In questi giorni si discute moltissimo, forse troppo e soprattutto a sproposito, di gioco. Come spesso accade nel mondo di oggi, tutti si sentono in diritto di dire la loro anche in ambiti che non conoscono. Accade in medicina, in economia, in geopolitica. Anche sul mercato del gioco ognuno si sente in diritto di dire la sua, ma sapete che vi dico? Che sì, un minimo di titolo per parlare ce l'ha chiunque, anche se di mercato del gaming non ci ha mai capito né mai ci capirà nulla. Perché? Semplice: perché il gioco è nella natura dell'uomo ed è una dimensione che non ci abbandona mai.
In questo Articolo:
Il gioco e la storia dell'uomo: un viaggio in parallelo
Le prima tracce di gioco d'azzardo (dall'arabo "az zahr" che significa "dado") risalgono a migliaia di anni fa e nessuna, tra le grandi civiltà del passato, ne è immune. Dai cinesi agli indiani, dagli assiri ai babilonesi agli egizi, ai greci e ai romani, l'essere umano ha da sempre bisogno di questa dimensione.

La storia dell'azzardo è di fatto parallela a quella umana. La Bibbia è piena di riferimenti sui giochi a sorte e persino nel Vangelo è celebre il passaggio in cui i soldati si giocarono a sorte la tunica di Cristo, moribondo in croce. Nella Roma imperiale si giocava sulle corse delle bighe e sulle lotte tra gladiatori. Le bettole si trasformavano in bische nottetempo, e già allora tra i frequentatori c'erano due categorie destinate a marchiare per sempre a fuoco il mondo dell'azzardo: i bari e le prostitute.
Nonostante ciò il gioco è sopravvissuto a qualunque civiltà, qualunque divieto e qualsiasi pregiudizio. Di più, attraverso le epoche si sedimenta sempre più nella cultura popolare, con diverse apparizioni anche in quella "alta".
Il bambino che è in noi
Perché questa persistenza di un fenomeno visto spesso come istinto basso, insalubre, peccaminoso? Perché la ricerca dell'adrenalina, lo spirito di competizione, il vanto di apparire o dimostrarsi più bravi del prossimo sono tutti residui del nostro essere stati bambini. Con l'età adulta si perde per sempre l'innocenza del puer, ma alcuni elementi ci rimangono dentro e tra le manifestazioni più frequenti e naturali per farli riaffiorare c'è proprio il gioco.

Anche per questo sorrido (rabbrividendo) alle affermazioni dell'On. Silvestri, che annuncia l'intenzione di favorire un cambiamento culturale negli italiani. Ma, amico mio, non è l'italiano: è l'essere umano. Mettere all'indice una passione che fa parte della natura e della tradizione umana non è solo un'idiozia, è qualcosa di impraticabile.
Intrattenimento o compulsione?
Ciò che sfugge all'osservazione dei detrattori è che il gioco non esiste solo nella sua degenerazione. Il gioco è innanzitutto intrattenimento di massa. La compulsione, prima che la Sittman & Pitt inventasse la slot machine a fine XIX secolo, era un fenomeno pressoché inesistente ed è da considerarsi la principale problematica del gioco "moderno".

Il ripetersi ipnotico di gesti, senza che il cervello attivi le funzioni esecutive, favorisce sicuramente una perdita di contatto dalla realtà. Il gioco in sé è sempre una piccola evasione, ma innocua finché rimane confinata entro determinati limiti.
Ci sono paesi in cui il gambling è una sorta di religione, come il Regno Unito. Eppure si tratta di un fenomeno che ha un suo equilibrio, legislativo e sociale. Il gioco, finché rimane distinto dalla realtà e non occupa uno spazio tale da proporsi di sostituirla, è una passione sana.
Gioco e cultura del gioco
In fin dei conti, al di là del guadagnare dai banner pubblicitari (elemento imprescindibile per ragioni talmente ovvie che non mi dilungo a spiegare), quello che fa un sito come Assopoker è cercare di diffondere una cultura del gioco consapevole. Fare informazione in questo settore significa sì attirare nuovi giocatori per i partner commerciali, ma se fossimo solo quello saremmo durati forse 13 mesi, non 13 anni. Nel nostro piccolo cerchiamo di fare cultura, di diffondere un approccio corretto al gioco, che aiuti il lettore a orientarsi al meglio possibile nel mare magnum del panorama di giochi e discipline offerte.

