediati a discapito dei nuovi concessionari, i quali sono costretti a stabilirsi in luoghi meno interessanti dal punto di vista commerciale rispetto a quelli occupati dai primi. Una misura siffatta implica dunque una discriminazione nei confronti degli operatori esclusi dalla gara del 1999.
Il Governo potrebbe giustificare l’intervento restrittivo per tutelare i minori dal gioco d’azzardo e per limitare il fenomeno della ludopatia, ma anche tali argomentazioni sembrano molto deboli dinanzi alle convinzioni della Corte di Giustizia Europea che, sempre nella “Costa Cifone”, mette in evidenza la politica di espansione fiscale nel settore da parte dello Stato Italiano:
“La Corte respinge tale argomento, in quanto il settore dei giochi d’azzardo in Italia è stato per lungo tempo caratterizzato da una politica di espansione finalizzata ad aumentare gli introiti fiscali. Per la tutela dei consumatori residenti i mezzi impiegati per la realizzazione dell’obiettivo invocato devono essere coerenti e sistematici”.
I giudici europei ribadiscono un principio giurisprudenziale oramai consolidato e sottolineato non solo nella ‘Costa Cifone’ ma anche in una Sentenza contro i Monopoli Austriaci nel settembre del 2011. Ma non è finita: tale principio giurisprudenziale potrebbe colpire anche gli altri limiti imposti dal Decreto Balduzzi sulla pubblicità sul gioco. Già in altre occasioni la GCE, riguardo altri stati europei, ha espresso forti critiche nei confronti dei sistemi concessori che limitavano la pubblicità nel settore.
In tutti i casi, se saranno approvate in maniera definitiva le norme sulle distanze minime, potrebbero esserci conseguenze dirette sul prossimo bando delle scommesse sportive. Dal punto di vista della CGE, la norma sarebbe anti concorrenziale ed andrebbe a colpire i nuovi operatori. Ma anche negli altri giochi ci potrebbero essere delle "discriminazioni": pensiamo ad esempio a nuove sale giochi che dovrebbero rispettare tali limiti rispetto agli altri competitors.
Per quanto riguarda il poker live, il discorso potrebbe essere diverso: in questo caso i concessionari partirebbero tutti sullo stesso piano, però sarebbero - lo stesso - svantaggiati nello sviluppo dell'offerta complessiva che la sala potrebbe offrire. In poche parole, le future rooms live per poter essere redditizie, dovrebbero poter proporre ai propri clienti una multi offerta di gioco, apparecchi da intrattenimento compresi.
Proprio in queste ore, Monti e i suoi collaboratori sembrano intenzionati ad abolire la distanza minima di 200 metri, però i limiti dovrebbero rimanere, CGE permettendo. In poche parole potrebbe essere il potere discrezionale dei Sindaci a stabilire la congruità delle distanze. In questo modo (senza neanche un parametro oggettivo) si verrebbe a creare un ulteriore caos e discriminazioni ancor più marcate. Attendiamo di leggere il testo definitivo ma i dubbi sulla legittimità (ed efficacia) di alcune norme sono sempre più crescenti.