Adorata ed avversata a giorni alterni nel nostro paese, la via italiana al poker online continua a fare scuola nel resto d'Europa, e cresce il numero di stati che adottano sistemi di legalizzazione del gioco sul calco "AAMS". L'ultima in ordine di tempo è la Bulgaria, che giovedì scorso ha approvato un disegno di legge per regolamentare il gioco online.
Una situazione di grande diffusione del gioco sul territorio con molti operatori internazionali del settore, un enorme business sommerso, il crescente bisogno di denaro da parte delle casse dell'Erario: le premesse sono del tutto simili a quelle che si concretizzarono qualche anno fa in Italia, e che spinsero al progetto di legalizzazione del gioco tramite la "chiusura delle frontiere" e l'istituzione di concessioni e licenze di stato.
E allora, fioccano i deja-vu: tutti gli internet provider che operano in Bulgaria dovranno procedere ad oscurare i siti di operatori sprovvisti di licenza, andando a formare una "black list" analoga a quella (lunghissima con 3881 siti oscurati) di AAMS.
Anche in Bulgaria fioccano le proteste, soprattutto da parte di alcune associazioni di consumatori, che vedono nell'avallo all'oscuramento dei siti un precedente pericoloso per la libertà di espressione e di opinione su internet, con il rischio che un simile costume possa venire in futuro esteso ad altri siti e blog di informazione.
Benchè anche da noi il problema di possibili "bavagli" ad internet sia abbastanza attuale, non è stata certo la legalizzazione del poker a portare il tema all'attenzione generale. In questo senso, l'essere una democrazia ancora giovane rende forse il popolo bulgaro particolarmente sensibile a tematiche relative alla libertà di espressione.
Il governo di Sofia invece, molto più prosaicamente, pare ben più sensibile ai 50.000.000 di euro in tasse che la legalizzazione del gioco online porterà ogni anno alle casse dello stato.
La Bulgaria così si aggiunge alla lista dei paesi che hanno dato il via libera ad una legislazione nazionale sul gioco online. Se si sommano i paesi UE che già hanno norme in vigore a quelli che sono in procinto di approvarle (qui ad esempio parlavamo della Spagna), il numero inizia a farsi interessante. L'idea di un tetto comune europeo che permetta ai cittadini di giocare liberamente unendo le liquidità nazionali, da giovedì scorso, ha fatto un altro micro-passo avanti.