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Nick Petrangelo e l'eliminazione dall'EPT High Roller: "Giusto chiamarmi con Q-8o, era un easy call"

Lo scorso febbraio il professionista statunitense Nick Petrangelo è stato eliminato in 7° posizione nell'high roller da 25.000€ dell'EPT di Dublino, torneo poi vinto da Mustapha Kanit. Petrangelo è stato l'uomo bolla del tavolo finale e si è dovuto alzare quando l'australiano Jeff Rossiter ha scelto di chiamare il suo open push con Q-8 offsuited in blind war, scoppiandogli A-J e vincendogli gli ultimi 8 big blind. Per molti osservatori la chiamata era al limite, ma il primo ad ammettere che in realtà era giusta è lo stesso Petrangelo in un'intervista per Cardplayer.com, nella quale ha anche dato qualche consiglio per quanto riguarda la fase short stack negli MTT.

"Il primo aspetto da prendere in considerazione quando si parla di chiamare un all-in preflop è il range di shoving dell'avversario", ha spiegato il professionista americano. Successivamente, è tornato sulla mano che lo ha estromesso dall'high roller dell'EPT di Dublino: "In quel caso avevo 8 big blind ed ero il più corto del tavolo. Era anche il livello con le ante più alte della struttura. Tutto questo mi fa pushare con un range più largo e Jeff ne era ben consapevole. Sapeva che non avrei pushato tight e contro il mio range Q-8 offsuit ha probabilmente un atteso di 1-1.5 bib blind, quindi c'è sicuramente valore a chiamare con quella mano".

Petrangelo analizza la situazione dal punto di vista del suo avversario e conferma che la giocata era giusta: "Con Q-6 sarebbe stato marginale, con Q-7 era già un call EV+. Non sono sorpreso che abbia chiamato, è un call positivo in termini di ICM e di ChipEV. Inoltre metteva a rischio meno di metà stack e anche perdendo il colpo sarebbe rimasto con 15 big blind. Non era uno spot che metteva a repentaglio l'intero torneo ma, al contrario, era il momento giusto per provare ad aumentare le sue possibilità di vittoria. Tutto sommato era un easy call, anche se da fuori può sembrare una chiamata al limite".

In carriera Petrangelo ha vinto 4.1 milioni di dollari nei tornei dal vivo sfruttando proprio la sua grande conoscenza del gioco short stack. Nell'intervista ha dato qualche consiglio a chi fatica quando si trova con poche chips davanti: "Decidere se chiamare o no dipende quasi esclusivamente dalla mera equity, ovvero: come gioca la vostra mano contro i range avversari? Prendiamo la stessa mano che mi ha eliminato, Q-8o: questa è molto più potente da short che in situazioni di deep stack, quando ci sono le reverse implied odds. Spesso queste starting hand hanno una equity che ci permette di fare positivo in termini di ICM".

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Anche se resta quello primario, l'ICM non è l'unico fattore da tenere in considerazione: "Bisogna sempre valutare la situazione degli short stack al tavolo. All'high roller avrei potuto foldare certe mani se ci fossero stati dei giocatori più corti di me, perché eravamo in piena bolla ed essendo sullo small blind avrei avuto un'intera orbita senza pagare i bui. In quel caso, però, l'unico più short di me era appena uscito. Il mio consiglio per la fase short stack è di guardare soprattutto alla equity della nostra mano contro lo shoving range dell'avversario. Poi si possono valutare fattori come il numero di short stack al tavolo, l'eventuale bolla o i salti nel payout".

Il primo consiglio del 14° giocatore più vincente nei tornei live del 2015 è quindi di imparare bene l'ICM e tutta la teoria matematica applicata agli MTT. Probabilmente è proprio grazie a questa preparazione che solo lo scorso anno ha portato a casa 3.4 milioni di dollari dal vivo.

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