La Corte di Cassazione si è espressa nei confronti del ricorso presentato da due imputati coinvolti nell'operazione Imitation Game, volta a smantellare uno dei network (non autorizzati) più noti in Italia: Dollaro.
I Supremi Giudici hanno emesso una sentenza, valutando la fondatezza delle esigenze cautelari e della gravità e sussistenza indiziaria del reato, a seguito dell'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Roma per associazione a delinquere, organizzazione di partite di poker online senza concessione, truffa ai danni dello Stato e interposizione fittizia di beni.
A prescindere dalla mera cronaca del singolo caso, a noi interessa capire la presa di posizione di "principio" della Suprema Corte che, con le sue decisioni ed interpretazioni, orienta il settore.
La Sentenza: No alle partite di poker online senza concessione!
In particolar modo interessanti sono le considerazioni dei giudici in merito all'accusa di "organizzazione di partite di poker online senza concessione". Se si leggono le motivazioni della sentenza - pubblicate su GiocoNews - si evince che in questo momento favorire il gioco online non autorizzato in Italia può anche comportare l'applicazione della custodia cautelare in carcere. Ma leggiamo bene i passaggi chiave della sentenza della Cassazione:
"Il Tribunale di Roma ha riscontrato la sussistenza del requisito di gravità indiziaria relativamente alla fattispecie associativa e della piena partecipazione di uno dei due indagati alla consumazione del reato, laddove ha sottolineato la ricorrenza di un programma criminoso del gruppo, volto alla consumazione di una serie indeterminata di reati attraverso la creazione di un complesso sistema denominato 'Dollaro' ovvero di una struttura piramidale che utilizzava una piattaforma informatica attraverso la quale veniva gestito il gioco illegale (non licenziato) ed anche quello legale (licenziato), ed ha evidenziato che ai fini della prova della condotta partecipativa, non assume rilievo che agli indagati non sia stato contestato alcun reato fine poiché il reato associativo è reato autonomo rispetto ai reati fine, sicchè la prova della commissione dello stesso può essere data con mezze modi diversi dalla prova in ordine alla commissione dei reati fine".
L'indagato, si legge nella sentenza, era "parte attiva ai fini del mantenimento del sistema Dollaro secondo il sistema del doppio binario lecito/illecito del poker on line e controllasse nel sistema illegale, 13 distretti e nel sistema legale 8 distretti, tutti diversi, con introiti documentati dai dati contabili e dati intercettativi chiari, dai quali ricavare la piena consapevolezza dell'opera prestata in favore dell'associazione".
Il Tribunale di Roma ha riscontrato anche la sussistenza delle esigenze cautelari: "tenendo conto delle modalità della condotta illecita, caratterizzata dalla creazione della piattaforma informatica che, nonostante gli interventi repressivi da parte delle singole autorità giudiziarie, consentiva di sostituire i siti oscurati con altri siti illegali sempre riconducibili al sistema 'dollaro', siti ritenuti , sulla base delle risultanze investigative, rappresentate non solo dagli interrogatori degli indagati ma anche dalla nota dello Scico come ancora operativi e da cui ricavare la piena attività dell'associazione e per essa dei sodali che da anni non hanno mai interrotto le attività delittuose rientranti nel patto criminale, utilizzando siti mutevoli per aggirare gli oscuramenti del'Autorità dei Monopoli e continuando ad operare nel settore del gioco e scommesse, con assoluta facilità ad accedere a siti illegali tuttora aperti".