L'illusione di Silvestri
Secondo l'On. Silvestri invece dovremmo sparire, noi come chiunque abbia come passione o lavoro il mondo del gioco. Secondo l'On. Silvestri, un ipotetico domani in cui riuscissero a cancellare il mercato legale del gioco, gli italiani non giocherebbero più. Eh sì, ce lo vedo proprio uno che il weekend è abituato a seguire le partite giocando i suoi 20€ alle scommesse sportive, o sedendosi a un torneo di poker, che improvvisamente si scopre appassionato di storia antica e acquista un manuale di Epigrafia greca.
Siete liberi di illudervi che un appassionato di gioco, se impossibilitato a giocare legalmente, smetta di giocare. Non lo farebbe chi vive la passione con equilibrio, a maggior ragione non lo farebbero eventuali giocatori problematici. Semplicemente, quello che fino ad oggi hai potuto fare in piena legalità e con tutte le tutele del caso, andrai a farlo nel marasma di siti off-shore.

"I nuovi imbecilli" e l'allergia all'online
Diversi anni fa, quando vennero lanciate le nuove slot machine e iniziò la loro diffusione in bar ed esercizi commerciali, qualcuno chiese a un anziano intellettuale delle mie parti (profondo sud della Calabria) cosa pensasse di quelle nuove macchinette. "Cosa dovrei pensare? Che scopriremo nuovi imbecilli!". Al di là dell'espressione tranciante del professore, c'era ovviamente qualche amara verità.
L'illusione del facile arricchimento e la ricerca di scorciatoie verso l'improvviso benessere economico sono le molle che spingono i ceti medio-bassi a calcare la mano su giochi iniqui ma che promettono vincite fantasmagoriche. Questa è senza dubbio la categoria più a rischio di gioco problematico e andrebbe tutelata, ma con tutele vere, non propaganda a caso. Questa tipologia di giocatore passa dalla sala slot al tabacchino, a un centro scommesse dove cerca regolarmente di vincere almeno 5.000€ con 3€ grazie a un improbabile lenzuolo di 18 partite.
A questo tipo di giocatore interessa il jackpot, il colpaccio, non gli sposta nulla sapere che sul sito X la quota della Juventus è mezzo punto più alta che sul sito Y. Questi individui sono spesso molto diffidenti dell'online, preferiscono il gioco "di presenza". A questa tipologia di persone, la più debole ed esposta tra i giocatori, un ban alla pubblicità del gioco online non cambia nulla, non sposta un grammo delle loro abitudini.
Ban e miopia
Io vedo che i morti da incidenti stradali sono purtroppo sempre tantissimi, ogni anno. Prima dello sciagurato avvento dei telefonini, la principale causa di morte era l'alta velocità, Non ho però mai visto nessuno chiedere alle case automobilistiche di non produrre più automobili che fanno i 240 orari. Eppure il limite massimo è di 130, sulle nostre strade, quindi non sarebbe una richiesta del tutto campata in aria. Così come l'alcolismo è una piaga sociale riconosciuta, ma questo non mette fuorilegge i produttori di amari e superalcolici, né le agenzie pubblicitarie che producono spot sempre di grande impatto.
Istruzioni per l'uso (e abuso)
Dovreste riconsiderare i concetti di uso e abuso. In tutti gli ambiti legali, non è scoraggiando l'uso che si previene l'abuso, ma aiutando il "consumatore" a dotarsi degli strumenti culturali migliori, per gestire la propria passione.
Un'offerta di gioco legale e controllata non può mai rappresentare un pericolo per una civiltà matura. Esistono migliaia di comportamenti commerciali indotti che sono del tutto inutili o dannosi alla persona. Una volta avevamo solo la sindrome da frigo vuoto, oggi siamo invasi in ogni aspetto del vivere. Siamo indotti a comprare smartphone sempre più avanzati, nonostante quello che abbiamo funzioni ancora benissimo. Siamo sottoposti a bombardamenti continui, per comprare qualcosa che non ci serve a un cazzo ma tanto è SOTTOCOSTO. Sprechiamo tempo e denaro nei modi più disparati, ma vuoi vedere che grazie alla fine della pubblicità sul gioco rinsaviremo tutti e diventeremo dei noiosissimi cittadini modello?
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