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AK ed una decisione difficile al river

Foldare AK in un proprio piatto 3-bettato può diventare molto complicato, specie quando il river sembra finalmente averci premiato. A volte però diventa necessario, come ci spiega Tyson "tford219" Ford.

Nella mano in questione, giocata in un torneo da 27 dollari su PokerStars durante lo SCOOP, l'UTG+1 apre con un minimum raise a 240, e noi 3-bettiamo da MP a 720 con a k : chiamano il big blind e l'original raiser.

Il flop è j 6 5 , un board che scegliamo di c-bettare a 1.213 fiches su un piatto di 2.340, e solo l'original raiser ci chiama.

Il turn è il 3 , e sia l'original raiser che hero checkano. Sul river, l' a , ecco che l'original raiser openpusha in overbet, andando all-in per 7.091 fiches su un piatto di 4.766: che cosa dovremmo fare?

 

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Hero decide di chiamare, immaginando che il suo avversario possa voler bluffare sfruttando l'asso come scary card, ma è qui che Ford (vincitore di circa 500.000 $ online) gli spiega perché spesso si tratti di una cattiva idea: "Contro chiunque sia almeno un po' competente foldo piuttosto facilmente. Quando punti al flop e checki dietro il turn non hai quasi mai delle overpair o delle top pair forti, quindi il tuo range contiene mani con assi, qualcosa come 88-99-TT o bluff".

Di conseguenza, secondo "tford219", lo scopo dell'all-in avversario può essere uno soltanto: "Siccome con una coppia o dell'aria non chiameresti mai ad un all-in, la speranza di villain è quella di vedersi chiamare dalle mani come A-x, facendolo quindi con AJ e con i set. Del resto, a parte mani come 87 non ha molte mani con cui possa bluffare, e non credo faccia questa mossa con degli assi che batti".

Già, ma se il nostro avversario non avesse idea di quello che sta facendo? "In quel caso - chiosa Ford - lancia una moneta e decidi". Un torneista, d'altra parte, non può proprio sperare di liberarsi dai coinflip.

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