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Il boom del poker live romano è finito?

Sono passati solo due anni, ma sembrano secoli, quando Fabio Tonacci di Repubblica pubblicò un’inchiesta sull’action del poker live romano, riportando numeri impressionanti: dai 15 ai 20 circoli operativi, con tornei che arrivavano fino a 200.000 euro di garantiti, anche in una normale serata lavorativa.

Repubblica denunciava (andandoci giù pesante) “il boom delle sale illegali mascherate da circoli culturali”, con un’ampia diffusione del cash game (pratica illegale, ricordiamolo).

Il quotidiano parlava di 200 sale operative in Italia. In realtà, una nostra capillare inchiesta del 2013, rivelava che alla fine si toccava quasi quota 400 circoli presenti sul territorio.

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Dopo due anni, raccogliamo testimonianze autorevoli sullo sboom del poker live capitolino. Cosa è successo? Si sono verificate le stesse dinamiche dell’online, con il cash che ha mandato broke molti giocatori? Probabile, ma l’argomento è tabù, almeno per il momento.

Un esperto dell’action romana è senza dubbio Jerome Iozza, responsabile italiano della prestigiosa scuola di croupier Cerus.

Jerome, come mai si è registrato un calo così vistoso nel giro di due anni?

Credo che ormai sia difficile riuscire a trovare un buon compromesso tra giocatori e circoli. Il player guarda solo all’entità del buy in e il montepremi garantito. Non fa più caso se è un freezeout, semmai è più propenso a pagare un re-entry (altra condotta non consentita secondo la Corte di Cassazione, ndr).

Le esigenze invece dei poker club quali sono?

I circoli hanno bisogno di fare cassa ma molte volte, nei tornei garantiti, chiudono in perdita o ci vanno pari.

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L’offerta come è strutturata ora?

I club, per evitare la chiusura, hanno un pò viziato i giocatori con strutture deepstack, garantiti altissimi e buy in bassi. Il payout orizzontale è stato l'ultimo colpo di grazia.

Per quale motivo?

Qualche anno fa bastava arrivare in in the money ed avevi i soldi per giocare un mese. Oggi invece se non ti piazzi minimo al terzo posto, hai soldi solo per pagare il buy-in il giorno dopo. Di conseguenza il giocatore pensa: “non posso fare le 7 del mattino per vincere 40€”.

Come giustifichi queste strategie?

Il ritorno del re-entry e i payout orizzontali sono stati  un tentativo per trattenere più giocatori possibili. Ormai si arriva a fare deal con 10 players, appena viene definito il tavolo finale full ring. Le strutture, a mio avviso, devono essere per forza verticali.

Ci raccontano di un’action romana oramai in tono minore. Lo confermi?

Oggi secondo me c'è solo un circolo a Roma e, pochissimi in Italia, dove sono riusciti a trovare un buon compromesso. Al Cotton Club, senza dubbio, trovi un ambiente bello, con bei giocatori.

Riguardo il personale di sala? Il tuo riscontro nei circoli con occhio da esperto?

Al Cotton trovi floormen professionali, con esperienza Ipt/ Ept che fanno anche da chipmaster. Dealer che si aggiornano con briefing prima di ogni grande evento. Dietro a loro, ci sono dei soci con ormai hanno oltre dieci anni d'esperienza come organizzatori. Risultato? Il M.E.C., il Main Event del Cotton Club, è un torneo bellissimo.

Oltre al Cotton? A Roma quali circoli sono operativi?

Ci sono realtà più piccole, con buy in bassi: Mirage, Prince Club, Full Time, Kinky e altri. Ma posso dire con certezza che oramai il Cotton è l'unica vera realtà romana.

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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