A Macao, le autorità governative locali (Macau’s Gaming Inspection and Coordination Bureau), hanno reso noti i tanto attesi dati di chiusura dell'anno. Per il 19esimo mese consecutivo (dicembre 2015), il mercato chiude registrando un calo netto delle revenues.
Nell’ultimo anno solare, i casinò hanno incassato 28,93 miliardi di dollari, con un calo del 34,3% rispetto al 2014. Un passo indietro pesantissimo se consideriamo gli investimenti milionari in corso sulle strutture. Solo due anni fa, le case da gioco registravano entrate per 45,2 miliardi (record assoluto).
Certo, in teoria, i margini dei casinò sono ancora molto ampi, ma a spaventare gli operatori sono le politiche di Pechino che hanno, di fatto, frenato l'azione degli junkets, i famosi intermediari che riuscivano ad aggirare i limiti di esportazione della valuta applicate dalla Cina.
A Macao sono i casinò a controllare il business high roller?
C’è inoltre un altro aspetto da valutare: gli incassi per 28,93 miliardi di dollari finiscono effettivamente tutti nelle casse dei casinò? Ne dubitiamo e vi spieghiamo la ragione. In media, il 93% delle revenues vengono generate dai tavoli high roller di baccarat. Ma chi controlla questi clienti? Gli junkets che, nella maggior parte dei casi, affittano intere sale e fanno giocare i loro giocatori più facoltosi a credito, gestendo anche il banco. Questi intermediari, prestano soldi e sostituiscono anche il casinò, gestendo i tavoli più ricchi.
Alle sale da gioco rimangono le briciole (i compensi derivanti dai servizi). Seguendo questa logica, un corposo calo di oltre il 30% non può che spaventare gli operatori mondiali che hanno investito molto in Asia.
Da Pechino a Washington il sistema Junkets è in discussione
Vi abbiamo spiegato nel dettaglio come funziona il sistema che si basa su meccanismi non proprio limpidi, ma il Partito Comunista ha detto stop ed ha iniziato a perseguire gli junkets corrotti o che agivano in maniera poco trasparente.
Risultano ignoti molti degli azionisti di queste società e vi è il sospetto più che fondato che le Triadi abbiano degli interessi molto forti, non a caso, i modi per recuperare i crediti dai giocatori non sono proprio ortodossi (i sequestri dei clienti dei casinò sono aumentati in maniera esponenziale).
Il quadro risultava chiaro già qualche anno fa alle commissioni d'inchiesta parlamentari istituite al Congresso degli Stati Uniti (visto che diverse multinazionali del Nevada si avvalgono degli junkets a Macao) e sono emersi altri dettagli inquietanti a seguito dell'arresto a Las Vegas di alcuni esponenti asiatici di spicco che operavano proprio a Macao.
Mercato dopato
Pechino ha deciso di non tollerare più questa corruzione dilagante. Per tale ragione, difficilmente si avrà una ripresa del mercato asiatico. Gli analisti di Bloomberg, in questo quadro negativo, mantengono una certa dose di "ottimismo" per il 2016 e prevedono un assestamento (calo "solo" dell' 8%). Ma era evidente che il mercato di Macao fosse dopato.
Prima della caduta di Macao, il Wall Street Journal aveva previsto che il mercato mondiale dei casinò nel 2017 potesse toccare quota 77 miliardi di dollari. L'ennesima previsione gonfiata da parte degli analisti, d'altronde i fondi di Wall Street sono azionisti di parecchi attori in gioco (soprattutto a Macao) e avevano tutti gli interessi a spingere in alto il valore delle azioni. Ma la realtà sembra ben diversa e, interrotto il sistema di riciclaggio a cielo aperto dell'ex colonia portoghese, il settore dovrà subire un corposo ridimensionamento e alcuni operatori sembrano destinati ad uscire dal mercato.