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Jake Cody: "Vincere per me significa tutto"

Non ci sono molti campi nei quali a 26 anni rischi di sentirti già un veterano: il poker è però uno di questi, e riflettendoci sopra Jake Cody crede di poter rientrare nella lista.

"A luglio compirò 26 anni, ed ormai sono un giocatore professionista da otto - ha scritto recentemente nel proprio blog - nonostante non possa definirmi come un membro della old school, allo stesso tempo non faccio neppure parte della nuova generazione, e più gioco più i miei avversari sembrano diventare giovani".

L'inglese si lascia andare a queste riflessioni non soltanto perché fra qualche settimana sarà padre, ma anche perché ormai ha sufficiente esperienza per sapere che quanto di buono raggiunto finora (nel suo caso rischia di essere una frase particolarmente ingenerosa) non gli garantisca di per sé un futuro altrettanto brillante: "Spesso mi guardo attorno domandandomi chi sarà in grado di superare il test definitivo nel mondo del poker, quello del tempo: chi starà anche solo giocando, di qui a cinque anni?".

Jake Cody, fra i pochi detentori della Triple Crown (photos courtesy Danny Maxwell)

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Cody appare insomma ben consapevole che, raggiunta la vetta grazie ad abilità e fortuna, dovrà continuare a lottare con costanza per mantenerla: "So per certo che chi non lavora con costanza e duramente finisce per essere mangiato vivo - afferma senza particolari giri di parole - ma è per questo che amo il poker, la competizione, il fatto che ci si scontri l'uno contro l'altro senza pietà".

Questo non significa lavorare solamente sulla tecnica, ma anche su se stessi e le proprie emozioni, specie quelle che inevitabilmente si affacciano nel corso di periodi negativi: "E' davvero improbabile che possiate vedermi arrabbiato per aver perso o prendermela con un mio avversario, ma questo non significa che non mi importi". Tutt'altro.

"Vincere per me è tutto, sia che si tratti di un tavolo finale WSOP o di una partita di Monopoli giocata a natale in famiglia, non posso sopportare di perdere - ci tiene a precisare - ma ho semplicemente imparato a non mostrarlo, ed a fare in modo che le emozioni non influenzino le mie decisioni".

Un punto controverso su cui anche tra i professionisti non c'è accordo unanime, ma citando Stu Ungar in una delle sue frasi più celebri Jake vuole rimarcare come quelle parole siano ancora decisamente attuali: "E' un lavoro duro giocare a poker, non permettere a nessuno di dirti che non sia così [...]. Se non mi credi, sarai tu il prossimo agnello condannato al macello". Una fine che nessuno intende sottoscrivere, e men che mai un professionista come Cody.

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