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Perché i governi bannano Zynga Poker e gli altri social games

E' notizia di poche ore fa che il Governo della Corea del Sud non permette più l'accesso a social games molto popolari su Facebook come Zynga Poker, Candy Crush Saga, Farmville ed altri.  Il blocco è giustificato dall'applicazione del "Game Industry Promotion Act" approvato nel 2013.  L'esecutivo del paese asiatico non è il solo ad essersi posto il problema dei giochi play for fun.

La Gambling Commission britannica da anni studia il fenomeno, mentre a Malta, “Lotteries and Gaming Authority” (LGA)  ha già proposto una regolamentazione, in via di approvazione, come ha confermato in una recente intervista il direttore esecutivo di LGA, Joe Cuschieri . E' solo questione di tempo e presto il Governo della piccola isola del Mediterraneo rilascerà le prime licenze ad hoc.

In Corea, con la nuova legge, è stato istituito un sistema di ranking per i vari giochi che misura e certifica l'adeguatezza e sicurezza di ogni game. Stabilito questo parametro, viene determinato l'accesso al singolo gioco, in base all'età dell'utente.

Pertanto, con ogni probabilità, una volta che Zynga Poker (prima social room mondiale), Candy Crush e Farmville avranno il loro punteggio, il Governo potrebbe permettere di nuovo ai coreani di poter accedere a queste piattaforme social di Facebook. 

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La nuova veste grafica della app di Zynga Poker per Android

Il problema principale per i social games è che non vi sono filitri e controlli adeguati per l'età: alcune fasce (in particolare minori) sono ritenute esposte e a forte rischio dipendenza. In Corea, le internet addiction e le dipendenze da video games sono molto diffuse, per questo motivo il Governo è attento a queste tematiche.

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Ma non è solo quello il punto: c'è anche l'aspetto (non secondario) della vendita (con denaro reale) di gettoni add-on, per migliorare la game experience e implementare le missioni. 

La Gambing Commission britannica e la “Lotteries and Gaming Authority” sono concentrate soprattutto su questi aspetti: se in teoria, i social games sono play for fun, la vendita di gettoni supplementari, li trasforma in gioco real money, con tutte le conseguenze che comporta una classificazione del genere, (necessità in primis del rilascio della licenza e certificazione dei software e delle piattaforme) in termini legali e di tutele.

Per alcuni esperti legali, diversi social games sono una chiara elusione delle leggi vigenti in Europa e non solo sul gaming. Anche perché l'offerta globale oramai è talmente estesa e variegata che in rete si trovano veri e propri  casinò online con tanto di slot e di giochi da tavolo, con vendita di gettoni virtuali ma senza possibilità di incassare alcun dollaro per il giocatore. Senza licenze e alcun controllo sui software.

Non a caso, in Corea del Sud i casinò sono regolamentati in maniera dettagliata, con tanto di ranking per ogni gioco, con un sistema di classificazione puntuale e variabile in base all'età. Non meraviglia quindi questa decisa presa di posizione di Seul e, come detto, presto altri paesi (vedi Malta) metteranno fine a questa vera e propria anarchia.

Editor in chief
Iscritto all'ordine dei giornalisti da più di 25 anni, vivo a Malta dal 2012, laureato in giurisprudenza, specializzato nello studio dei sistemi regolatori e normativi del settore dei giochi nel Mondo e nella comunicazione responsabile nel mercato legale italiano alla luce del Decreto Balduzzi e del Decreto Dignità (convertiti in legge). Forte passione per lo sport e la geopolitica. Fin da bambino, sfogliando il mitico Guerin Sportivo, sognavo di fare il giornalista sportivo, sogno che ho realizzato prima di passare al settore del gaming online. Negli anni universitari, ho iniziato anche il lungo percorso da cronista in vari quotidiani e televisioni. Dai primi anni 2000 ho lavorato anche nel settore delle scommesse e nel 2010 sono entrato nella grande famiglia di Assopoker per assecondare la mia passione per il poker texas hold'em.
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