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Brexit e la rivoluzione nel gaming: il crollo in borsa dei bookies, la fuga da Gibilterra

Il 24 giugno 2016 sarà ricordato non solo come il day after, il giorno dopo il Brexit, ma anche come il venerdì nero in borsa dei bookmakers inglesi. L'impatto dell'esito referendario è stato a dir poco devastante per le quotazioni delle principali gaming company britanniche.

Ladbrokes (in attesa che si completi la fusione con il Gruppo Gala - Coral Eurobet) ha visto il valore delle sue azioni azioni svalutarsi del 7,40%. Sulla stessa linea anche William Hill (-7.96%) e 888 Holdings (-7,55%).

PaddyPower, fresca di incorporazione con Betfair, ha sofferto nonostante sia la società che - almeno in teoria - dovrebbe risentire meno di chiunque altro di questo storico cambiamento (essendo una società irlandese). Nel London Stock Exchange, PaddyPower-Betfair ha perso il 4,57% ed anche il giorno prima (giovedì) era andata sotto (-4%).

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I mercati finanziari hanno reagito male, in linea con le prospettive per le società di gaming britannico. I motivi, a nostro avviso, sono due: il primo di natura politica e il secondo è logistico-organizzativo. Ma è logico che le grosse società risentiranno poco di questi grossi cambiamenti. Per i pesci più piccoli invece si fa sempre più dura.

CAMBIA LA POLITICA EUROPEA NEL GAMING?

Il primo motivo (quello politico) ve lo abbiamo spiegato nell'articolo di ieri: senza l'influenza del Governo del Regno Unito, favorevole ad un trend liberista nel settore del gioco, c'è da attendersi un cambio netto politico e strategico delle autorità comunitarie. Dalla Commissione Europea (fino a questo momento rimasta neutra) per passare anche alla Corte di Giustizia Europea (organo in teoria tecnico, nei fatti influenzato anch'esso dalla politica degli Stati dell'Unione).

BREXIT: PROBLEMA CONCESSIONI ITALIANE

Ma c'è anche un grosso problema logistico: molte gaming company britanniche saranno costrette a rivedere le loro organizzazioni aziendali interne Di fatto, chi ha sede solo a Gibilterra si troverà in grossa difficoltà.

Ad esempio, per la legge italiana del 2009 "sull'adeguamento degli obblighi comunitari", le gaming company per mantenere una concessione da parte di ADM (Monopoli di Stato) devono avere sede e server posizionati all'interno dell'Unione Europea.

CASO BET365 E 888 HOLDINGS

Non a caso, sempre per fare un esempio, nel 2015 Bet365 si è cautelato ed ha richiesto una licenza all'MGA (l'autorità governativa maltese) e, con ogni probabilità, dopo la Brexit, Bet365 sarò costretto a trasferire la propria sede d'oltre Manica a Malta per poter continuare a lavorare sul mercato italiano e negli altri paesi dell'Unione Europea.

Bet365 ha fino ad ora diretto le operazioni da Gibilterra per quanto riguarda i mercati regolamentati del Vecchio Continente. L'ufficio dei risk manager rimane per il momento sulla penisola iberica.

Ma c'è chi ipotizza addirittura che Peter Coates (fondatore del noto bookmakers) stia ponderando la convenienza a mantenere lo storico corporate headquarter a Stoke-on-Trent (con migliaia di dipendenti) dove vengono dirette le operazioni per il mercato UK.

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Una cosa è certa, Bet365 come altri bookies (ad esempio 888), dovranno valutare con attenzione la convenienza a rimanere a Gibilterra, visto che dal 2015 tale base operativa è quasi del tutto inutile per il mercato britannico.

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Gibilterra

PROBLEMA GIBILTERRA

PartyPoker e 888 hanno investito in maniera importante su Gibilterra, così come una trentina di società britanniche: 32Red, Gala Coral (Eurobet però ha una sede a Roma), Mecca/Grosvenor, BetVictor, BetFred e William Hill.

Sono impiegate circa 3.000 persone (la popolazione ufficiale è di circa 30.000 anime) e l'e-gaming rappresenta il 20% del PIL.

Se rimarrà sotto il controllo britannico, ci sarà un problema anche con il personale per entrare ed uscire dalla Spagna (ma su questo aspetto bisognerà comunque valutare i singoli trattati bilaterali tra Stati). Il Primo Ministro iberico Mariano Rajoy ha già minacciato che il suo governo applicherà controlli molto più severi sul quel confine.

In discussione non è però solo Gibilterra ma anche altre "colonie" britanniche: l'Isola di Man (dove ha il quartier generale Rational Group presente però anche a Malta), Alderney (la Gaming Commission fu coinvolta nello scandalo Full Tilt nel 2011), Jersey e Guernsey.

L'Europa del gaming dovrà rivedere i propri confini ed equilibri geografici.

Speciale Brexit - prima parte

Editor in Chief Assopoker. Giornalista e consulente nel settore dei giochi da più di due decenni, dal 2010 lavora per Assopoker, la sua seconda famiglia. Ama il texas hold'em e il trading sportivo. Ha "sprecato" gli ultimi 20 anni della sua vita nello studio dei sistemi regolatori e fiscali delle scommesse e del gioco online/live in tutto il Mondo.
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