Negli States è in corso una lotta cruenta tra Las Vegas Sands e l'industria del gioco online. Con la vittoria nelle presidenziali di Donald Trump, l'ago della bilancia si è spostato a favore della lobby guidata da Sheldon Aldeson e il prossimo Procuratore Generale, Jeff Sessions, ha già preannunciato che dalle parole si passerà presto ai fatti. Di fatto, il poker online statunitense è a forte rischio a causa di una singola nomina.

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IL RUOLO DELL'ATTORNEY GENERAL
Per capire perché i conservatori possono aggirare le resistenze del Congresso (dove sul punto in questione non hanno la maggioranza), bisogna comprendere il potere di Sessions.
L'Attorney General è il capo del Dipartimento di Giustizia e nel sistema costituzionale americano ha un ruolo importante: è il settimo nella linea di successione alla Presidenza USA e coinvolto direttamente in tutti gli affari riguardanti il diritto e l’applicazione delle leggi.
Session, nelle sue prime audizioni in Senato, ha dichiarato apertamente di voler revisionare il Wire Act e l'interpretazione data dal Dipartimento di Giustizia (DoJ) sotto l'amministrazione Obama. E' nota da sempre la volontà espressa da Sheldon Adelson di resettare il poker online negli Stati Uniti. Un progetto ben finanziato dal magnate di Las Vegas Sands.
CHI E' JEFF SESSIONS
Senatore 69enne dell’Alabama dal 1997 ed ex procuratore, Sessions è uno dei conservatori più estremisti della Camera Alta del Congresso. È antiabortista, contrario ai matrimoni gay, oltre che alla legalizzazione della cannabis: "Sono un grande fan della Dea" ha dichiarato in Senato riferendosi all’ agenzia antidroga federale. Non è difficile immaginare la sua posizione intransigente nei confronti del gioco online. Oltretutto fa un favore a Sheldon Adelson, principale finanziatore del Partito Repubblicano. Pensar male è peccato ma a volte... Così diceva un vecchio saggio (Andreotti). Ma il suo punto di forza è un altro: può godere della fiducia illimitata di Trump, perché è stato il primo tra i repubblicani a dargli fiducia e perché condividono lo stesso pensiero sulle politiche sull'immigrazione.
TRA ACCUSE DI RAZZISMO E KKK
A dire il vero negli States non gode di buona fama. Nel 1986, un giudice federale afroamericano dichiarò di aver sentito Sessions affermare che il Ku Klux Klan fosse "a posto" finché "non ho scoperto che fumavano erba". Sessions ha sempre sostenuto si trattasse di una battuta, anche se la frase fu pronunciata nel corso di una indagine su un caso di omicidio legato al KKK. Il New York Times ha aspramente criticato la sua candidatura per questo motivo.
LA DIFESA DI SESSIONS
"Le accuse di razzismo nei miei confronti sono dannatamente false". Jeff Sessions si e' difeso così dinanzi alla commissione Giustizia del Senato dalle accuse di razzismo dei Democratici e delle associazioni per i diritti civili.
"Sono stato accusato nel 1986 di non aver protetto il diritto di voto di cittadini afroamericani e di aver condannato avvocati e organizzazioni a difesa dei diritti civili. Sono stato accusato perfino, e questo è incredibile, di avere simpatie per il Ku Klux Klan. Queste accuse sono dannatamente false".
AUDIZIONE IN SENATO SUL POKER
Il 10 gennaio, Sessions è stato protagonista nella stessa audizione alla Commissione Giustizia del Senato e su espressa domanda sul Wire Act ha dichiarato di essere rimasto "scioccato" dall'interpretazione del 2011 che escludeva dai divieti il poker online. Inoltre il futuro procuratore ha aggiungo che è sua volontà rivedere la decisione, per un possibile ribaltamento. Una mossa che avevamo previsto e che è solo la logica conseguenza dell'alleanza inedita pre-elettorale, tra i rivali repubblicani Trump-Adelson.
L'ULTIMA SPERANZA: TRUMP E L'AUTONOMIA DEGLI STATI
La nuova interpretazione del Wire Act potrebbe senza dubbio sposare gli equilibri e cancellare il poker anche in New Jersey e Nevada, dove Trump ha forti interessi essendo proprietario di uno dei network online. Cosa succederà? La PPA, Poker Players Alliance, ed il suo presidente John Pappas hanno invocato "l'indipendenza degli Stati". Per la gerarchia delle fonti statunitense è però difficile poter pensare che una legge statale possa non tener conto di una legge federale. Però ci sono parecchie eccezioni.
Lo stesso Trump ha sempre sostenuto (oltre al poker online) anche l'autonomia dei singoli Stati. Ma Adelson ed i suoi uomini (Sessions in testa) vogliono una nuova interpretazione per vietare l'e-gaming. Cosa succederà? Difficile fare previsioni.
Negli States, una legge federale vietata la commercializzazione di marjiuana, ma diversi Stati (Nevada e California in primis) ne consentono coltivazione, vendita ed uso per fini ricreativi. Per il momento Washington non è mai intervenuta e questo particolare lascia un filo di speranza per l'industria americana del poker online.
Speciale poker online USA - fine seconda parte