[imagebanner gruppo="gdpoker"]
Se vi piacciono le serie tv americane, più precisamente i procedurali alla CSI, allora la vicenda di Paul Phua potrebbe diventare una di quelle spy story capaci di tenervi incollati alla poltrona, davanti alla tv. Solo che invece di una fiction, rischia di diventare la realtà.
Probabilmente ricorderete come quest'estate sia circolata la notizia dell'arresto di Wei Seng 'Paul' Phua, ex partecipante del Big One for One Drop e presunto - vale la pena sottolinearlo - membro di spicco della famigerata 14K Triad. Le accuse contro Phua furono quelle di aver partecipato ad un giro di scommesse sportive illegali sui mondiali di calcio di Brasile 2014.
Secondo arstechnica (e secondo alcuni documenti legali circolati di recente), gli avvocati di Phua sostengono che nel processo che ha portato a suo arresto sia stato violato il 4° Emendamento, quello che negli Stati Uniti d'America "difende da perquisizioni, arresti e confische irragionevoli" - come riportato da Wikipedia.
La difesa sostiene che Caesars abbia lavorato insieme con l'FBI in uno "schema" che avrebbe violato la legge, messo in atto per fare in modo di catturare Phua. Pare che per poter aiutare l'FBI ad accedere alla villa di Phua, a Caesars fosse stato chiesto di interrompere intenzionalmente l'accesso a Internet di Phua, permettendo all'FBI di mandare un finto tecnico a sistemare il problema.
Una volta all'interno dell'edificio, il presunto tecnico ha potuto così collezionare le prove necessarie a ottenere un mandato che poi ha portato all'arresto del giocatore di poker. Per il momento, né la Caesars né l'FBI hanno voluto commentare questa fuga di notizie, ma gli avvocati di Phua sostengono che tutto ciò faccia parte di un vero e proprio insabbiamento.
"Se questa corte autorizza questa duplicità - affermano i legali di Phua - il governo si sentirà libero di ordire schemi simili virtualmente in qualsiasi contesto, entrando nelle case di persone perfettamente innocenti". Queste le dure parole utilizzate dagli avvocati difensori e rivolte al magistrato federale di Las Vegas.
La difesa ha proseguito sostenendo che senza queste "ricerche non autorizzate", nessun giudice avrebbe firmato un vero mandato necessario a raccogliere le prove utilizzate per accusare il loro cliente.
Phua - che ha sempre negato di essere coinvolto con la criminalità organizzata - è attualmente a piede libero, dopo aver pagato una cauzione di 2 milioni di dollari, un milione dei quali pagato - così si dice - nientemeno che da Phil Ivey.